Opinioni elettorali

Cardiocentro: meglio mantenere la sua autonomia

Norma Ferrari Conconi, candidata della Lega dei ticinesi al Gran Consiglio
Red. Online
12.03.2019 14:52

Mi farebbe piacere entrare in Gran Consiglio. Per questo motivo ho dato la mia disponibilità a far parte della lista dei candidati per la Lega dei ticinesi, che ringrazio per aver pensato a me. Dopo un interessante esperienza quale municipale a Biasca (due legislature), vorrei provare a cimentarmi con temi e questioni di valenza cantonale, spesso legati a quelli comunali. A questo punto mi sono detta che valesse certamente la pena preparami adeguatamente, ad esempio prendendo in esame qualche questione cantonale sul tappeto e di interesse per tutti i concittadini. Il Cardiocentro di Lugano, ad esempio, detto anche «l’ospedale del cuore». Ho capito che sul delicato argomento vi sono due visioni ben distinte: lasciar continuare il Cardiocentro con la sua forma attuale e autonoma oppure inglobarlo nell’Ente ospedaliero cantonale (EOC). Anche nel Sopraceneri in molti hanno fatto ricorso, loro malgrado, a questa particolare struttura. In 25 anni di attività, essa ha saputo guadagnarsi moltissimi consensi (potrei dire che alcuni sono veri tifosi) probabilmente per le cure ivi ricevute e per il continuo miglioramento della stessa sia a livello medico sia per la ricerca. Ha fatto fronte al costante aumento dei cardiopatici ticinesi senza sbavatura alcuna, evitando in pari tempo i costosi e non certo agevoli trasferimenti oltre San Gottardo. Un successo che va riconosciuto e difatti lo è anche da parte di chi oggi vorrebbe un cambiamento. Anche le strutture dell’EOC di Mendrisio, Lugano, Bellinzona e Locarno hanno beneficiato di questo polo di eccellenza quando determinate patologie complesse lo richiedevano. Per la cura del cuore è basilare far conto anche sulla prontezza dell’intervento: il cuore è il cuore e se si arriva tardi..... Per questo so di un sistema di preallarme che può già partire dall’autoambulanza affinché i medici specialisti del Cardiocentro si preparino all’emergenza, con avvio contemporaneo dell’alta tecnologia disponibile e sempre all’avanguardia, grazie alle indicazioni del sempre ben preparato personale di soccorso. Un collegamento, mi si dice, che non raramente è risultato determinante. E non mi sembra cosa di poco conto. La mia conclusione è semplice. Abbiamo in Ticino una realtà medica e chirurgica molto qualificata, il Cardiocentro appunto, che non è certo errato definire un’eccellenza. Sentiti più pareri, sentito il parere di qualche medico generico, sentite alcune persone che sono state curate, bene, e a volte in modo determinante per il loro futuro, sono giunta alla conclusione che l’ospedale del cuore debba poter continuare anche in futuro a svolgere il suo compito nella forma attuale, compresa l’autonomia finanziaria. L’iniziativa popolare elaborata esaminata a fondo dai giuristi del Cantone non ha lasciato dubbi sulla ricevibilità della stessa poiché garantisce, tra l’altro, il rispetto della volontà del fondatore dottor Zwick, che diede l’impulso iniziale (30 milioni) per realizzare questo piccolo gioiello (di cui andiamo fieri) di cui in molti anche in futuro potranno beneficiare. Senza la sua spinta, quest’opera a favore del Ticino e dei ticinesi, il Cardiocentro, non sarebbe mai nata. Alcune delle testimonianze raccolte mi confermano che al Cardiocentro hanno una marcia in più, senza con ciò misconoscere la buona qualità degli ospedali regionali e privati. Voltaire ha scritto che «l’arte della medicina consiste nel divertire il paziente mentre la natura cura la malattia». Mi sembra eccessivo, comunque io ho sempre avuto grande fiducia nei medici, per la loro preparazione, per le loro esperienze, per fare spesso l’impossibile per salvare vite, una vera missione nei confronti delle persone sofferenti. Lasciando muovere autonomamente il Cardiocentro con l’organizzazione attuale, con la scienza medica aggiornatissima e con il personale anche paramedico molto qualificato mi sento più tranquilla per me e per la mia famiglia. E non sono di certo l’unica. Una specie di tranquillità psicologica. Inglobare una simile struttura nel poderoso EOC, di certo meritevole ma assai pesante dal punto di vista burocratico e decisionale (tempi di reazione), si arrischia veramente un appiattimento delle competenze che passerebbe dall’ottimo al buono. A mio giudizio, non bisognerebbe tarpare le ali a un istituto che, per sua natura e filosofia di cura, ha assolutamente bisogno di libertà creativa, scientifica e finanziaria.