«Con il riscaldamento globale ci saranno più infezioni in mare»

La crisi climatica rischia di mettere a repentaglio le nostre estati. Non solo per le temperature sempre più roventi, ma anche rendendo il mare un luogo più inospitale. Uno degli effetti del riscaldamento globale potrebbe infatti essere l'aumento di batteri pericolosi per l'uomo nelle acque marine.
Un esempio concreto arriva dagli Stati Uniti, dove secondo i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), a causa del riscaldamento delle acque marine, sono diventate più frequenti le infezioni da Vibrio vulnificus.
Il Vibrio vulnificus è un batterio che può contaminare naturalmente molluschi o pesci e provocare infezioni potenzialmente letali, se ingerito. Può però infettare anche le ferite attraverso l'esposizione all'acqua di mare contaminata. In questi casi può causare un'infezione profonda che può portare alla necrosi dei tessuti: per questa caratteristica viene chiamato batterio «mangia-carne».
Secondo i Cdc negli USA si contano annualmente circa 150-200 casi di infezioni di Vibrio vulnificus, un quinto dei quali letali. Negli ultimi anni, tuttavia, come conseguenza del riscaldamento dei mari, le infezioni, prima localizzate soprattutto negli stati meridionali affacciati sul golfo del Messico, si stanno diffondendo anche più a Nord. Dal 1988 e il 2018 le infezioni negli stati orientali sono aumentati di otto volte e si stima che l'estensione geografica del batterio si stia ampliando verso nord a un ritmo di 48 km ogni anno.
Il fenomeno non riguarda solo gli USA. «Il Mediterraneo è tra i mari che si stanno riscaldando più rapidamente», spiega Gianluca Corno, primo ricercatore all'Istituto di Ricerca sulle Acque (Irsa) del Consiglio nazionale italiano delle ricerche (Cnr) di Verbania, che spiega come i batteri si giovino del riscaldamento delle acque. «I batteri patogeni hanno temperature ottimali di crescita che in genere sono superiori a quelli tradizionali dell'acqua di mare e soffrono quando questa diventa fredda. L'innalzamento medio delle temperature e il mancato raffreddamento delle acque gioca a loro favore».
In tal modo molti microrganismi si stanno espandendo. Vibrio vulnificus potrebbe essere tra questi, «tuttavia resta un patogeno rarissimo», precisa il ricercatore che spiega che le aree più sensibili alla proliferazione dei batteri sono quelle in cui «il riscaldamento è affiancato da un più forte impatto antropogenico, dato che la presenza e l'attività dell'uomo comportano una grande produzione di patogeni».
La proliferazione dei batteri nelle acque marine potrebbe essere però solo la punta dell'iceberg. Uno studio pubblicato recentemente su Nature Climate Change ha stimato che il 58% delle infezioni umane è stato a un un certo punto aggravato da eventi climatici. Per non parlare dei rischi di future pandemie: secondo una ricerca pubblicata su Nature, nei prossimi 50 anni, a causa del cambiamenti climatici e dell'impatto dell'uomo sull'ambiente, ci saranno oltre 15 mila «incontri» che potranno generare un salto di specie di virus potenzialmente in grado di colpire l'uomo.