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Cosa sta succedendo in Kosovo?

Albin Kurti ha stigmatizzato «l'attacco terroristico» nel nord del Paese, nei pressi del monastero serbo ortodosso di Banjska, da parte di «professionisti del crimine, mascherati e pesantemente armati» – Vucic: «L'unico responsabile di quanto accade è lui, è solo lui a volere gli scontri e la guerra»
© KEYSTONE (Kosovo Police via AP)
Red. Online
24.09.2023 22:15

Torna a salire la tensione nel nord del Kosovo, dove vengono segnalati scontri a fuoco tra polizia e uomini armati. Nella notte un agente di polizia è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti nella zona di Banjska. Ingenti unità di polizia hanno bloccato strade e incroci sensibili della zona. I media di Pristina hanno riferito per tutta la giornata di sporadiche sparatorie.

La tensione interetnica tra albanesi e serbi nella regione è tornata a salire già da qualche mese preoccupando la comunità internazionale, con l'ONU che parla di una nuova grave crisi nei Balcani. «Le sparatorie contro la polizia continuano. Condanniamo tale attacco criminale e terroristico. Si tratta di crimini sostenuti e organizzati dalla Serbia che aggredisce il nostro Paese. Invito loro ad arrendersi», ha scritto il premier kosovaro Kurti su X, aggiungendo che circa trenta uomini armati si sono rifugiati in un monastero serbo ortodosso a Banjska.

Analoga condanna da parte della presidente Osmani che ha parlato apertamente di «aggressione della Serbia nei confronti del Kosovo», sollecitando il sostegno degli alleati occidentali negli sforzi di Pristina per «imporre legge e ordine e preservare la sovranità in ogni parte del Kosovo».

I media locali, nel pomeriggio, hanno riferito di un incontro in corso a Pristina fra il premier Albin Kurti e gli ambasciatori dei paesi del gruppo Quint (USA, Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia).

«Tre gli aggressori armati» sono uccisi negli scontri, ha reso noto la polizia. In un comunicato le autorità di Pristina aggiungono che sono stati arrestati uno degli aggressori e altre quattro persone sospette trovate in possesso, nel villaggio di Rudare, di apparecchiature per le comunicazioni radio e ritenute apparentemente in contatto con gli aggressori. È stata inoltre trovata e sequestrata una notevole quantità di armi e munizioni e attrezzature di varia natura nei pressi del monastero serbo ortodosso di Banjska. «Confermiamo l'uccisione di altri due attaccanti che erano mascherati, indossavano uniformi ed erano pesantemente armati», ha reso noto il comunicato della polizia che in precedenza aveva dato notizia dell'uccisione di uno degli aggressori. Un altro poliziotto, ha aggiunto il comunicato, ha riportato ferite non gravi.

La polizia ha pure sottolineato che la situazione nella zona degli scontri resta molto tesa, e che proseguono gli attacchi e le sparatorie ai danni delle pattuglie di polizia kosovara.

«Un fatto di terrorismo e un attacco all'ordine costituzionale»

In serata, il ministro dell'interno del Kosovo Xhekak Svecla ha fatto sapere che unità speciali della polizia kosovara sono entrate nel monastero serbo ortodosso di Banjska, ponendo fine all'azione del gruppo armato, confermando l'uccisione di tre aggressori e l'arresto di altri sei. I responsabili del monastero hanno confermato che in serata la situazione si era calmata. Alcuni media a Pristina riferiscono che una parte del gruppo di uomini armati è sfuggita alla cattura rifugiandosi sulle montagne della zona.

Stando a Svecla una cinquantina di persone, comprese decine di fedeli e pellegrini che si trovavano nel monastero, sono state condotte a una stazione di polizia a Mitrovica sud, per effettuare controlli di sicurezza, compresi test per la paraffina. Il ministro ha parlato di «preparativi per attacchi in massa contro le forze di polizia e le istituzioni kosovare». Si tratta, ha detto, di «una formazione terroristica composta da vari gruppi criminali». La procura del Kosovo ha fatto sapere che il caso viene trattato come un fatto di terrorismo e un attacco all'ordine costituzionale. Condanna dell'attacco armato odierno contro la polizia kosovara è giunta anche dai responsabili del noto monastero di Veliki Decani, nell'ovest del paese.

L'incontro fallimentare e le parole di Vucic

Un'esplosione di tensione che annulla ancora una volta tutti gli sforzi negoziali e di mediazione, l'ultimo dei quali è stato l'ennesimo fallimento del nuovo faccia a faccia di dieci giorni fa tra il presidente serbo Aleksandar Vucic e il premier kosovaro Albin Kurti. In un'intervista rilasciata al Guardian, prima delle violenze scoppiate stanotte, il premier del Kosovo aveva dichiarato: «I colloqui tra Kosovo e Serbia, promossi dall'UE, sono diventati così unilaterali da essere giunti a un punto morto». Kurti sostiene che la continua instabilità ha reso la regione «un campo da gioco per i giochi geopolitici della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese». Il premier ha descritto l'ultimo incontro fallito del 14 settembre tra lui e il presidente serbo Aleksandar Vucic come «una debacle» e ha affermato che l'inviato speciale dell'UE Miroslav Lajcak ha «perso la neutralità». Secondo Kurti, l'inviato non ha comunicato ai kosovari la posizione negoziale scritta della Serbia prima dell'incontro e l'ha presentata solo dopo la fine dei colloqui, sostenendo che il documento era vecchio di oltre sei mesi. «Non si può andare avanti con questo metodo». Inoltre, ha accusato Vucic di avergli rivolto insulti durante i colloqui, cosa che, a suo dire, è diventata un evento regolare senza che i mediatori facciano alcuno sforzo per fermarlo.

La KFOR ha fatto sapere di «monitorare da vicino la situazione», con «truppe presenti nell'area, pronte a rispondere se necessario». Ferme condanne degli scontri sono giunte dai mediatori UE Josep Borrell e Miroslav Lajcak.

Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha questa sera condannato l'uccisione di un poliziotto kosovaro in scontri la notte scorsa con serbi armati nel nord del Kosovo, sottolineando tuttavia che tutto ciò è il frutto della politica di «terrore» e persecuzione del premier Albin Kurti nei confronti della popolazione serba locale. Parlando in una conferenza stampa, Vucic ha detto che nulla può giustificare l'uccisione di un agente di polizia, ma che la situazione per i serbi è divenuta insostenibile, cosa di cui mette in guardia da tempo. «L'unico responsabile di quanto accade in Kosovo è Albin Kurti, è solo lui a volere gli scontri e la guerra. Il suo più grande desiderio è di spingerci a scontraci con la NATO», ha detto scuro in volto.

Secondo Vucic, la notte scorsa la polizia kosovara è intervenuta per rimuovere una «barricata» e un blocco stradale attuato dai serbi «esasperati» con due camion lungo una strada nella località di Banjska. Si è presto arrivati allo scontro. Il presidente serbo ha quindi rivolto un appello alla comunità internazionale a moltiplicare gli sforzi e le pressioni su Pristina affinché venga «finalmente» creata la Comunità delle municipalità a maggioranza serba in Kosovo, prevista da un accordo del 2013, e per fare in modo che la polizia nel nord del Kosovo sia costituita da serbi. «Questo è l'unico modo per evitare che i serbi vengano espulsi dalle loro terre d'origine, e che non vi siano più scontri e incidenti», ha affermato il presidente, che ha al tempo stesso invitato la popolazione serba a mantenere la calma e a evitare altri eccessi. Ma su quanto accaduto, ha voluto precisare che, a suo dire, l'intervento contro i serbi sarebbe stato intenzionale e a lungo preparato. «In un'ora e venti minuti hanno radunato 460 agenti della polizia speciale kosovara». E ha poi concluso con le sue rivendicazioni: «Mai riconosceremo un Kosovo indipendente. Ci potete fare qualsiasi cosa, ma la Serbia non riconoscerà mai un Kosovo indipendente», una «creatura orribile da voi (l'Occidente, ndr.) prodotta con il bombardamento della Serbia e con tutte le menzogne possibili». La Serbia, ha aggiunto, è sempre pronta a negoziare, ma «il riconoscimento del Kosovo ve lo potete scordare».

La condanna svizzera

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha condannato duramente l'attacco «infame» nei confronti della polizia kosovara e ha lanciato un appello alla calma e alla moderazione. «Gli autori di quest'atto di violenza dovranno renderne conto».

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