Copenhagen: la Sirenetta compie 100 anni

COPENAGHEN - Adorata, decapitata, amata, sfregiata: mai una piccola statua di bronzo nata dalla fantasia di uno scrittore e di uno scultore ha racchiuso in sé tanto amore e odio come la Sirenetta di Copenaghen, che venerdì spegnerà 100 candeline tra grandi festeggiamenti.La città si prepara a tributare a questa piccola icona danese le celebrazioni che merita, non fosse altro per la sua capacità di attrarre turisti che, per terra o sulle grandi navi che solcano il porto, non rinunciano a lanciarle uno sguardo un po' innamorato anche se spesso deluso dalla sua piccola taglia (1,65 metri di altezza per 175 kg).Il Comune ha già organizzato una mostra fotografica ed emesso un francobollo, ma venerdì ci sarà l'avvenimento clou con suoni, fuochi, luci e sirene danzanti. La storia della statua che presidia il porto di Copenaghen sul molo Langelinie dal 23 agosto del 1913, è ricca di spunti artistici, leggende, colpi di scena, misteri come si addice ad una creazione della fantasia che di volta in volta è stata fiaba, balletto, musica e scultura e che ha avuto come coprotagonisti birrai, artisti, picchiatelli, attivisti, situazionisti e femministe.Il grande favoliere Hans Christian Andersen se ne può considerare il padre: nel 1837 ne aveva fatto la protagonista di una delle sue fiabe più note descrivendola come la più bella delle sei figlie del re del mare: "Pelle chiara e delicata come un petalo di rosa, gli occhi azzurri come un lago profondo".Ma è con il balletto messo in scena al Royal Theatre di Copenaghen nel 1909 che prende forma l'idea di farne una statua: Carl Jacobson figlio del fondatore della birra Carlsberg, rapito dal personaggio interpretato dalla ballerina Ellen Price, commissiona la statua allo scultore Edvard Eriksen per farne dono alla città.L'artista prende ispirazione dalla Price per la testa e dalla moglie per il corpo, perché la ballerina rifiuta di posare nuda per lui. Nasce Den Lille Havfrue, piccola e aggraziata opera di bronzo che viene posta su blocchi di granito, lo sguardo malinconico rivolto tra porto e terraferma, i capelli composti in una treccia morbida, le gambe nascoste nella coda di pesce.