Chi pagherà quel farmaco ora troppo caro?

Due ricorsi al Tribunale federale non mettono fine alla vertenza tra una donna residente in Ticino che soffre di una grave malattia alla pelle e la sua assicurazione - Causa scatenante l'escalation del prezzo dell'unico medicamento disponibile
Il farmaco Scenesse, il cui prezzo è triplicato nel 2015.
Red. Online
30.05.2017 13:02

BERNA - Non sono bastati due ricorsi al Tribunale federale per mettere la parola fine alla questione di chi pagherà il farmaco Scenesse a una donna residente in Ticino che soffre di una e rara malattia alla pelle - la protoporfiria eritropoieica (EPP) - che le causa bruciori, eritemi ed edemi nelle zone esposte al sole.

Il problema alla base è l'aumento vertiginoso, nel corso del 2015, del costo del farmaco deciso dalla ditta produttrice, Clinuvel Pharmaceutical. Farmaco che apparentemente è l'unico in commercio in grado di trattare con successo la patologia di cui soffre la donna. Per intenderci: fra il 2012 e il 2015 CSS (la vecchia assicurazione della donna) le rimborsava 6.560 franchi per dose, da assumersi da 4 a 5 volte l'anno. Poi, l'aumento del prezzo. Ora una dose costa 18.989 franchi (saranno 24.772 a partire dal 2019), tre volte tanto. CSS ha informato la donna che non avrebbe però modificato il suo rimborso, e da novembre 2016 l'avrebbe anzi decurtato del 20%; decisione mantenuta anche da Intras al cambio di cassa malati.

Il 21 settembre 2016 la Corte cantonale delle assicurazioni del Canton Ticino ha dato ragione alla donna e sentenziato Intras a coprire interamente i costi del farmaco, ma entrambi hanno interposto ricorso al Tribunale Federale: la donna perché la copertura era per quattro dosi, mentre la dottoressa che l'aveva in cura gliene aveva prescritte cinque; l'assicurazione perché voleva l'annullamento della decisione.

Il Tribunale federale, nella sua decisione del 9 maggio, resa nota oggi, ha però rimandato l'incarto alla Corte cantonale, per rifare la procedura su nuove basi. Se da un lato ha ritenuto che il medicamento è stato omologato per la cura della EPP da uno Stato (la Germania) con sistema di omologazione equivalente e che il farmaco ha in generale un'utilità terapeutica molto elevata, dall'altro ha lamentato che in questo caso i rapporti sullo stato di salute della paziente da parte della dottoressa che l'ha in cura fossero troppo succinti e non sufficienti a determinare l'impatto positivo del medicamento nella vita della donna (la dottoressa ha affermato che prima delle dosi di Scenesse la paziente fosse costretta a vivere al buio, e che grazie al medicamento aveva potuto addirittura intraprendere un'attività lavorativa). I giudici di Mon Repos hanno anche contestato le cinque dosi annuali prescritte dalla dottoressa, quando la posologia del farmaco (che in Svizzera non è omologato da Swissmedic, ma lo è in Europa) afferma che ne bastino quattro.

Starà dunque alla Corte cantonale ordinare una nuova perizia medico giudiziaria per fare maggior luce sullo stato di salute della donna e, in seguito, arrivare a una nuova sentenza in grado di stabilire se il rapporto costi/benefici del farmaco vi sia o meno. Nel mentre, entrambe le parti dovranno versare 500 franchi per spese giudiziarie e Intras 2.800 alla donna a titolo di ripetibili.

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