Caos negli aeroporti europei: cyberattacco al sistema di check-in blocca Bruxelles, Berlino e Heathrow

Un attacco informatico al sistema del check in e dell'imbarco dei bagagli ha gettato nel caos, tra ritardi e decine di voli cancellati, il traffico degli aeroporti di Bruxelles, Berlino e Heathrow, lo scalo londinese più grande d'Europa, quinto al mondo.
Il cyberattacco ha fatto andare in tilt il software Muse della Collins Aerospace, un colosso americano nel campo dell'aviazione e difesa - oltre 80'000 dipendenti - che fornisce diverse compagnie aeree in tantissimi aeroporti in tutto il mondo.
Sembra che sia saltato un programma che consente a diverse compagnie aeree di utilizzare gli stessi banchi del check-in e gate di imbarco in un aeroporto, anziché richiedere i propri.
Un primo bilancio, diffuso nel primo pomeriggio e che è destinato a salire nelle prossime ore, parla di oltre 29 voli cancellati, tra partenze e arrivi nei tre scali colpiti, con oltre 100 voli in ritardo a Londra, 70 a Bruxelles e 15 a Berlino.
«Siamo venuti a conoscenza - è la nota diffusa dall'azienda americana - di un'interruzione informatica del nostro software in alcuni aeroporti. L'impatto è limitato al check-in elettronico dei clienti e alla consegna bagagli e può essere mitigato con operazioni di check-in manuali». Operazioni manuali che, in questa giornata infernale, hanno tuttavia provocato lunghissime code, con centinaia di passeggeri rimasti a terra.
Gli hacker sono entrati in azione nella notte, come ha denunciato per primo su X l'aeroporto di Bruxelles, lo scalo che ha sofferto i peggiori disagi. «Sabato sono previste difficoltà operative: controlla lo stato del tuo volo prima di metterti in marcia», è la prima raccomandazione diffusa alle 02.00 di notte.
In mattinata il sito dell'aeroporto della capitale belga già parlava di «attacco informatico», esortando i passeggeri, con maggiore insistenza, a informarsi, non solo oggi, ma anche domani, con esattezza sul proprio volo prima di arrivare allo scalo per non ingolfare ulteriormente i terminal già pieni di gente.
A seguire Heatrow che si è limitato a citare «problemi tecnici» al sistema fornito dalla società americana.
Un attacco che arriva all'indomani delle incursioni dei jet russi in Estonia. E sulle reti sociali in molti sono certi che questi pirati informatici possano essere sponsorizzati dal Cremlino.
Tuttavia, come fanno notare alcuni esperti alla BBC, tutti i principali attacchi informatici degli ultimi anni sono stati perpetrati da bande criminali soprattutto interessate a estorcere denaro alle loro vittime. Tanto più che sempre ieri, a subire l'azione di un pirata informatico è stato l'aeroporto di San Pietroburgo, il secondo più grande della Russia per traffico passeggeri.
È ancora troppo presto per sapere chi si nasconde dietro l'attacco. Certo colpisce il fatto che appena tre giorni fa Collins si sia aggiudicata un importante contratto da parte della NATO per la fornitura del suo software di pianificazione e gestione della guerra elettronica (EWPBM), progettato per aiutare l'Alleanza atlantica a pianificare, coordinare e gestire le operazioni che coinvolgono radar, comunicazioni e altri sistemi elettronici. E solo indagini approfondite potranno stabilire se esista o meno un nesso tra l'attacco di oggi e questa commessa.
Intanto, in serata la Commissione europea ha voluto fortemente ridimensionare la portata dell'evento. Una portavoce dell'esecutivo ha chiarito che «gli attuali segnali non indicano un attacco diffuso o grave» e che malgrado i disagi subiti dai passeggeri «la sicurezza aerea e il controllo del traffico aereo rimangono inalterati».