Chi ricorda, chi preferisce dimenticare

Il 25.esimo anniversario della rivoluzione del 22 dicembre 1989 continua a dividere i rumeni. Qui di seguito alcune interviste sul significato della ricorrenza - in Patria e all'estero - tra chi l'ha vissuta e ricorda quell'epoca e chi, invece, non era ancora nato o è troppo giovane per ricordarsi di quei fatti. È giusto, nella Romania di oggi, festeggiare la rivoluzione che ha liberato il Paese dal regime di Nicolae Ceausescu? Le risposte riservano anche qualche sorpresa: a tratti sono una critica esplicita alla classe dirigente di uno Stato uscito sì, dal comunismo e membro dell'Unione europea, ma che fa fatica a garantire standard di vita che molti cittadini sognano di trovare in casa propria e non soltanto all'estero.
Lo storico Adrian Niculescu: "La Romania del presidente Basescu, nel suo ultimo giorno di presidenza in quanto ex dignitario del regime comunista, non ha organizzato nessun festeggiamento ufficiale, di Stato, per il 25.esimo anniversario della rivoluzione che ricorre il 22 dicembre: un fatto che parla da sé". In Romania, dunque, l'importante anniversario, continua a far discutere.
Marius (47 anni operaio emigrato a Brugherio, nella periferia di Milano)
"Nicolae Ceausescu è stato ucciso perché era un dittatore, la gente di quel regime non ne poteva più, era stanca del terrore, di vivere sempre con la paura di non poter parlare per non rischiare la vita. Ceausescu è stato tradito dai suoi sottoposti. Oggi alcuni lo rimpiangono, ma solo perché non si ricordano più del passato. Festeggiare questo anniversario non penso sia una buona idea, in 25 anni il nuovo Governo non ha fatto niente di buono, anzi ha portato il Paese alla rovina. Ricordiamo i morti e basta".
Daniel (44 anni operaio di Lunca Pascani - Romania)
"All'epoca lavoravo in un cantiere a Bucarest. Mi ricordo che all'improvviso, tutto si è fermato. I treni erano stati bloccati. Nessuno lavorava più. In Piata Unirii c'era la manifestazione e i militari hanno iniziato a sparare contro la gente. Mi ricordo il sangue, tanto sangue e le candele accese. È stato straziante. La rivoluzione è stato un colpo di Stato, lo sanno tutti. Prima con Ceausescu si viveva male, ma adesso è anche peggio. Festeggiare questi 25 anni? Dovremmo solo ricordare tutte le persone cadute per la libertà. La vita non è migliorata dopo la rivoluzione. I nostri politici non pensano al Paese. Abbiamo stipendi troppo bassi per poter vivere, pensiamo sempre ai debiti".
Mihaela (37 anni pasticciera, Mangalia - Romania)
"Ricordo gli spari alla stazione. La gente che gridava "Non vi avvicinate!". Poi in diretta TV (cosa inedita) Ion Iliescu, il leader del Fronte di salvezza nazionale, e tanti altri personaggi saliti alla ribalta proclamavano "difendiamo la televisione", eravamo tutti ammutoliti davanti alla tv. Ci sono stati troppi morti e troppa ingiustizia, tanti giovani coraggiosi morti per niente. Festeggiare i 25 anni, quindi, proprio no. Si ricorderanno i fatti, com'è iniziato, le vittime e nient'altro. Perché nessuno ormai ci pensa più".
Dumitru (41 anni, operaio di Mangalia - Romania)
"Ero a Buzau in campagna, dove abitavo coi miei genitori. Mi ricordo che mentre la maestra, in classe, ci spiegava cosa stava accadendo, noi non capivamo nulla. La gente ascoltava le notizie a Radio Europa Libera, che per anni è stata l'unica voce contro il regime, proveniente dall'estero. Nessuno credeva a quello che si sentiva. Poi abbiamo visto in tv Iliescu ed altri e abbiamo capito tutto. Ceausescu è stato un dittatore ma non doveva essere ucciso così. Non abbiamo motivo di festeggiare i 25 anni della rivoluzione, la gente vive male e pensa solo ai debiti. Tutto quello che ha fatto Ceausescu è stato distrutto. Ricordiamo i morti".
Maria (61 anni, pensionata, Iasi - Romania)
"Eravamo in fabbrica al cambio di turno, hanno spento la luce impedendoci di lavorare. Giravano voci che i "Ceausescu" erano stati catturati, era finita l'era del comunismo. Hanno iniziato a bruciare tutto, le foto con Nicolae Ceausescu, la bandiera con al centro lo stemma del comunismo. Già dal mattino presto girava la voce che sarebbe successo, ma nessuno ci credeva. C'era troppa paura . Poi abbiamo visto Iliescu e tutta quella folla di gente in tv. Eravamo sconvolti. Poi c'è stata l'esecuzione. Dopo 25 anni nessuno si ricorda più un granché della rivoluzione. Dobbiamo però ricordarci dei caduti".
Andrea (16 anni, scolaro di Lunca Pascani - Romania)
"Non so nulla della rivoluzione. So solo che Nicolae Ceausescu e sua moglie Elena sono stati giustiziati".
Marius (34 anni, muratore emigrato a Milano)
"La Rivoluzione del 1989 è stato un colpo di Stato, lo sanno tutti. Ceausescu era fuori dal Paese quando sono iniziate le proteste ed è tornato il 19 dicembre. Dall'estero impartiva ordini per fermare le manifestazioni. Molti rumeni come me ricordano che è stato catturato e giustiziato a Targoviste insieme alla moglie Elena il 22 dicembre. È cominciato tutto a Timisoara il 16 dicembre, poi a Bucarest sono usciti in piazza gli studenti. La notte tra 16 e 17 dicembre i militari e la Securitate hanno iniziato a sparare alla gente. Prima di vedere in tv quello che stava accadendo, abbiamo sentito a (basso volume) a "Radio Vocea Americii" che parlavano della rivoluzione in Romania. Nessuno ci credeva davvero, fino alle immagini dell'esecuzione in tv dei Ceausescu. Era finita la lotta contro il regime e stava per iniziare quella per il potere. Festeggeremo i 25 anni dalla caduta del dittatore e ci ricorderemo i patrioti, nient'altro. La democrazia non esiste oggi nel nostro Paese, non è mai esistita dopo Ceausescu. La maggior parte delle persone con più di quarant'anni vorrebbe ancora lui, nonostante tutto!".