Cantone

Cala il numero degli interinali: «Segnale del rallentamento»

Il dato pubblicato dall’USTAT indica una flessione di circa 1.500 unità – Il ricercatore Eric Stephani riconduce la diminuzione al contesto economico, ma i sindacati avvertono: «Il numero delle ore prestate è rimasto quasi in linea»
©Fiorenzo Maffi
Francesco Pellegrinelli
19.07.2024 06:00

Nel 2023 il lavoro interinale in Ticino è diminuito. A dirlo è l’ultimo dato pubblicato ieri dall’Ufficio cantonale di statistica (USTAT). Il numero di lavoratori attivi in Ticino con un contratto temporaneo è passato da 16.450 nel 2022 a 14.978 nel 2023. Una flessione di circa 1.500 unità che fa seguito al calo già registrato l’anno precedente. Nel 2021 i lavoratori interinali erano 17.365.

Il mercato rallenta

«È l’ultimo segnale di un mercato del lavoro che in Ticino sta rallentando», commenta Eric Stephani, collaboratore scientifico all’USTAT. «Gli interinali sono spesso assunti per rispondere a esigenze temporanee legate a picchi di produzione o progetti specifici». In questo senso, il lavoro interinale può diventare un indicatore ulteriore per monitorare l’andamento congiunturale. Ancora Stephani: «L’osservazione di questo calo di lavoratori interinali va in coda ad altri indicatori che già avevano mostrato un cambio di tendenza, come la statistica degli occupati o quella degli impieghi». Questo quadro di rallentamento generale del mercato del lavoro cantonale - prosegue Stephani - sembra allora smorzare l’ipotesi di correlare il calo dei lavoratori interinali a un processo di assunzione diretta dei lavoratori. In altra parole, difficilmente c’è stato un travaso da interinali a assunzioni stabili. Stephani, infine, fa notare come a livello svizzero, invece, il lavoro interinale continui a crescere: «Tra il 2022 e il 2023, il numero complessivo dei lavoratori interinali è passato da 438.900 a 441.700».

Perlopiù stranieri

Sia a livello cantonale che a livello nazionale, il lavoro interinale è prevalentemente svolto da stranieri. La quota di svizzeri è una minoranza, con circa 1.700 lavoratori su un totale di 15 mila. A questo proposito è interessante notare come il calo registrato in Ticino tocchi prevalentemente i lavoratori stranieri, perlopiù frontalieri, passati da 14.500 nel 2022 a circa 13.200 nel 2023. Tra le cause della flessione - oltre alla congiuntura generale, come messo in evidenza da Stephani - non si esclude per i frontalieri l’impatto del nuovo regime fiscale che rende meno attrattivo il lavoro in Ticino.

CCL, un calmiere naturale

«Per il settore dell’edilizia il lavoro interinale è uno strumento prezioso per gestire i picchi produttivi», osserva dal canto suo il direttore della SSIC, Nicola Bagnovini. Il quale ricorda come ormai da qualche anno il contratto collettivo di lavoro dell’edilizia preveda un tetto massimo al numero di lavoratori interinali. «Il numero di interinali, in ogni cantiere, non può superare il 20% del totale. Questa soluzione consente di mantenere entro una certa soglia il numero di interinali nel settore». Nei momenti di incertezza congiunturale, aggiunge Bagnovini, lo strumento del lavoro interinale si rivela estremamente utile: «Senza la garanzia di un’assunzione a lungo termine, le ditte sono prudenti nell’inserire nuovo personale. Con le riserve di lavoro a due mesi (quindi relativamente ridotte, ndr) è necessario agire con cautela», conclude il direttore della SSIC.

«I primi a saltare»

«È chiaro che in un momento di bassa congiuntura economica i primi a perdere l’impiego sono i lavoratori interinali che dispongono di minori garanzie, soprattutto a livello di tempi di disdetta», commenta dal canto suo Vincenzo Cicero del sindacato UNIA. Per quanto il lavoro temporaneo in Svizzera sia regolamento da leggi e contratti collettivi, Cicero mette in evidenza come la categoria professionale degli interinali sia più esposta alle oscillazioni del mercato del lavoro. «Con pochi giorni di preavviso, gli interinali possono essere lasciati a casa». Inoltre, fa notare ancora Cicero, occorre fare una premessa di fondo: «Se il numero di lavoratori interinali è calato, il numero complessivo delle ore lavorate è rimasto pressoché in linea con quello del 2022». Il monte ore è infatti passato da 9,5 a 8,9 milioni circa. In definitiva, un minor numero di lavoratori interinali ha eseguito un numero maggiore di ore. «Questo elemento mostra che il calo è solo parziale. Nel 2010, le ore di prestazioni fornite erano circa 5 milioni. Oggi sono quasi raddoppiate». Secondo Cicero, il lavoro interinale è infatti diventato una componente strutturale del funzionamento delle imprese, indipendentemente dalla gestione dei picchi produttivi.