Cala il consumo di elettricità, ma in Ticino è un anno difficile

«Anche noi, come Azienda elettrica ticinese (AET), constatiamo una riduzione dei consumi di elettricità comparabile a quella registrata nel resto della Svizzera». Tra le cause evocate dal direttore di AET Roberto Pronini, il quale conferma anche per il Ticino l’andamento riportato a livello svizzero (-1,7% sul consumo complessivo) - figurano l’inverno mite e gli effetti del caro energia: «L’aumento dei prezzi nel 2022-23 ha spinto i consumatori a fare economia, riducendo laddove possibile il superfluo e aumentando le misure per l'efficienza». La fiammata dei prezzi seguita all’invasione russa nel 2022 è rimasta nell’aria, condizionando le abitudini di aziende ed economie domestiche. C’è poi un secondo elemento evocato da Pronini: «Probabilmente, anche l'aumento della produzione fotovoltaica locale ha aiutato a diminuire i consumi in rete». Attingendo direttamente dalla produzione propria, la spesa infatti si riduce.
Export in aumento
Tra gli indicatori che confermano un consumo minore, il direttore di AET menziona anche la crescita delle esportazioni di energia che ha caratterizzato il periodo invernale, solitamente critico. Secondo l’Ufficio federale dell’energia (UFE), l’anno scorso la Svizzera ha esportato più elettricità di quanta ne abbia importata, con un’eccedenza di 6,4 miliardi di kWh: le importazioni di 27,5 miliardi di kWh sono state compensate dalle esportazioni di 33,9 miliardi di kWh. Nel 2023 la bilancia commerciale con l’estero ha quindi registrato un bilancio positivo pari a 976 milioni di franchi (nel 2022 il saldo era di 71 milioni di franchi).
«Se in Ticino la produzione idroelettrica é stata inferiore alla media decennale - Ofible, ad esempio, ha registrato il secondo peggior anno dalla sua fondazione - nel resto della Svizzera, al contrario, è risultata molto buona. A ciò si aggiungono il nucleare, che ha prodotto a pieno regime, e il solare che ormai copre il 6-7% del consumo nazionale». Aspetti che hanno contribuito all’aumento della produzione. In particolare, come riferito dall’UFE, nel 2023, la produzione delle centrali idroelettriche è aumentata del 21,7% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 40,8 miliardi di chilowattora; il secondo risultato di produzione più alto dopo l’anno record del 2001. Le quattro centrali nucleari svizzere hanno invece aumentato la produzione dell’1%, raggiungendo i 23,3 miliardi di kWh.
In attesa dei conti
Tornando brevemente al dato della produzione idroelettrica cantonale, Pronini non nasconde che è stato un anno particolarmente difficile: «Nei primi nove mesi del 2023, causa l'assenza di neve in quota e scarse precipitazioni, abbiamo avuto il 30% in meno di produzione idroelettrica rispetto a un anno medio. Con le piogge autunnali abbiamo recuperato un po’, ma sull'intero anno siamo comunque sotto di circa il 20%». Seppure non come il 2022, aggiunge Pronini, anche il 2023 è stato un anno secco, con tutte le conseguenze finanziarie del caso: «La riduzione della produzione, unita al fatto di dover acquistare l’energia sul mercato con prezzi ancora alti, ha dato origine a difficoltà». Nella conferenza stampa sui conti, attesa come sempre per inizio giugno, se ne saprà di più.
Consumatore più attento?
Venendo al dato numerico, secondo l’UFE, il consumo nazionale nel 2023 si è attestato a 60,3 miliardi di kWh. Dedotte le perdite legate al trasporto e alla distribuzione, il consumo di elettricità finale è stato di 56,1 miliardi di kWh. Ciò corrisponde all’1,7% ossia a 1,0 miliardi di kWh in meno rispetto al 2022, che equivale circa al consumo annuale di 200.000 economie domestiche. Un risultato positivo ottenuto a fronte di un aumento del PIL e della popolazione. «Sarà interessante osservare se l’anno prossimo, al netto degli effetti legati alle temperature invernali, il consumo pro-capite si confermerà ancora al ribasso». Insomma, si potrà capire se lo shock dei prezzi registrato nel 2022 e nel 2023 ha reso più attento il consumatore svizzero, oppure se il risultato è da imputare alle temperature miti dell'inverno 2022/23. «Probabilmente è la somma dei due elementi», conclude Pronini, il quale in maniera generale evoca anche l'aumento dell’efficienza del sistema e dei dispositivi.