Cinque svizzeri multati e privati degli strumenti a Venezia

«Suoniamo in ogni città in cui andiamo e non ci era mai capitato nulla di simile, nemmeno a Torino dove siamo stati poco tempo fa. Diverse volte degli agenti ci hanno visti suonare nelle piazze, ma non ci hanno mai detto nulla. Siamo studenti di musica, lo facciamo per portare qualche momento di felicità alle persone che abitano e passano per le città». A parlare sono cinque giovani svizzeri, tutti fra i 23 e i 24 anni, tutti studenti di musica. La loro, scrive il Gazzettino, è stata una vera e propria disavventura. Capitata fra le calli di Venezia: dopo aver suonato due canzoni, infatti, si sono visti sequestrare pianola, tromba, chitarra, basso e batteria dalle forze dell'ordine. L'episodio risale a lunedì e, scrive sempre il Gazzettino, è accaduto in campo San Pantalon. Agli studenti è pure stata inflitta una multa da 130 euro. Il motivo? Aver suonato musica senza le necessarie autorizzazioni.
La vicenda, riferisce il quotidiano veneto, ha avuto anche un risvolto, diciamo così, empatico: residenti e turisti di passaggio hanno organizzato una raccolta fondi lampo, mettendo nel piatto 10 euro a testa, per permettere ai giovani elvetici di recuperare i loro strumenti. O, meglio, è ciò che auspicavano. Così la residente che ha dato il la alla colletta: «La polizia locale, intervenuta sul posto, ha subito staccato una multa nei confronti della band e detto loro che avrebbero dovuto sequestrare gli strumenti, così abbiamo pensato che se il gruppo avesse pagato subito la multa magari non glieli avrebbero portati via. In pochi minuti avevamo raccolto i soldi, li avevamo consegnati ai giovani e ci eravamo messi a cercare di convincere gli agenti a chiudere un occhio per questa volta, dato che eravamo tutti molto contenti che quegli studenti stessero suonando proprio lì, sotto casa nostra, poco prima di cena. Ci eravamo radunati in tanti in campo per poterli ascoltare. Ci siamo invece sentiti rispondere che per regolamento loro dovevano, volenti o nolenti, sequestrare gli strumenti. Hanno aggiunto poi che non possono accettare soldi in contanti, quindi il gruppo di giovani avrebbe dovuto andare la mattina seguente a pagare la multa tramite bonifico al Comune».
I cinque, tuttavia, giorni dopo avevano in programma di ripartire per Basilea, da dove provengono. Non conoscendo una parola di italiano, chiosa il Gazzettino, si sono lasciati prendere dallo sconforto di non riuscire a riavere in tempo la loro attrezzatura.