Così l'Europa si stringe attorno a Zelensky

«Disastro evitato: Trump non ci ha venduti». Poco dopo il vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin, a Kiev si respirava un certo sollievo: il temuto «grande accordo» tra i due presidenti, con la prospettata cessione di terre ucraine, non si era concretizzato. È bastata una manciata di ore - e le poche informazioni emerse sulle discussioni andate in scena ad Anchorage - per ribaltare la percezione della popolazione ucraina.
Preoccupazioni
Certo, non serviva un occhio allenato per notare, già all'arrivo di Putin alla base militare di Elmendorf, segnali quantomeno preoccupanti per Kiev. Tappeto rosso, applausi e strette di mano hanno accolto Putin in Alaska. Da tempo, Kiev insiste su un cessate il fuoco come passo preliminare per negoziati che portino a una pace duratura. Per certi versi, dunque, il fatto che l'incontro tra i due leader sia avvenuto nel bel mezzo di nuovi bombardamenti sul territorio ucraino, evidenzia come Mosca sia riuscita a imporre, già sul quadro del summit, la propria visione.
Secondo fonti ucraine citate dall'Economist, l'amministrazione Trump ha sostanzialmente abbracciato l'approccio «tutto o niente», utile più a Mosca che a Kiev, facile da sabotare e funzionale a massimizzare concessioni a favore dell'invasore.
La questione territoriale
La parte più delicata resta quella territoriale. Le mire di Putin per il Donbass, emerse già nei giorni precedenti il summit, sono state confermate ad Anchorage. Putin avrebbe chiesto il ritiro ucraino dalle aree ancora controllate di Lugansk e Donetsk, oggi tra i fronti più fortificati, in cambio della restituzione di porzioni marginali di territorio a Sumy e Kharkiv e di una stabilizzazione delle linee in Zaporizhzhia e Kherson. Un compromesso che, secondo analisti ucraini, rafforzerebbe la posizione russa e lascerebbe aperta la possibilità di future offensive.
La divisione
Dopo anni di sacrifici, l’opinione pubblica ucraina non rifiuta un certo pragmatismo. Sondaggi recenti, citati dal settimanale britannico, indicano che una maggioranza accetterebbe la perdita de facto dei territori già occupati in cambio di garanzie di sicurezza solide dall’Occidente. Ma resta un rifiuto netto ad ulteriori concessioni. Secondo Anton Hrushetskyi, direttore del Kyiv International Institute of Sociology, meno di un quinto degli intervistati approverebbe scambi territoriali sul modello discusso ad Anchorage. Secondo l'Economist, che cita un ufficiale dell’intelligence ucraina, Washington starebbe sottoponendo Kiev, in modo «incredibilmente aggressivo», a pressioni per nuove rinunce. L’interesse russo è evidente: ottenere il massimo in cambio di concessioni limitate, dalla rimozione delle sanzioni alla restituzione dei beni congelati fino alla riapertura dei mercati energetici. Più difficile da spiegare, sostiene la fonte, è il motivo per cui Trump sembri assecondare apertamente le richieste di Putin.
L'Europa
Certo, Trump sembrerebbe intenzionato a ottenere un accordo rapido. Secondo indiscrezioni raccolte da Axios, il presidente USA vorrebbe tenere già la prossima settimana un incontro trilaterale con Putin e Zelensky. Domani, il presidente ucraino raggiungerà Washington per un primo incontro alla Casa Bianca, dopo il disastroso meeting di febbraio durante il quale erano volati gli stracci. Questa volta, tuttavia, l'Europa intera è con Zelensky. Letteralmente. Von der Leyen, Merz, Macron, Meloni e tanti altri leader del Vecchio continente raggiungeranno la capitale statunitense per sostenere il presidente ucraino. «È fondamentale che l'Europa sia unita oggi come lo era all'inizio, come lo era nel 2022 quando è scoppiata la guerra su vasta scala. Questa unità contribuisce davvero al raggiungimento di una pace reale e deve rimanere forte», ha detto Zelensky a Bruxelles nel corso di una breve conferenza stampa. «Abbiamo bisogno di garanzie si sicurezza che funzionino nella pratica, come l'articolo 5 della NATO», ha aggiunto, precisando che «la Russia non può dare garanzie di sicurezza. È importante che l'America accetti di collaborare con l'Europa per fornire garanzie di sicurezza all'Ucraina. Siamo molto grati agli Stati Uniti e al Presidente per questo segnale, che è importante per tutti in Europa. Si tratta di un cambiamento significativo, ma non ci sono dettagli su come funzionerà e quale sarà il ruolo dell'America, quale sarà il ruolo dell'Europa, cosa potrà fare l'UE. Questo è il nostro compito principale. Abbiamo bisogno che la sicurezza funzioni nella pratica come l'articolo 5 della NATO e consideriamo l'adesione all'UE parte integrante delle garanzie di sicurezza». Finora - ha aggiunto ancora il presidente ucraino - «la Russia non ha dato alcun segnale che il trilaterale avrà luogo e, se la Russia dovesse rifiutare, saranno necessarie nuove sanzioni».