Correre con la musica nelle orecchie consente prestazioni migliori?

La musica fa bene alla corsa: alcuni scienziati dicono il contrario rispetto a quanto sostenuto per decenni dagli allenatori di atletica ed anche da molti atleti, più o meno professionisti. Certo ci sono nel mondo milioni di podisti dilettanti che mai rinuncerebbero alle loro canzoni preferite, a prescindere dagli effetti cronometrici. Ma qual è la musica che fa correre più veloce e più a lungo?
Il 63% in più
La recente ricerca condotta dall’International Journal of Physiology, Pathophysiology and Pharmacology su un campione di uomini e donne fra i 19 e i 25 anni ha evidenziato una correlazione diretta fra musica e riscontri cronometrici. Di più: chi ascolta musica mentre corre riesce ad allenarsi in media il 63% in più rispetto a chi non la ascolta: 37 minuti e 12 secondi a sessione (si parla di atleti della domenica) contro 22 e 48, senza significative alterazioni della frequenza cardiaca. Un risultato che si salda ad uno studio di Nature Neuroscience, secondo cui la corsa aumenta i segnali degli oppioidi, sorta di antidolorifici naturali, al cervello più dell’ascolto fatto in poltrona: in altre parole la corsa e l’esercizio fisico in generale rendono più ricettivi. E i tapis roulant più avanzati, quelli che costano dai 3.000 franchi in su, hanno già varcato questa nuova frontiera, visto che hanno una funzione che permette di selezionare soltanto la musica che si adatta al nostro ritmo di corsa, massimizzandone risultati e benefici. Detto questo, qual è la migliore musica per correre?
Mille playlist
Spotify, Apple, Deezer, Amazon Music, eccetera, sono piene di playlist dedicate a chi corre, create dalle redazioni, dagli algoritmi e da normali appassionati, in quest’ultimo caso con i gusti personali che diventano decisivi. Per questo sono più interessanti le altre, facendo qualche esempio concreto. La Retro Running di Spotify mette al primo posto Take on me degli a-ha, al secondo Livin’ on a prayer dei Bon Jovi e al terzo Don’t stop me now dei Queen. La Running Hits di Deezer ha invece in vetta Don’t start now di Dua Lipa, davanti a There’s nothing holdin’ me back di Shawn Mendes e Wake me up di Avicii. Podio totalmente diverso per la Running Workout di Amazon Prime Music: I ain’t worried degli OneRepublic, Feel alive di Kamrad e Simply the best dei Black Eyed Peas. E Apple Music? La sua Music Fitness dice Side effect di Alok, All by myself di Alok, Sigala ed Ellie Goulding e Day by day di Frank Walker e Two Feet. Ognuna di queste piattaforme ha poi tantissime sottoplaylist categorizzate per generi musicali e decenni e in mezzo ad un’offerta infinita una cosa è chiara: a livello musicale non esiste la migliore playlist per correre, ognuno sceglie o si crea la sua, ma nelle classifiche di ascolto tanti luoghi comuni vengono ribaltati. Hard rock, dance e rap, ad esempio, che secondo molti sarebbero motivanti, nella realtà vengono usati quanto il pop mainstream.
Sullo smartphone
Quasi più nessuno ha un lettore mp3 dedicato, la nostra musica portatile è tutta dentro lo smartphone. Come ascoltarla evitando di tenerlo in mano mentre si corre? La soluzione più semplice, anche se non elegantissima, è quella del portacellulare da braccio, in cui infilare lo smartphone, ovviamente collegato alle cuffie. Meglio un modello di quelli che ruotano, per chi nemmeno durante la corsa riesce a fare a meno di smanettare e di saltare una canzone dopo dieci secondi di ascolto. Ancora meglio, in questo senso, utilizzare una fascia da avambraccio. Molto meno usato è il marsupio elastico da running, perché non è piacevole sentire il telefono sulla pancia anche se il telefono stesso ne avrebbe dei benefici visto che sta molto più fermo rispetto a come starebbe sul braccio. Il grande incubo del runner che ama la musica è l’auricolare che cade in continuazione, generando ansia e tensione: problema risolvibile con auricolari bluetooth sportivi, se ne trovano di decenti anche a 50 franchi, che si differenziano dagli altri per il gancetto che li tiene attaccati alle orecchie qualsiasi cosa accada.
La migliore
Soltanto a sentire l’espressione «playlist per correre» la maggioranza dei runner appassionati si sente male, considerando la musica accettabile soltanto al chiuso, nella dimensione alienante del tapis roulant. A dirla tutta, la musica è ritenuta indispensabile da due categorie: da chi non ama davvero correre e lo fa soltanto per dimagrire e in generale rimanere in forma, e da chi è già motivato e la usa come extra-motivazione. È anche per questo che è vietata nelle gare, per quella sorta di doping psicologico che crea. Ma tornando alla domanda iniziale, esiste una playlist per correre migliore di altre? Una risposta ha provato a fornirla Costas Karageorghis, della Brunel Universiy di Londra, con un elettroencefalogramma che ha monitorato le onde cerebrali durante la corsa dei soggetti testati, tutti con nelle cuffie un differente tipo di musica. Sintetizzando brutalmente un lavoro durato anni, Karageorghis (fra l’altro consulente di Spotify) e il suo staff hanno messo a punto una playlist coerente con la frequenza cardiaca nelle varie fasi dell’allenamento. Eccola: Chariots of Fire di Vangelis (bpm 70), Gonna Fly Now (quella di Rocky, bpm 97), Search for the hero degli M People (100 bpm), Don’t Stop Moving degli S Club 7 (bpm 117), Don’t Stop the music di Rihanna (bpm 123), Mercy di Duffy (bpm 127), Pump It Up di Danzel (bpm 128), I see you baby dei Groove Armada (bpm 128), Put your hands up for Detroit di Fedde Le Grand (bpm 129). L’idea è quella di cominciare con calma e poi salire di ritmo, ma puntando ad un ritmo costante invece che sugli strappi. Certo non è una playlist da scolpire nella pietra, ma ognuno può sostituire queste canzoni con altre dal ritmo simile. Anche se per molti quello migliore è senza musica, dettato soltanto dal proprio respiro.