«Così abbiamo trovato un compromesso per ridurre i dazi»

Come diversi imprenditori attivi tra il Ticino e la Lombardia, anche Massimo Morlotti, CEO della Astes4 di Balerna, Group Company di Mitsubishi Electric, lo scorso settembre è partito per gli Stati Uniti. Un passaggio quasi obbligato per tentare di uscire dal pantano in cui l’industria svizzera si è ritrovata a causa dei dazi americani.
«Ai primi di luglio avevamo concordato con il nostro distributore americano ordini per 2 milioni di euro», spiega il direttore generale. «Poi, ad agosto si è bloccato tutto». Impossibile, a queste condizioni, andare avanti. Sulla commessa da 2 milioni, la barriera doganale avrebbe comportato un aggravio di 800 mila euro. Troppo per pensare di restare competitivi. «Così, siamo partiti per Chicago per cercare un compromesso con il nostro distributore». Un passaggio quasi obbligato – si diceva – soprattutto per un’azienda come la Astes4 che, nel 2024, ha esportato negli Stati Uniti il 45% della propria produzione, pari a circa il 30% del fatturato annuo, ossia 15 milioni.
Correre ai ripari
Tra le opzioni sul tavolo dell’azienda di Balerna ci sarebbe la possibilità di trasferire parte dell’assemblaggio finale in Italia, così da ottenere l’origine europea del prodotto e beneficiare di un dazio molto più favorevole rispetto a quello applicato alla Svizzera. «In queste condizioni, il distributore americano sarebbe disposto ad assumersi una parte dei dazi», spiega Morlotti. La produzione - rassicura il dirigente - rimarrebbe a Balerna dove vengono impiegati una sessantina di dipendenti. «È stato un mese di agosto piuttosto movimentato, ma ora, per quanto il contratto con il distributore americano non sia stato ancora firmato, abbiamo un piano per reagire senza dipendere da ipotetici accordi fra Svizzera e USA».
Rallentamento e prospettive
Più in generale, di fronte alle prospettive economiche di questi mesi Morlotti non nasconde una certa preoccupazione: «Se mi avesse fatto questa domanda a giugno, avrei risposto che siamo in ripresa. Poi, dopo le vacanze, si è fermato ancora tutto». Le difficoltà principali, spiega Morlotti, sono legate ad un’economia che fatica a riprendersi e che, soprattutto, sconta un periodo di forti incertezze, a cominciare da quelle geopolitiche. «In questo contesto, le aziende investono meno, soprattutto in un settore come l’automazione che rappresenta uno strumento per finalizzare la produzione». Italia, Stati Uniti, Giappone, Benelux e Germania sono i primi cinque mercati della Astes4 di Balerna. «Operando nel campo dell’automazione industriale, i nostri prodotti sono destinati principalmente ai mercati più sviluppati, dove il costo della manodopera è elevato», spiega Morlotti. In questi contesti, investire nell’automazione risulta spesso più conveniente che aumentare il personale. Al momento, l’azienda, acquisita nel 2018 dal Gruppo giapponese Mitsubishi Electric, non ha subito un calo degli ordinativi. «Dal 2021 al 2023 siamo cresciuti del 50%, lo scorso anno abbiamo mantenuto la cifra d’affari e quest’anno prevediamo di migliorarci ulteriormente». Gli ordinativi sono assicurati fino a febbraio-marzo, spiega ancora il dirigente, il quale si dice comunque soddisfatto della tenuta soprattutto se comparata all’andamento di altri gruppi concorrenti che solo nel 2024 hanno perso circa il 20% del fatturato.
La corsa all’innovazione
«È dura», ammette. Finora, l’azienda di Balerna è riuscita a restare al passo grazie all’elevato livello di innovazione portato sul mercato internazionale. «Oggi posso dire con orgoglio che siamo stati tra i precursori dell’automazione applicata alle macchine di taglio laser. Ed è proprio per questo che un grande gruppo come Mitsubishi Electric ha scelto di acquisire la nostra realtà, una piccola impresa nata nel 2013». Ma è guardando al futuro, anche prossimo, che Morlotti nutre qualche timore: «Oggi i grandi gruppi stanno sviluppando le proprie tecnologie investendo ingenti risorse per migliorare i processi di automazione e integrarli con l’intelligenza artificiale». Il vantaggio tecnologico di cui l’azienda di Balerna ha goduto finora tenderà, con il tempo, a ridursi, e questo è un rischio che deve essere preso seriamente in considerazione: «Il mio grande timore è che altri possano sviluppare un prodotto più innovativo e meno costoso. In quel caso faremmo la fine delle macchine fotografiche a pellicola con l’avvento delle macchine digitali». La corsa all’innovazione insomma non può fermarsi. Anche in Ticino, dove – conclude Morlotti – «siamo confrontati con un altro grande problema: l’erosione di personale qualificato. Tutti i nostri dipendenti provengono dall’Italia: circa la metà è laureata, mentre gli altri possiedono un diploma o una laurea breve. Con il nuovo accordo fiscale, però, reclutare personale qualificato è diventato molto più difficile, anche perché in Ticino figure con le competenze che cerchiamo sono praticamente introvabili».