L'analisi

Crescita mondiale ancora frenata da dazi americani e geopolitica

Secondo il Fondo monetario internazionale l'economia globale sta inevitabilmente proseguendo nel suo graduale rallentamento - Per gli Stati Uniti ora è prevista una netta perdita di velocità su base annua, l'Europa nel suo complesso dovrebbe registrare un passo lento
©Matt Slocum
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
20.10.2025 06:00

Prosegue il rallentamento dell’economia mondiale, sotto il peso delle tensioni geopolitiche e dell’onda di protezionismo che ha al suo centro i dazi americani. Il World Economic Outlook con i dati e le previsioni del Fondo monetario internazionale (FMI), pubblicato nei giorni scorsi, da un lato indica la resilienza di gran parte delle economie, che sta limitando il rallentamento ed evitando una recessione, ma dall’altro conferma che la frenata della crescita sta continuando ed è destinata ad accentuarsi se il quadro internazionale sarà ancora caratterizzato in larga misura da una geopolitica pesante e da un protezionismo ampliato.

Emergenti e avanzati

Secondo l’FMI il Prodotto interno lordo mondiale è salito del 3,3% nel 2024 e dovrebbe salire del 3,2% nel 2025 e del 3,1% nel 2026. Nel 2022 l’aumento fu del 3,8% e nel 2023 del 3,5%; la graduale erosione del tasso di crescita è abbastanza evidente. A consentire di rimanere sopra il 3%, seppur di poco come si vede, sarà ancora una volta una parte dei maggiori Paesi emergenti. Nel gruppo di testa ci sono la Cina che, pur in rallentamento anch’essa, nel citato triennio 2024-26 dovrebbe registrare comunque 5%, 4,8% e 4,2%, e l’India che dal canto suo dovrebbe ottenere 6,5%, 6,6%, 6,2%. Più contenuta la crescita annua per un altro Emergente come il Brasile (tra il 2% e il 3% circa) e ancor più per la Russia, che ha invaso l’Ucraina e che secondo molti esperti ha ora una sorta di economia di guerra, con aumenti del Prodotto interno lordo che dovrebbero scendere dal 4% all’1% circa.

La situazione è abbastanza complicata nell’ambito delle economie avanzate, che non potrebbero avere in ogni caso gli stessi tassi di crescita di economie emergenti ma che ora si trovano in una fase di particolare rallentamento. A cominciare dagli Stati Uniti, che secondo il Fondo monetario internazionale dovrebbero passare dalla crescita del 2,8% nel 2024 a quelle del 2% nel 2025 e del 2,1% nel 2026; se così sarà, per la prima economia mondiale si verificherà una frenata consistente, a conferma del fatto che i dazi varati dal presidente Donald Trump fanno certo male a chi li subisce ma anche, e a quanto pare non poco, agli Stati Uniti che li stanno attuando. In Europa, il Regno Unito ha una crescita contenuta ma dovrebbe tenere meglio di altri: 1,1% nel 2024, 1,3% nel 2025, 1,3% nel 2026. In Asia, il Giappone dovrebbe continuare con il suo passo molto lento, seppur con qualche relativo miglioramento: 0,1% nel 2024, 1,1% nel 2025, 0,6% nel 2026.

L’area dell’euro

L’Eurozona nel suo insieme dovrebbe passare dallo 0,9% del 2024 all’1,2% nel 2025 e all’1,1% nel 2026; una lieve schiarita, nel quadro però di una crescita che rimane nel complesso frenata. Interessante è vedere anche l’andamento delle singole cinque maggiori economie dell’area dell’euro, in ordine di dimensione. La Germania, prima, dovrebbe uscire dalla recessione (-0,5% nel 2024), con una crescita però molto contenuta nel 2025 (0,2%) e con una ripresa certo non forte ma un po’ meno magra nel 2026 (0,9%). La Francia, seconda, dovrebbe procedere a velocità ancora abbastanza ridotta, con questa serie: 1,1% l’anno scorso, 0,7% quest’anno, 0,9% il prossimo.

Per l’Italia, terza, che pure sta usufruendo di una quota da circa 200 miliardi di euro del Recovery Fund dell’Unione europea, la crescita secondo il Fondo monetario internazionale resterà comunque molto moderata: 0,7% nel 2024, 0,5% nel 2025, 0,8% nel 2026. La Spagna, quarta, dal canto suo ha invece una crescita nettamente più consistente, seppure anch’essa con rallentamenti in vista; questa la serie indicata dall’FMI per l’economia iberica: 3,5% nel 2024, 2,9% nel 2025, 2% nel 2026. L’economia dei Paesi Bassi, quinta nell’Eurozona, adesso si difende meglio di altre ma per il Fondo monetario internazionale non potrà evitare a sua volta un rallentamento: 1,1% l’anno scorso, 1,4% quest’anno, 1,2% il prossimo.

La Svizzera

Per la Svizzera l’FMI indica un rallentamento soprattutto per quest’anno, con una ripresa, seppur non grande, il prossimo. Nel World Economic Outlook i numeri della Svizzera per le crescite nel triennio 2024-26 sono questi: 1,4% l’anno scorso, 0,9% quest’anno, 1,3% il prossimo. Aumenti moderati del Prodotto interno lordo, con punto più basso nel 2025. In parte diversi sono dati e previsioni resi noti dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) nei giorni passati. Questa la serie indicata dalla SECO (al netto degli eventi sportivi): 1,2% nel 2024, 1,3% nel 2025, 0,9% nel 2026. Dunque secondo Berna il rallentamento maggiore per l’economia elvetica non ci sarà quest’anno, bensì il prossimo. L’andamento complessivo del triennio è simile a quello delineato dall’FMI, ma con una tempistica differente.