L'intervista

Cosa ce ne facciamo della filosofia, nel 2023?

Lo abbiamo chiesto a Marco di Feo, che si occupa di formazione ai richiedenti l'asilo e Filosofia della persona – «La società, in quanto specie umana, è un'adolescente che deve puntare alla fase adulta»
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Jenny Covelli
08.01.2023 17:30

La pandemia. L'inflazione. La guerra. La crisi energetica. I disturbi psichici. La solitudine. In un mondo pieno di problemi e preoccupazioni, perché parlare (ancora) di filosofia? Non è una «materia» superata? La domanda, tra giovani e non, sorge spontanea. E, quasi provocatoriamente, l'abbiamo rivolta a Marco di Feo, milanese che vive e lavora in Ticino, dove si occupa di formazione e coaching per giovani richiedenti l'asilo. E che si occupa, in estrema sintesi, di filosofia e di persone. I suoi principali campi di ricerca sono, neanche a dirlo, l’Ontologia sociale e la Filosofia della persona. «Se mi si domanda se la filosofia oggi, in questa società straordinariamente caratterizzata da progresso tecnologico e scientifico, abbia ancora importanza o rilevanza, rispondo "sì". Anzi, oggi più che mai».

Come spiegare un'affermazione così convinta?

«Per farlo, vorrei ricorrere a una similitudine. Paragoniamo il percorso dell’umanità a quello di un singolo individuo, con quattro fasi: infanzia, adolescenza, fase adulta, vecchiaia. L’umanità, allo stato attuale, si trova nella fase dell’adolescenza. Abbiamo certamente superato la fanciullezza, dove per potersi orientare nel mondo bastavano i comandi di un’autorità superiore, ad esempio quella divina, religiosa, o dove le culture erano dominate dal mito, dall’immaginazione. Poi, siamo entrati nella fase dell’adolescenza. Con il progresso scientifico abbiamo scoperto di poterci muovere in maniera sempre più autonoma, poter decidere di noi stessi in merito al mondo circostante, e abbiamo iniziato a lasciare da parte l’immaginazione fantasiosa del bambino e a ribellarci all’autorità, affermando che abbiamo il diritto di autodeterminarci, scegliere in base alla nostra capacità di fare le cose secondo i nostri scopi».

Non sembra un'immagine molto positiva...

«Il problema dell’adolescenza è che la scoperta e il desiderio dell’autoaffermazione non poggiano ancora su alcuni fondamenti stabili. Manca un ordine di categorie rigorosamente fondato che consenta di interpretare la propria esperienza e il mondo circostante in maniera adeguata. Mancano idee chiare su cosa fare nel mondo e come realizzarlo. È tutto molto vago. Le idee vengono offuscate da quelle forze pulsionali che fanno credere all’adolescente di fare ciò che vuole, mentre in realtà si piega ancora sui propri istinti (basta guardare ai popoli ancora governati da un potere incondizionato e senza misura). All’adolescente manca un “ordine del cuore”, un ordine di valori in base al quale orientare in maniera coerente e stabile le sue azioni».

La filosofia oggi è urgente più che mai per almeno tre ragioni: categorie, idee e valori

Quindi l'umanità è poco più di un bambino...

«L’umanità oggi si trova nella condizione di un adolescente che ha acquisito poteri e possibilità proprie di un adulto, ma non ha ancora raggiunto la fase adulta in quanto a coscienza. Sia a livello di categorie di interpretazione della realtà, sia a livello di idee attraverso le quali trasformarla. Allora, la filosofia oggi è urgente più che mai per almeno tre ragioni: indaga e svela le categorie con cui noi interpretiamo la nostra esperienza e l’esperienza dell’umanità intorno a noi (livello ermeneutico); indaga la genesi e l’adeguatezza delle idee attraverso le quali noi trasformiamo la realtà; indaga e investiga i valori o i non-valori che orientano la nostra trasformazione della realtà. Proprio perché l’essere umano, con il suo progresso, occupa oggi un posto prioritario, la filosofia più che mai dovrebbe essere un esercizio di studio.  Collettivo, nel senso di fonte che alimenta la cultura sociale, e individuale quale strumento di discernimento attraverso il quale ciascuno di noi può fare chiarezza».

Chiarezza su cosa?

«Sulle categorie con le quali interpreta la realtà, sulle idee con le quali vuole realizzare i propri progetti, sui valori in base ai quali vale la pena di vivere e occorre orientare la propria prassi di trasformazione della realtà. Tre dimensioni specifiche della filosofia».

Categorie, idee, valori... può essere più specifico?

«Le categorie sono quell’ordine di concetti che definiscono e costruiscono un complessivo orientamento nella realtà e una complessiva interpretazione della realtà. Ci sono categorie comuni, ma poi ognuno dà forma a una propria struttura di categorie. È questo a fare la differenza. Le categorie sono ciò con cui interpretiamo la realtà, ci orientiamo nella realtà, raccontiamo la realtà, descriviamo noi stessi nella realtà e, quindi, concepiamo la realtà intorno a noi».

Facciamo un esempio?

«Prendiamo la categoria fondamentale della filosofia: quella dell’essere. Il 99,9% delle persone che abitano il pianeta non si pone la questione dell’essere, cosa cioè è possibile annoverare tra ciò che realmente esiste. Tuttavia, ciascuno vive nella realtà avendo una precisa concezione dell’essere. Scomodiamo il materialismo. Il materialismo non è altro che una sorta di orientamento nel mondo in cui la categoria dell’essere si riduce alle cose fisiche che possiamo toccare, manipolare, usare per il nostro benessere. Sono tangibili e ci danno risultati concreti, misurabili, ci consentono di trasformare la realtà concretamente (di solito per poterci stare dentro meglio). Il materialista è completamente concentrato su queste "cose". Quindi, non elabora una categoria spirituale dell’essere, e se si parla di qualcosa che non è tangibile rimane sconcertato. L'amore? "Non esiste, esistono solo soggetti attratti l’uno dall’altro fino a quando l’attenzione non volge altrove". Un altro esempio: il successo, per alcuni, è solo economico e/o professionale. La vita è riuscita se diventa uno strumento per accumulare ricchezze. Questo è un altro modo di vivere la realtà secondo una categoria che non considera ipotesi di trascendenza».

Cosa si intende, invece, con idee?

«Le idee sono quel tipo "particolare" di categoria con la quale non interpretiamo la realtà, ma la trasformiamo. L’idea può essere un progetto, uno scopo, un modello. Ed è strettamente collegata alla nostra concezione ontologica della realtà, dell’essere. Tornando al materialista, le sue idee di trasformazione della realtà avranno a che fare con cose pratiche, un profitto da realizzare. Tra i suoi scopi non ci sarà quello di maturare una dimensione spirituale, ad esempio di tipo religioso o intellettuale-filosofico, perché equivarrebbe a perdere tempo. Categorie e idee sono anche veicolo di determinati tipi di valori, in modo più o meno consapevole».

E i valori?

«Se ho dei riferimenti stabili di carattere valoriale, maturerò idee indirizzate al rispetto e alla promozione di questi valori. Interpretando la realtà in un certo modo, e maturando determinate idee, vado a organizzare l’ordine dei valori dentro di me. In base a ciò che io credo, oriento la mia azione. In base a come agisco, modifico il mio modo di posizionarmi nel mondo».

Se la società non passa dalla fase adolescenziale a quella adulta, è destinata a estinguersi

Torniamo all'umanità-adolescente. Pensa che sarà in grado di raggiungere l’età adulta?

«È bene partire da un principio: non è affatto scontato che, poiché ci troviamo in uno sviluppo di crescita, arriveremo alla fase adulta. Il raggiungimento dell’"adultità" non è un processo meccanico e necessario, ma dipende dal percorso di maturazione della persona. Se il soggetto compie determinati passi di maturazione relativamente al proprio ordine di categorie, idee e valori, allora diventa una persona adulta che sa cosa vuole e come realizzarlo. Ci sono persone che raggiungono l’età della vecchiaia rimanendo adolescenti, come pure giovani che hanno i tratti di un adulto maturo. Che la nostra specie raggiunga l’età adulta a livello di coscienza collettiva non è pertanto un fatto ovvio. Per fortuna ci sono tanti individui che, singolarmente, sono esempi di maturazione straordinaria. Ma il passaggio alla maturazione dell'umanità dev’essere collettivo. Altrimenti si rischia, così come nella parabola evangelica, di essere come un branco di porci i quali, posseduti dal demonio, si precipitano da un burrone e affogano nell'acqua. Tra questi ci sono anche esemplari non posseduti che, tuttavia, da soli non riescono ad arginare la massa che si getta nella voragine, ponendo fine alla sua esistenza».

Come si realizza una maturazione collettiva, dunque?

«Bisogna farlo a livello culturale. Attraverso il contributo che ciascuno di noi dà alla cultura, affinché sia un luogo di educazione, di custodia di categorie, idee e valori che ci possono portare a un rapporto più consapevole, più responsabile, con la realtà. Non solo come individui, ma come collettività».

...Utopia?

«Non lo so, per la nostra specie mi auguro di no. Se il singolo individuo, tutto sommato, non diventa una persona adulta e rimane un adolescente, il danno o il mancato compimento rimane personale, individuale. Ma la questione è diversa a livello globale. Se non alimentiamo culture adulte, consapevoli, responsabili, il nostro destino è ahimè segnato. E, probabilmente, se non giungiamo al più presto e con determinazione all’età adulta, alla maturazione di un’identità adulta, non ci arriveremo neanche anagraficamente. Saremmo destinati a estinguerci. Un adolescente che dispone di straordinarie possibilità ma non le sa gestire per il proprio bene,  è come quello che, senza patente, si mette al volante di una Ferrari, a 400 km/h. Prima o poi, inevitabilmente, andrà a schiantarsi contro un palo o un muro. Non è questa la fine che l'umanità dovrebbe fare. Io, nel mio piccolo, mi auguro che anche la filosofia e coloro che la coltivano possano dare un contributo a questa maturazione identitaria indispensabile per la specie umana».

Libro in uscita nei prossimi giorni. 
Libro in uscita nei prossimi giorni. 

Marco di Feo, è membro del Centro Ricerca "Persone" dell'Università Vita-Salute San Raffaele come cultore della materia in Ontologia sociale e Filosofia della persona. Negli anni partecipa a diverse conferenze, in Europa e negli Stati Uniti, e pubblica articoli su riviste accademiche specializzate. Ha conseguito il dottorato di ricerca nel 2021 con una tesi dal titolo Nessuno escluso. Ontologia dell'integrazione e fenomenologia dei processi di integrazione sociale. Questo testo è accessibile in versione open access qui