Come gli elefanti orfani del Botswana potrebbero far rinascere i mammut

Tra i tanti animali estinti, i mammut, certamente, sono tra i più famosi. E tra i più apprezzati. Lo dimostrano le diverse discussioni, anche piuttosto recenti, mirate a trovare soluzioni per riportare questi mammiferi sulla Terra, dopo più di 4.000 anni. A metà ottobre dello scorso anno, ad avanzare una proposta di de-estinzione era stata la CIA, che si era detta desiderosa di ripopolare il nostro pianeta di esemplari di mammut lanosi e le tigri della Tasmania, sfruttando le sofisticate tecniche di editing del DNA. Di più, a quei tempi, i media statunitensi avevano rivelato che l'agenzia di intelligence americana, in collaborazione con la società controllata In-Q-Tel, avrebbe finanziato l'azienda Colossal Biosciences, impegnata a tutti gli effetti nella ricerca sulla resurrezione di animali estinti. In altre parole, l'intenzione era quella di fare sul serio. Un po' come accaduto, a distanza di qualche mese, con i dodo. Anche in questo caso, la Colossal Biosciences, a febbraio aveva annunciato di aver lanciato un progetto per riportare in vita il simpatico pennuto. Ricevendo finanziamenti da personalità di rilievo, come il produttore esecutivo di Jurassic World, Thomas Tull, o la celebre ereditiera Paris Hilton.
Oggi, a distanza di tempo, la Colossal è tornata a parlare dei suoi progetti. Per la precisione, di quelli inerenti ai mammut. Spiegando come, ancora una volta, grazie all'intelligenza artificiale sarebbe possibile riuscire a riportare in vita questi animali. La novità sta nel metodo utilizzato. Per riuscire nell'intento, si dovrebbero monitorare con l'AI gli elefanti orfani del Botswana. Come? Creando un ibrido geneticamente modificato tra l'elefante e i mammut asiatici, che verrebbe poi introdotto nella tundra artica.
Tra scetticismo e intelligenza artificiale
Senza dubbio, anche stavolta, quello di Colossal Biosciences è un progetto ambizioso. Fin troppo, forse. Gli ostacoli per portare a termine l'obiettivo sono diversi, e non di lieve difficoltà. Per questo non stupisce che, nonostante gli ingenti finanziamenti già ricevuti in sostegno, lo scetticismo scientifico faccia da padrone. Come prima cosa, l'azienda dovrebbe riuscire a creare la sequenza genetica dell'animale estinto. In un secondo momento, dovrebbe riuscire a trovare un modo per fecondare un ovulo e portarne la crescita a termine. In altre parole, anche riuscire a far nascere un piccolo di mammut sarebbe un'impresa. E il peggio, secondo gli esperti, arriverebbe subito dopo. Non ci è dato sapere, infatti, come questi animali riuscirebbero ad adattarsi e a vivere in natura al giorno d'oggi. Ed è proprio qui, però, che entrano in campo gli elefanti orfani del Botswana.
L'esempio della Botswana
Quello che la Colossal intende fare è collaborare con Elephant Havens, una fondazione per la fauna selvatica che si occupa di reintrodurre gli elefanti orfani nel Paese. Un'azione particolarmente complessa e delicata. Da un lato, gli elefanti faticano a inserirsi in un branco selvatico, dall'altro se lasciati da soli possono morire di dolore. Quello della startup, quindi, è un progetto di reintroduzione a lungo termine, che prevede che gli esemplari orfani vengano rilasciati «in modo soft» in un sito recintato di circa 400 ettari per cinque anni, all'interno del quale dovranno imparare gradualmente a sopravvivere senza l'intervento umano.
Da qui, quindi, la Colossal intende prendere esempio. Sfruttando le conoscenze e il know-how della Elephant Havens, e ovviamente, sfruttando le potenzialità dell'intelligenza artificiale.
Nel dettaglio, l'azienda lavorerà per sequenziare i genomi degli orfani di Elephant Havens, che in seguito verranno abbinati alle scoperte fatte grazie all'intelligenza artificiale. Da qui sarà quindi possibile confrontare i geni, e dalle informazioni ricavate si potrebbe capire quali tratti possono essere trasmessi dai singoli elefanti.
Lo scopo ultimo sarà quello di costruire il genoma dell'ibrido mammut-elefante. Ben Lamm, fondatore della Colossal Biosciences, ha rivelato che l'azienda ha già analizzato 54 geni di mammut, identificando quelli che esprimono tolleranza al freddo e mantello ispido. Ora, un team di ricerca si sta occupando di modificare 20 di questi geni in una cellula di elefante asiatico. Con la speranza, quindi, di dare vita all'ibrido che potrebbe riportare, dopo tanti sforzi, i mammut sulla Terra.