Circolazione, imposta più cara per oltre la metà dei ticinesi

«Se si fosse lasciata in vigore la formula votata dal popolo nel 2022, per il 2024 il gettito complessivo dell’imposta sarebbe stato di circa 89 milioni di franchi, a fronte degli 80,7 milioni raggiunti tramite la formula presentata dal Governo e approvata dal Parlamento». È quanto ha spiegato il direttore del Dipartimento delle istituzioni, Norman Gobbi, rispondendo ad alcune domande fatte dal gruppo del Centro tramite un’interpellanza riguardante la nuova imposta di circolazione in vigore da quest’anno.
Un gettito inferiore, ha poi spiegato Gobbi, che «ha quindi permesso ai ticinesi di risparmiare oltre 8 milioni di franchi per l’anno 2024». Ma non solo: il consigliere di Stato ha pure ritenuto «opportuno segnalare che la Sezione della circolazione nel 2024 ha risposto a circa 800 reclami a seguito dell’introduzione della formula proposta dal Governo (ndr. giunti da automobilisti che lamentavano l’aumento improvviso della propria imposta di circolazione)». Reclami che però, ha evidenziato Gobbi, nel 2023, con la formula temporanea approvata dal popolo, «erano stati circa 2.300, ossia quasi il triplo».
Più in generale, ha ricordato il consigliere di Stato, «il Governo ha sempre spiegato che la nuova formula non avrebbe fatto pagare meno a tutti, ma avrebbe permesso di pagare un importo più equo ad ognuno». Detto diversamente: «Abbiamo assistito al principio dei vasi comunicanti: l’imposta scesa da una parte è giocoforza salita per altri, ma l’importo totale è rimasto il medesimo».
Le cifre nel dettaglio
La questione, però, non è finita qui. Già, perché come faceva notare il gruppo del Centro nell’interpellanza, nella quale chiedeva al Governo di «fare trasparenza» in merito alla nuova imposta, «sono centinaia i ticinesi confusi e arrabbiati per l’aumento di questa imposta» registrato, da alcuni, nel 2024. Ora, in questo senso i deputati del Centro chiedevano all’Esecutivo tutta una serie di dati riguardanti l’aumento dell’imposta tra il 2023 e il 2024. Cifre che, una per una, ha fornito il direttore delle Istituzioni.
Dalle risposte di Gobbi è emerso che l’imposta, tra il 2023 e il 2024, è aumentata per circa 134 mila vetture su un parco veicoli di circa 224 mila. L’aumento mediano dell’imposta è stato di 109 franchi. Per circa 54 mila veicoli l’aumento è stato tra i 100 e i 200 franchi, per circa 18 mila vetture invece l’aumento è stato di oltre 200 franchi. A conti fatti, dunque, se ne deduce che per circa 61 mila veicoli l’aumento è stato di meno di 100 franchi. Va da sé che, siccome il gettito complessivo è rimasto pressoché uguale, gli altri 90 mila automobilisti hanno con ogni probabilità pagato, al contrario, un’imposta inferiore.
L’insoddisfazione del Centro
Risposte che evidentemente non hanno soddisfatto il gruppo del Centro. «Per riassumere – ha affermato in aula il capogruppo Maurizio Agustoni –, significa che il 65% dei veicoli quest’anno ha avuto un aumento dell’imposta, la cui metà superiore ai 100 franchi. Sono quindi soddisfatto di come ha risposto (ndr. in maniera esaustiva). Ma non sono soddisfatto del risultato della risposta. Perché significa che qualche mese fa questo Gran Consiglio ha aumentato l’imposta al 65% degli automobilisti».
Pronta la risposta di Gobbi: «È evidente che cambiando la formula si sparigliano tutte le carte in tavola. Immaginarsi di cambiare sistema senza toccare nulla è illusorio. È una malattia tipicamente ticinese quella di amare le riforme, senza però voler toccare nulla. Il dato oggettivo, in questo caso, riguarda i reclami scritti giunte alla Sezione della circolazione, che sono stati 800 a fronte dei 2.300 dello scorso anno». Segno che «la formula è stata capita». Una formula che, ha nuovamente sottolineato Gobbi, ha il pregio, ora, di rimanere stabile nel tempo. «Credo che la decisione del Parlamento sia stata la soluzione migliore proprio per via della sua stabilità. Cambiare ogni anno non sarebbe stata la soluzione migliore».
Che cosa è cambiato?
Ma, come mai, in questi due anni la formula è cambiata più volte? Vediamo, in estrema sintesi, che cosa è successo. Nell’ottobre del 2022, i ticinesi alle urne hanno approvato un’iniziativa popolare promossa dal Centro che ha modificato la formula di calcolo, con una tassa base di 120 franchi sommata a una componente variabile calcolata unicamente sulle emissioni di CO₂. Ma, visti i problemi che il nuovo metodo di calcolo avrebbe causato sul lungo termine (in particolare per via dell’elettrificazione del parco veicoli che avrebbe man mano ridotto il gettito), il Governo ha proposto nel 2023 una nuova formula che tenesse conto anche del peso e della potenza dei veicoli. Una nuova formula, la terza in tre anni, che è stata approvata dal Parlamento e che è dunque entrata in vigore il 1. gennaio. Concretamente, con il metodo di calcolo votato dal popolo nel 2022 – che aveva quale unico criterio le emissioni – i possessori di un’auto elettrica (e in generali quelli di un’auto poco inquinante) sono stati avvantaggiati, a prescindere dal peso e dalla potenza del proprio veicolo. Per contro, ad esempio, chi guidava una vecchia Fiat Panda, piccola e leggera ma più inquinante, si è trovato a pagare una fattura ben più importante. Oggi, con la nuova formula di calcolo – che contempla invece anche peso e potenza – la situazione è cambiata: i possessori di una Panda hanno pagato meno (rispetto al 2023), mentre chi guida una Tesla (elettrica sì, ma pesante e potente) ha dovuto sborsare di più.