Che cos'è la Commissione d'inchiesta ONU che accusa Israele di «sterminio»

«Hamas e Israele hanno commesso crimini di guerra». Così titola il comunicato stampa delle Nazioni Unite (ONU) che accompagna il rapporto della Commissione internazionale indipendente d'inchiesta sui territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, e Israele. «I gruppi armati palestinesi e le autorità israeliane hanno commesso entrambi crimini di guerra e crimini contro l'umanità durante l'attacco del 7 ottobre e le successive operazioni militari», si legge nelle conclusioni del rapporto dell'organismo indipendente delle Nazioni Unite per i diritti umani. «Tra mesi di perdite e disperazione, punizioni e atrocità, l'unico risultato tangibile è stato quello di aggravare l'immensa sofferenza sia dei palestinesi che degli israeliani, con i civili che, ancora una volta, hanno sopportato il peso delle decisioni di chi detiene il potere», ha affermato la Commissione, sottolineando l'impatto su donne e bambini.
La Commissione d'inchiesta è stata istituita dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite per indagare, tra l'altro, su tutte le presunte violazioni del diritto umanitario internazionale e sugli abusi del diritto internazionale dei diritti umani avvenuti prima e dopo il 13 aprile 2021. I suoi membri non fanno parte del personale delle Nazioni Unite e non percepiscono alcuno stipendio. Il rapporto sarà presentato alla 56. sessione del Consiglio dei diritti umani il 19 giugno, a Ginevra. Il rapporto è accompagnato da due documenti che forniscono risultati sull'attacco del 7 ottobre in Israele e sulle operazioni militari e gli attacchi di Israele a Gaza fino alla fine del 2023 (quindi oltre cinque mesi fa).
7 ottobre, punto di svolta
Il brutale attacco del 7 ottobre da parte di Hamas alle comunità del sud di Israele ha segnato una «chiara svolta» – «clear turning point» – sia per gli israeliani che per i palestinesi e rappresenta un «momento spartiacque» che può cambiare la direzione del conflitto, con il rischio reale di solidificare ed espandere ulteriormente l'occupazione, ha affermato la Commissione. Per gli israeliani, l'attacco è stato di una portata senza precedenti nella sua storia moderna, quando in un solo giorno centinaia di persone sono state uccise e rapite, evocando il doloroso trauma della persecuzione passata non solo per gli ebrei israeliani ma per gli ebrei di tutto il mondo. Per i palestinesi, l'operazione militare e l'attacco di Israele a Gaza sono stati i più lunghi, vasti e sanguinosi dal 1948, causando danni immensi e perdite di vite umane e scatenando in molti palestinesi ricordi traumatici della Nakba – l'esodo forzato di 700.000 arabi palestinesi – nel corso della prima guerra arabo-israeliana del 1948 e della guerra civile che la precedette – e di altre incursioni israeliane.
Fermare i cicli ricorrenti di violenza
La Commissione ha sottolineato che sia l'attacco in Israele che la successiva operazione militare di Israele a Gaza non devono essere visti in modo isolato. «L'unico modo per fermare i cicli ricorrenti di violenza, comprese le aggressioni e le punizioni da entrambe le parti, è garantire una stretta aderenza al diritto internazionale», ha sottolineato. «Ciò include la fine dell'illegale occupazione israeliana del territorio palestinese; la discriminazione, l'oppressione e la negazione del diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese, e la garanzia di pace e sicurezza per ebrei e palestinesi».
Attacchi deliberati da parte di Hamas, anche aggressioni sessuali
La Commissione ha inoltre rilevato che, in relazione all'attacco del 7 ottobre in Israele, membri delle ali militari di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi, nonché civili palestinesi che partecipavano direttamente alle ostilità, hanno deliberatamente ucciso, ferito, maltrattato, preso in ostaggio e commesso atti sessuali e di genere contro civili, compresi cittadini israeliani e stranieri. Tali atti sono stati commessi anche contro membri delle Forze di sicurezza israeliane (ISF), compresi i soldati considerati hors de combat poiché feriti. «Queste azioni costituiscono crimini di guerra, violazioni e abusi del diritto umanitario internazionale e del diritto internazionale dei diritti umani», ha dichiarato la Commissione. Che ha anche identificato modelli indicativi di violenza sessuale in diverse località e ha concluso che le donne israeliane sono state vittime di questi crimini in modo sproporzionato.
La «direttiva Hannibal» contro civili
Il rapporto ha inoltre rilevato che le autorità israeliane «non sono riuscite a proteggere i civili nel sud di Israele su quasi tutti i fronti», compreso il mancato dispiegamento rapido di forze di sicurezza sufficienti a proteggere i civili e a evacuarli da luoghi civili il 7 ottobre. In diverse località, l'ISF ha applicato la cosiddetta «direttiva Hannibal» – «Hannibal Directive» –, uccidendo almeno 14 civili israeliani. Secondo quanto riferito, questa direttiva è una procedura per prevenire la cattura di membri dell'ISF da parte delle forze nemiche e sarebbe stata diretta contro civili israeliani il 7 ottobre. «Le autorità israeliane non hanno inoltre garantito la raccolta sistematica di prove forensi da parte delle autorità interessate e dei primi soccorritori, in particolare in relazione alle accuse di violenza sessuale, compromettendo la possibilità di futuri procedimenti giudiziari, responsabilità e giustizia», ha aggiunto la Commissione.


Violazioni da parte dell'esercito israeliano
La Commissione indipendente ha inoltre concluso che, in relazione alle operazioni militari di Israele a Gaza, Israele ha commesso crimini di guerra, crimini contro l'umanità e violazioni delle leggi internazionali in materia di diritti umani e umanitari. L'immenso numero di vittime civili e la diffusa distruzione di oggetti civili e di infrastrutture civili vitali sono stati i «risultati inevitabili della strategia scelta da Israele per l'uso della forza durante queste ostilità, intrapresa con l'intento di causare il massimo danno, ignorando la distinzione, la proporzionalità e le precauzioni adeguate, e quindi illegale». «L'uso intenzionale da parte dell'ISF di armi pesanti con grande capacità distruttiva in aree densamente popolate costituisce un attacco intenzionale e diretto alla popolazione civile, che colpisce in particolare donne e bambini», ha affermato la Commissione, aggiungendo che ciò è confermato dal numero sostanziale e crescente di vittime, nel corso di settimane e mesi, senza «alcun cambiamento nelle politiche o nelle strategie militari israeliane».
Cessate il fuoco, aiuti umanitari e rilascio degli ostaggi
Tra le sue raccomandazioni, il rapporto della Commissione chiede al governo di Israele di porre immediatamente fine agli attacchi che hanno causato l'uccisione e la mutilazione di civili a Gaza, di porre fine all'assedio su Gaza, di attuare un cessate il fuoco, di garantire che coloro le cui proprietà sono state illegalmente distrutte ricevano un risarcimento e di assicurare che i beni di prima necessità per la salute e il benessere della popolazione civile raggiungano immediatamente coloro che ne hanno bisogno. Invita inoltre invitato il governo dello Stato di Palestina e le autorità de facto di Gaza a garantire il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi detenuti nell'enclave; ad assicurare la loro protezione, anche da violenze sessuali e di genere; a riferire sul loro stato di salute e benessere; a consentire le visite del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), il contatto con le famiglie e l'assistenza medica, e a garantire il loro trattamento in conformità con le leggi internazionali umanitarie e sui diritti umani. Ma anche «fermare tutti i lanci indiscriminati di razzi, mortai e altre munizioni verso le popolazioni civili».
Ma Israele non ci sta
Dopo la pubblicazione del rapporto, Israele ha respinto le conclusioni della Commissione indipendente. In un comunicato stampa, la Missione permanente del Paese presso le Nazioni Unite a Ginevra ha ribadito le accuse di «sistematica discriminazione anti-israeliana», di parzialità politica e di aver tracciato una «falsa equivalenza» tra soldati israeliani e combattenti di Hamas.