Cocaina e marijuana a quintali: condannato a 8 anni

Il Tribunale criminale di La Chaux-de-Fond ha inflitto una pena detentiva al responsabile di un traffico di stupefacenti
Ats
05.10.2018 16:34

LA CHAUX-DE-FONDS (NE) - Il Tribunale criminale di La Chaux-de-Fonds (NE), confrontato con una vicenda criminale di rara portata, ha condannato oggi il principale imputato per un traffico di varie centinaia di chilogrammi di cocaina e marijuana a otto anni di reclusione. Il ricorso della difesa è certo, quello del ministero pubblico assai verosimile. Contro altri tre imputati la Corte ha pronunciato rispettivamente una pena detentiva di 33 mesi da scontare e due pene sospese.

I quattro sono stati riconosciuti colpevoli, in particolare, di infrazioni gravi alla legge sugli stupefacenti e riciclaggio di denaro, reati commessi all'interno di una banda più vasta dedita al traffico internazionale di droga.

Secondo l'atto d'accusa, i quattro imputati hanno partecipato alle attività illecite tra maggio 2011 e settembre 2015. Hanno sfruttato sotterfugi per far consegnare centinaia di chilogrammi di cocaina dall'America Latina all'Europa oltre che per far passare in Svizzera, da Albania e Kosovo, centinaia di chilogrammi di marijuana.

Gli stupefacenti erano nascosti tra merci lecite trasportate in container per via marittima e aerea: il trucco consisteva nel far passare i carichi per fiori, asparagi, gamberetti, filetti di pesce persico, mobili o, ancora, funghi. I quattro sono stati arrestati nel 2015 dopo una lunga inchiesta. Il processo, quello "del secolo" nel canton Neuchâtel secondo la stampa locale, si è aperto lunedì e si è svolto sotto severa sorveglianza di polizia.

Il verdetto non convince né la difesa né l'accusa. Yves Grandjean, l'avvocato del principale imputato, un 51enne kosovaro pregiudicato per reati analoghi, ha già annunciato ricorso, se necessario fino al Tribunale federale. Il legale contesta la proporzionalità dell'infiltrazione degli inquirenti (5000 pagine di trascrizioni di conversazioni telefoniche, una talpa, microfoni e un segnale GPS) durante le indagini, che avrebbe dovuto condurre a una sensibile riduzione della pena. L'avvocato aveva chiesto una sanzione massima di tre anni di carcere.

Durante la lettura del verdetto, la presidente del tribunale Muriel Barrelet ha indicato che nella fissazione della pena per i quattro imputati la Corte ha tenuto conto dell'"impatto dell'infiltrazione", non sempre condotta a regola d'arte. Il 51enne, con una vita famigliare e professionale stabili, ha dato prova di "considerevole energia criminale", ha però sottolineato. Per la Corte, l'uomo ha gestito il traffico di 216 chilogrammi di marijuana. Quello di cocaina è invece stato giudicato quantitativamente inferiore a quello descritto dall'accusa.

Il Ministero pubblico, che contro l'uomo aveva chiesto 15 anni da scontare, non esclude a sua volta l'appello. "Non abbiamo la stessa comprensione del diritto in merito a certi punti sollevati dal Tribunale criminale", ha dichiarato la procuratrice Nathalie Guillaume-Gentil Gross ai giornalisti presenti alla lettura del verdetto.

Il secondo accusato, un 58enne kosovaro, è stato condannato a 33 mesi da scontare, da cui va dedotta la detenzione preventiva. Dato che l'uomo ha passato in carcere i due terzi della pena, dovrebbe essere liberato oggi stesso. La procura chiedeva undici anni da scontare.

Il terzo incriminato, 43 anni, pure kosovaro, è stato condannato a un anno sospeso condizionalmente. Guillaume-Gentil Gross auspicava cinque anni dietro le sbarre. Contro il quarto, un italiano di 58 anni, il tribunale ha pronunciato una pena di due anni di prigione sospesi. La procuratrice avrebbe voluto una pena privativa della libertà di otto anni.