Consiglio d'Europa: Berset difende la CEDU

Il Consiglio d'Europa respinge al mittente il messaggio di Italia, Danimarca e altri sette Stati membri sulla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) in particolare in materia migratoria. «In una società governata dallo Stato di diritto, nessun organo giudiziario dovrebbe subire pressioni politiche», dichiara il segretario generale del Consiglio d'Europa, Alain Berset, replicando alla lettera firmata dai governi dei nove Paesi europei. «Le istituzioni che proteggono i diritti fondamentali non possono piegarsi ai cicli politici - secondo Berset -. Se lo fanno, rischiamo di erodere la stessa stabilità che sono state costruite per garantire. La Corte non deve essere usata come arma, né contro i governi, né da loro».
La lettera promossa da Roma e Copenaghen, annunciata ufficialmente nell'incontro tra le premier Giorgia Meloni e Mette Frederiksen, chiede un nuovo dibattito sulla Corte e una riflessione sull'equilibrio tra sicurezza e diritti fondamentali, affermando che la Corte abbia «esteso eccessivamente» l'interpretazione della Convenzione, «limitando la capacità dei governi democratici di adottare misure necessarie a garantire la sicurezza dei propri cittadini». Il tema sarebbe quello delle sentenze che hanno ostacolato l'espulsione di criminali stranieri, quando «la sicurezza delle vittime e della stragrande maggioranza dei cittadini rispettosi della legge dovrebbe avere la precedenza su altre considerazioni».
Berset, però, replica difendendo con forza l'indipendenza della Corte: «Non è un organismo esterno - sottolinea -. È il braccio giuridico del Consiglio d'Europa - creato dai nostri Stati membri, istituito per scelta sovrana e vincolato da una Convenzione che tutti i 46 membri hanno liberamente firmato e ratificato». La Corte di Strasburgo «ha guidato gli Stati europei attraverso minacce all'indipendenza giudiziaria, turbolenze politiche e persino guerre - aggiunge -. È stata una bussola costante» per lo Stato di diritto. Senza dimenticare che la Corte ha avuto un ruolo unico nel giudicare le violazioni dei diritti umani anche «nel contesto della guerra di aggressione russa contro l'Ucraina». «Il dibattito è salutare, ma politicizzare la Corte non lo è».
Oltre a Italia e Danimarca aderiscono alla lettera anche i governi di Austria, Belgio, Lituania, Estonia, Lettonia, Polonia e Repubblica Ceca. In un momento in cui è già acceso il dibattito politico sui flussi migratori e su eventuali riforme a livello nazionale ed europeo, la risposta del Consiglio d'Europa apre dunque un nuovo fronte delicato nei rapporti tra istituzioni europee e governi nazionali. «Il nostro compito - secondo Berset - non è indebolire la Convenzione, ma mantenerla forte e pertinente per garantire che libertà e sicurezza, giustizia e responsabilità siano tenute in equilibrio. Questa è l'eredità che riceviamo. Ed è il dovere che condividiamo».