La Domenica del Corriere

Caso Credit Suisse, la CPI divide la politica

Superata la sessione straordinaria, lo sguardo delle Camere si sposta sulle discussioni per il varo di una Commissione d’inchiesta – Gysin: «Strumento utile per capire» – Chiesa: «Va analizzato il ruolo della Finma» – Cattaneo e Regazzi: «Scettici sugli eventuali risultati»
© Gabriele Putzu
Red. Cantone
16.04.2023 20:00

Cosa rimane dopo la sessione straordinaria delle Camere federali sul caso Credit Suisse-UBS della settimana di Pasqua? Qual è l’insegnamento di questa vicenda drammatica a livello economico-finanziario e presto anche per l’effetto che avrà sui posti di lavoro? Il no politico (senza reali conseguenze) a che cosa e a chi serve? Queste e tante altre domande hanno tenuto banco a La domenica del Corriere con lo sguardo rivolto ai prossimi mesi e alle discussioni ormai imminenti per il varo di una Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI). Allo stato attuale si è espresso a favore l’Ufficio del Consiglio nazionale (poi toccherà al plenum votare). In maggio sarà poi replicata la procedura al Consiglio degli Stati. Ma cosa ne pensano i deputati a Berna e due osservatori della politica? La domanda è stata girata da Gianni Righinetti a La domenica del Corriere.

L’opinione degli osservatori

I primi a esprimersi in merito sono stati Giovanni Galli, caporedattore del Corriere del Ticino, e il collega Alan Crameri, responsabile della redazione Nazionale radio RSI. Crameri si aspetta «risposte», e ha aggiunto: «Spero che arrivino. Risposte su cosa avrebbero potuto fare di più le autorità in materia, ma anche in merito al ruolo del Consiglio federale: si è mosso con sufficiente anticipo? Che la situazione per il Credit Suisse fosse critica era un tema da tempo. Ma l’intervento è giunto solo negli ultimi giorni». Galli è andato oltre, ricordando come il compito delle CPI, sul piano generale, sia anche quello «di fornire raccomandazioni, non solo di indagare. Se decideranno di arrivare lì, non sarà una passeggiata. Il tema è molto complesso, per un Parlamento di milizia. Non mi aspetto risultati in breve tempo, anche perché le cose da valutare sono diverse».

Due fronti ben distinti

La politica non è unanime, in merito. C’è chi punterebbe dritto sulla CPI e chi, invece, tende a frenare, dicendosi scettico. I fronti sembrano ben distinti. Da una parte si trovano d’accordo Greta Gysin, consigliera nazionale Verdi, e Marco Chiesa, consigliere agli Stati UDC. Per Gysin la CPI è, in questo caso, uno strumento utile e importante per capire quali sono state le mancanze degli organi competenti, quindi della Finma, ma anche del Consiglio federale. Bisognerà anche individuare le mancanze nella regolamentazione». Ma si arriverà alla CPI? Gysin, dopo aver partecipato alla recente sessione straordinaria, ha confessato di avere qualche dubbio. Quale sarà la decisione delle due Camere? Chiesa parla per l’UDC: «Io so quale sarà la nostra posizione: un sì alla CPI, in particolare sul ruolo della Finma. Bisogna approfondire se si sono mossi per tempo, se hanno segnalato tutto per tempo, se gli strumenti che hanno sono sufficienti, se hanno vigilato sugli elementi corretti per riuscire a dare risposte tempestive e per permettere al Consiglio federale di agire nel miglior modo possibile. Se non risponderemo a queste domande, ci ritroveremo ancora confrontati a queste problematiche».

Sul fronte opposto, Rocco Cattaneo, consigliere nazionale PLR, e Fabio Regazzi, consigliere nazionale Il Centro, si dicono scettici. Cattaneo: «Sì, sono scettico sui risultati che porterà. D’accordo, il Parlamento sorveglia sull’operato del Consiglio federale, ma qui gli errori sono stati fatti a monte, nella gestione del Credit Suisse, nel suo CdA, fino alla Finma. Ecco, se la CPI può mettere le mani all’interno della Finma per avere informazioni utili alla costruzione di strumenti più efficaci, be’ vediamo, potrei anche sostenerla». Regazzi è sulla stessa linea e addirittura allarga il discorso: «Ho sempre espresso una certa perplessità verso questo strumento, sin dai tempi in cui ero in Gran Consiglio. Vedo male il Parlamento nel ruolo dell’inquisitore. Detto questo, capisco e condivido l’esigenza di fare chiarezza. Sono perplesso però nell’affidare questo compito a una CPI. Prima di tutto bisogna capire quale mandato attribuirle. Il lavoro sarà immane, il tema è complesso. Certo, bisogna chiarire il ruolo della Finma e quello del Consiglio federale. È vero, i segnali erano già stati portati all’attenzione dell’Esecutivo mesi fa».