Fake news

Come la disinformazione si è nutrita della tragedia turco-siriana

Terremoto e notizie false: come spesso accade nei momenti di crisi, le ore successive alla tragedia sono state caratterizzate da informazioni sporadiche e parziali
© EPA/ERDEM SAHIN
Facta.News
07.02.2023 17:30

Nelle prime ore di lunedì 6 febbraio, una vasta area compresa tra il sud della Turchia e il nord della Siria è stata scossa da un forte terremoto di magnitudo 7.8, con epicentro localizzato nei pressi della città turca di Gaziantep. Il bilancio delle vittime è ancora provvisorio, ma le ultime stime ufficiali parlano di oltre 5mila vittime e un totale di 23 milioni di persone in vario modo coinvolte.

Come spesso accade nei momenti di crisi, le ore successive alla tragedia sono state caratterizzate da informazioni sporadiche e parziali, anche a causa di connessioni Internet interrotte e infrastrutture danneggiate: il terreno di coltura perfetto per la disinformazione, che infatti non ha tardato a sfruttare l’emergenza sismica.

Lo spettro dello tsunami

Tra i contenuti più diffusi sui social media in relazione al terremoto turco ci sono quelli che testimonierebbero un presunto tsunami avvenuto sulle coste della Turchia, ovvero una serie di onde anomale generate dall’evento sismico e in grado di distruggere ampie porzioni di territorio. 

La parola “tsunami” è entrata a far parte del lessico comune a partire dal 26 dicembre 2004, quando un violentissimo terremoto registrato nell’Oceano Indiano provocò onde alte fino a 15 metri, che abbattendosi sull’Indonesia causarono fino a 230 mila vittime. Secondo alcuni filmati circolati in Rete tale fenomeno avrebbe interessato anche la Turchia e la Siria, che dopo il terremoto del 6 febbraio sarebbero state colpite anche da un distruttivo maremoto.

Il sisma registrato nelle scorse ore ha in realtà generato onde di piccole e medie dimensioni, ma niente di paragonabile a quanto si vede nei filmati circolati online, che provengono infatti da altri contesti. In particolare, sono state riutilizzate clip provenienti dall’isola di Honshū, in Giappone, dove l’11 marzo 2011 uno tsunami aveva provocato 15 mila vittime, e quelle di una forte tempesta che il 12 marzo 2017 si era abbattuta sulla città costiera di Durban, in Sudafrica.

L’eventualità di uno tsunami è stata effettivamente valutata in relazione al terremoto in Turchia, ma dalle autorità italiane, che il 6 febbraio hanno diramato un’allerta per possibili onde di maremoto, salvo poi revocarla nel giro di poche ore.

Palazzi crollati (o presunti tali)

La disinformazione ha funzionato anche nel modo inverso, cioè negando che alcune notizie vere si siano verificate. Ad esempio, nelle ore immediatamente successive agli eventi turco-siriani è diventata virale una clip di pochi secondi, una testimonianza della forza distruttrice del terremoto. Si tratta di un breve video che testimonia il crollo di un edificio. Secondo alcuni utenti, però, non sarebbe autentico.

Ma analizzando le insegne dei negozi mostrati nel filmato e consultando i media locali si può geolocalizzare con esattezza la sua posizione e verificare l’autenticità del contenuto. Il palazzo crollato in pochi secondi si trovava infatti su viale İpekyol, nella città di Şanlıurfa (Turchia), una delle più colpite dal sisma del 6 febbraio. Attraverso Google Street View è addirittura possibile vedere come si presentava la zona a ottobre 2022.

Al contrario, sui social media si è rapidamente diffuso il video di un palazzo che si sgretola in lontananza, registrato in una strada trafficata. Come si può verificare dalle targhe visibili nel filmato stesso, il video è stato registrato nel 2022 a Jeddah, in Arabia Saudita.

Vuoi inviarci una segnalazione? Scrivici all'indirizzo e-mail [email protected] o al numero WhatsApp 079 596 64 11, analizzeremo le notizie inviate dai lettori e contribuiremo insieme ad un’informazione di qualità.

In questo articolo: