Il caso

«Caro Staffelli, non tutti fanno i furbi: si merita il tapiro»

Striscia la notizia «pizzica» i conducenti con targa svizzera che non pagano a Milano, ma ci sarebbero falle nel sistema - La denuncia di un lettore
(foto Facebook/CdT)
Michele Montanari
19.02.2019 06:00

MILANO – «Egregio signor Staffelli, (...)ogni tanto devo venire ancora a Milano per lavoro. Contrariamente a quanto da lei mostrato recentemente a Striscia, pur avendo la targa ticinese, vorrei pagare l’Area C ma il fantasmagorico, futuristico, sistema informatico del Comune di Milano ha qualche falla. Ed uso un eufemismo». È lo sfogo di un nostro lettore, che ha cercato di contattare Valerio Staffelli di «Striscia la notizia» in seguito al servizio andato in onda il 26 dicembre 2018, in cui si puntava il dito contro gli automobilisti con targa svizzera che a Milano non pagano l’Area C. Secondo il nostro lettore, un italiano trasferitosi in Ticino che ha preferito rimanere anonimo (le sue generalità sono note alla redazione, ndr), sarebbe molto complicato per un utente con targa straniera pagare il ticket per la zona a traffico limitato (ZTL) del capoluogo lombardo. Dopo aver mandato due e-mail a Valerio Staffelli (una datata 23 gennaio, l’altra 1 febbraio), senza ottenere alcuna risposta, la segnalazione è giunta alla nostra redazione. La prima criticità riscontrata nel pagamento dell’Area C riguarda l’impossibilità per le targhe estere di utilizzare il Telepass, dispositivo di cui il nostro lettore è tra l’altro già in possesso. Con il Telepass è infatti possibile pagare la ZTL milanese solo con una targa italiana. Se si ha un veicolo immatricolato in Svizzera, come confermato da Renato Gazzola del TCS, il dispositivo può essere usato per l’autostrada o la Pedemontana, ma, misteriosamente, non per l’Area C. Ecco dunque che, per uno straniero, il metodo di pagamento decisamente più pratico e immediato viene a mancare. Un ticket fisico del valore di 5 euro si può acquistare da un rivenditore autorizzato, come una tabaccheria o un’edicola, mentre per comodità si può utilizzare il ticket online, dopo essersi registrati sul sito apposito. Questo secondo sistema è decisamente più comodo: si ha infatti il vantaggio di poter pagare l’accesso alla ZTL anche in seguito, entro la mezzanotte del giorno successivo, evitando di cercare un punto vendita in città soprattutto quando si ha premura. Purtroppo il metodo digitale presenta altre criticità, citando la lettera inviata dal nostro lettore a Staffelli: «Uno straniero che, con una certa frequenza, viene a Milano deve registrarsi e comprare i ticket. Per evitare lo stress di ricordarsi tutte le volte di pagare è possibile comprare ticket a scalare (che partono però da un minimo di 30 euro: per non perdere soldi bisognerebbe andare a Milano 6 volte, ndr)». Una volta effettuata tale procedura (non senza difficoltà) una mail di conferma segnala l’avvenuto pagamento, senza però avvisare che il ticket va anche attivato. Cioè, dopo aver pagato si rischia comunque di prendere una multa se non si attiva il pagamento. Nella mail a Staffelli il lettore contesta: «Ma un essere umano minimamente pensante perché dovrebbe acquistare un ticket se poi non lo vuole utilizzare? Qual è il senso di una doppia procedura (una per l’acquisto e l’altra per l’attivazione) non propriamente ovvia per, come detto, un essere umano minimamente pensante?». (La nostra redazione ha ricevuto la mail di conferma dell’avvenuto pagamento tramite PayPal, ed effettivamente da nessuna parte è spiegato che il ticket va attivato, ndr).

Da gennaio inoltre il sistema avrebbe smesso di rilevare gli ingressi delle auto con targa straniera. Sul conto digitale del nostro lettore infatti non vengono più scalati soldi. «Oggi, per la terza volta in nove giorni, sono entrato senza che il sistema, apparentemente, rilevi il mio ingresso. Ho parcheggiato sempre in centro e il ticket del parcheggio testimonia il fatto che, salvo abbiano inventato una catapulta per le auto, sono arrivato in corso Europa. Arriveranno multe per i mancati pagamenti dell’Area C? Non lo so, io ho attivato da tempo il credito, come detto, e oggi per sicurezza ho ricaricato altri 30 euro ma... chi lo sa se mai il fantasmagorico sistema del Comune si accorgerà che sono entrato, chissà mai se ex post regolarizzerà la mia posizione», si legge nella missiva indirizzata all’inviato di Striscia.

Il nostro interlocutore, che ci ha fornito i dati di accesso alla sua pagina «myareac», è da gennaio che non vede il suo credito (di ancora 35 euro residui) scalare, nonostante i nuovi accessi all’Area C. Sulla difficoltà nei pagamenti tramite internet per le auto con targa svizzera, si era già chinato il giornalista informatico Paolo Attivissimo che, in un articolo del 3 settembre 2018, aveva spiegato come fosse complessa la procedura di pagamento online, ravvisando due criticità: «Gli sviluppatori non hanno fatto i conti con il concetto che a) esistono anche le auto con targa estera e potrebbero voler visitare Milano b) in Svizzera le targhe sono trasferibili», senza contare che il call center telefonico ha tempi di attesa lunghissimi (qui l’articolo completo).

Insomma, «Striscia la notizia» ha denunciato un malcostume diffuso che va sicuramente stigmatizzato: esistono casi in cui i conducenti con targa straniera se ne approfittano (denunciati anche dal CdT, soprattutto per quanto riguarda Pedemontana), sapendo che per le autorità italiane è complicato far pagare le multe a chi vive all’estero. Ma è pur vero che sistemi così ostici possono far desistere anche il più onesto degli automobilisti. Concludiamo con una provocazione lanciata a Valerio Staffelli dal nostro lettore: «Perché uno straniero dovrebbe perdere tutto il tempo che sto perdendo io per pagare un accesso in Area C? Quale sarebbe la legittima reazione di uno straniero alle difficoltà di pagamento? Perché sa, sig. Staffelli, all'estero i cittadini sono trattati come tali e non come schiavi dell'imperatore “Burocrazia italiana” e del suo assistente “Arroganza degli uffici pubblici”. Il tapiro, questa volta , lo meriterebbe lei, ma fare autocritica è dote di pochi».

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