La lettera

Caritas Ticino scrive a Cassis: «Fermiamo il massacro a Gaza»

Tra le richieste fatte al Consiglio federale quella di impegnarsi in modo esplicito per risolvere la crisi umanitaria nella Striscia
© EPA/MOHAMMED SABER
Red. Online
09.09.2025 13:10

Caritas Ticino, vista la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza e a seguito dell'azione della Global Sumud Flotilla, attualmente in navigazione verso Gaza, ha deciso di sollecitare con una lettera il Consiglio federale per il tramite del responsabile del dipartimento degli Affari Esteri, Ignazio Cassis, affinché garantisca ai concittadini coinvolti nella spedizione la necessaria assistenza e che si impegni in modo esplicito per contribuire a risolvere la crisi umanitaria a Gaza.

«Dopo il brutale attacco di combattenti armati di Hamas nell'ottobre 2023 e il rapimento di centinaia di persone che l'organizzazione terrorista si rifiuta di liberare, Israele sta conducendo una ritorsione violentissima nella Striscia di Gaza senza più alcun criterio di proporzionalità, che ha causato decine di migliaia di vittime civili, ha prodotto una sofferenza indicibile alla popolazione che, ormai stremata, è in una condizione inaccettabile; è in atto una gravissima crisi umanitaria, conseguenza dell'impossibilità di portare beni di prima necessità e aiuti alla popolazione la cui sopravvivenza è messa quotidianamente a repentaglio dalla condizione atroce in cui vive», si legga nella missiva di cui una copia è stata fornita ai media.

«Per quanto sia impossibile precisamente stabilire i contorni della situazione data dalla difficoltà di disporre di informazioni certe dalle zone di guerra, è di tutta evidenza il massacro e la devastazione a cui siamo di fronte. Gli aiuti umanitari organizzati da Israele e dagli americani sono assolutamente marginali rispetto ai bisogni reali e agli aiuti internazionali è impedito di accedere in modo adeguato per cercare di arginare la catastrofe umanitaria, come sarebbe assolutamente possibile fare», continua la lettera.

«La posizione degli Stati e della comunità internazionale non si esprime in modo chiaro e incisivo sia sul cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, che sull'imporre il rispetto del diritto umanitario e il necessario soccorso alla popolazione. L'impasse politica internazionale non si sblocca nonostante le tantissime voci che si sono alzate per la risoluzione della crisi umanitaria, a partire da quelle di papa Leone XIV e del Card. Pizzaballa. Diverse espressioni della società civile non restano indifferenti alla sofferenza e si stanno moltiplicando le iniziative di solidarietà. Tra queste vi è un gruppo eterogeneo di imbarcazioni di diverse nazionalità, la Global Sumud Flotilla attualmente in navigazione verso Gaza, portando derrate alimentari e aiuti di prima necessità. È un'iniziativa che ha certamente un valore simbolico, a cui potrebbe però essere contrapposta una reazione muscolare, che potrebbe innescare altra violenza. Al di là della effettiva capacità di riuscire nell'impresa di forzare il blocco navale, la società civile chiede ai singoli Stati una più efficace e incisiva strategia per fermare il massacro e garantire l'aiuto umanitario. Nella FlottiIla ci sono anche cinque imbarcazioni svizzere con diversi ticinesi a bordo; peraltro una di queste ha un comandante ticinese», si legge.

Caritas Ticino chiede dunque che il Consiglio federale garantisca ai cittadini svizzeri coinvolti nella spedizione la necessaria assistenza e che si impegni in modo esplicito per risolvere la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza.

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