Società

Case anziani, un sistema insostenibile se le aziende sono troppo piccole

Igor Francetic, ricercatore SUPSI: «I privati fatturano di più per incrementare i propri guadagni e in questo modo incidono in misura maggiore sulla LAMal»
Strutture troppo piccole non garantiscono la sostenibilità del sistema delle case anziani. ©Gabriele Putzu
Dario Campione
13.11.2024 06:00

Nel 2023, in Svizzera, i costi delle case per anziani medicalizzate (CPA) sono aumentati del 5% rispetto all’anno precedente e quelli dei servizi di assistenza e cura a domicilio del 7%. La spesa totale nella Confederazione è stata di 15 miliardi di franchi: la crescita più forte dell’ultimo decennio.

Le cifre emergono dalle rilevazioni dell’Ufficio federale di statistica (UST), che ieri ha pubblicato sul suo sito (ma non nella sezione in lingua italiana) una serie di tabelle. I residenti delle case di riposo e di cura, scrive l’UST, «non hanno mai avuto bisogno di così tanta assistenza come nel 2023, con una media di 110 minuti al giorno per ogni persona ospitata (+4% rispetto al 2022). Sempre secondo l’UST, la stessa tendenza si riscontra nei servizi di cura a domicilio (Spitex): nel 2023, ogni utente in Svizzera ha richiesto in media 56 ore di assistenza, con un aumento del 6,3% rispetto all’anno precedente.

Se si osservano i dati nel dettaglio, nel 2023 i costi delle case per anziani medicalizzate si sono attestati, complessivamente, a 11,65 miliardi di franchi (oltre 500 milioni in Ticino). Il costo mensile di un soggiorno in una CPA è quindi aumentato di 309 franchi, raggiungendo i 10.446 franchi per residente. L’esercizio 2023 delle CPA medicalizzate si è tuttavia chiuso con un deficit non coperto di 274 milioni di franchi, segnale evidente di una difficoltà gestionale legata a fattori diversi. Per il secondo anno consecutivo, poi, le imprese pubbliche o senza scopo di lucro attive nel settore hanno registrato un bilancio negativo: nel 2023 il disavanzo è ammontato a 7,5 milioni di franchi. L’utile delle imprese commerciali è stato invece di 16,8 milioni di franchi.

Il quadro demografico

Secondo Igor Francetic, ricercatore di Economia sanitaria alla SUPSI, «l’attuale quadro demografico comporterà, quasi certamente, l’ingresso in futuro di più persone in casa anziani. Il problema della sostenibilità del sistema in Ticino - spiega Francetic al CdT - non è tuttavia legato a questo, quanto piuttosto ad altri fattori. Il primo è la dimensione delle CPA. Nel nostro cantone, la maggior parte delle strutture pubbliche è piccola. Perché sia finanziariamente sostenibile, una casa anziani non può avere 50 letti, dovrebbe quantomeno arrivare a 80, se non di più». Il secondo fattore, evidenziato dall’UST già in alcuni studi precedenti, è la struttura del mercato. «Sempre più case anziani sono gestite da aziende private, le quali hanno ovviamente obiettivi diversi da quelle pubbliche o senza scopo di lucro - dice Francetic - Queste imprese si possono permettere meno inefficienze e generano più costi sulla LAMal, fatturano infatti di più per incrementare il proprio profitto. Anche le cifre diffuse oggi (ieri, ndr) dall’UST lo evidenziano, nel passaggio in cui mostrano che le CPA pubbliche sono in perdita mentre quelle private accrescono le entrate».

Un capitolo a parte, che pure andrebbe studiato in profondità è, a detta di Francetic, quello delle cure a domicilio.

«Un settore - dice il ricercatore della SUPSI - in forte crescita, soprattutto nel comparto degli infermieri indipendenti, i quali intercettano una domanda di assistenza che dieci anni fa era molto diversa. L’età media delle persone che usufruiscono delle cure a domicilio si abbassa. Poiché nulla fa pensare a un peggioramento complessivo del quadro sanitario, è molto probabile che gli utenti si accorgano dell’offerta disponibile di cure a domicilio e ne facciano richiesta, contribuendo in questo modo all’aumento complessivo dei costi del sistema».