Lugano

«Che delusione quei danni, a Natale poi...»

La Fondazione Vanoni commenta l’occupazione lampo di un suo stabile da parte degli autogestiti
©Chiara Zocchetti
Giuliano Gasperi
27.12.2022 19:07

«Non siamo arrabbiati, solo molto delusi». L’avvocato Stefano Camponovo, presidente della Fondazione Vanoni, non vuol soffiare sul fuoco della polemica, ma nemmeno nascondere l’amarezza per l’occupazione, fra Natale e Santo Stefano, dello stabile che un tempo ospitava il Mercatino della Caritas in via Bagutti a Molino Nuovo, di proprietà della fondazione stessa. Un’occupazione durata una notte e rivendicata dagli autogestiti del Molino, che hanno spiegato di aver «liberato», seppur temporaneamente, uno spazio «lasciato deperire, come tanti altri, da vari anni, condividendo una ventata di libertà e ribadendo l’imperante bisogno di spazi d’autogestione e di libertà al di fuori del controllo statale». Quella di ieri, com’era prevedibile, è stata la giornata delle reazioni. Camponovo si dice dispiaciuto per due cose in particolare. «Dentro l’edificio (nella galleria sotto ci sono alcune foto scattate dopo l'irruzione, ndr) ci sono degli armadi che avevamo fatto sistemare per poterli dare a famiglie poco abbienti, e che purtroppo sono stati danneggiati». Inoltre, «i soldi necessari per sistemare tutto avremmo preferito usarli per i nostri ragazzi», cioè bambini e adolescenti che si trovano in situazioni di vulnerabilità. Resta da capire come si muoverà ora la fondazione. Farà una denuncia penale per violazione di domicilio e danneggiamenti? Bloccherà le vie d’accesso alla proprietà per evitare altre occupazioni? Il presidente taglia corto: «Sappiamo da poco di quanto accaduto, valuteremo». È invece certo, ormai da dieci anni, quando la Caritas ha traslocato a Pregassona, il destino degli spazi in cui hanno fatto incursione gli anarchici: devono essere demoliti per far spazio al futuro «isolato sociale» che prevede, tra le varie cose, la costruzione di un nuovo centro educativo. «Non staranno lì per dieci anni...» garantisce Camponovo. «Un team di professionisti sta allestendo i piani dettagliati e appena possibile pubblicheremo i bandi per i lavori». È invece già stata distrutta la vecchia scuola che dava su via Simen: adattarla alle nuove esigenze sarebbe costato troppo. Anche quello stabile, fra l’altro, poco prima della demolizione del Molino, era stato occupato dagli autogestiti. Sembra che gli anarchici abbiano un conto aperto con la Fondazione Vanoni, che avevano già criticato in passato per il carattere delle sue strutture educative, descrivendole come delle «prigioni». «Non credo che ce l’abbiano davvero con un ente che si occupa di giovani molto meno fortunati di loro» osserva il presidente Camponovo. «Credo che la loro sia una forma generalizzata di protesta che non guarda in faccia a nessuno. Per di più fatta il giorno di Natale, quando tutti parlano di pace».

«Perché non è arrivata la polizia?»

Denunciando i fatti di via Bagutti, il gruppo leghista in Consiglio comunale ha criticato apertamente il Municipio: «Siamo basiti dal fatto che poche settimane dopo un altro rave abusivo in piazza Indipendenza, sia stato possibile ‘tollerare’ l’occupazione illegale di uno stabile privato senza alcun intervento da parte delle autorità. Temiamo che questo lassismo faccia pensare a qualcuno che tutto sia permesso». Sulla stessa frequenza il gruppo UDC, che ha chiesto come mai la polizia non sia intervenuta. Eppure di chiamate da parte degli abitanti della zona ce ne sono state, come confermatoci della municipale responsabile della sicurezza Karin Valenzano Rossi: «Prendo atto di quanto accaduto e mi dispiaccio per i cittadini che non hanno potuto avere una notte tranquilla tra il 25 e il 26 per colpa di chi disprezza le regole e se la prende perfino con chi fa del bene, come la Fondazione Vanoni». «Ma chi ha deciso – hanno incalzato i democentristi – che la polizia non doveva intervenire in questo caso?». Sembra di rivivere il dibattito sui fatti di due anni fa in piazza Molino Nuovo, quando una manifestazione sull’emergenza sanitaria degenerò nell’aggressione di una collega giornalista. Quella sera, anche dopo aver ricevuto una segnalazione su quanto accaduto, né la Polizia cantonale né la Comunale intervennero, tenendo d’occhio la situazione a distanza. Una scelta ragionevole per evitare una escalation di tensione, oppure una mancanza? La risposta, allora come oggi, è materia di dibattito. Da noi contattato, lasciando le risposte dettagliate alle autorità politiche, il responsabile della comunicazione della Polizia cantonale, Renato Pizolli, ha spiegato che nel caso degli stabili ex Caritas «è stata fatta una valutazione congiunta e puntuale insieme alla Polizia della Città e si è optato per un monitoraggio a distanza, come due anni fa per piazza Molino Nuovo».

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