Hockey

Da Natale a Carnevale, gioie e dolori di Lugano e Ambrì Piotta

Delle otto squadre in lotta per playoff e play-in, bianconeri e biancoblù sono quelle con la media punti più bassa tra le due soste – Entrambe sono in corsa per gli obiettivi stagionali, ma attenzione alle situazioni speciali
Il bianconero Arcobello e il biancoblù De Luca: un veterano e un giovane in evidenza. ©CdTGabriele Putzu
Flavio Viglezio
06.02.2024 06:00

Il campionato va in pausa con ZSC Lions, Friburgo e Zugo già qualificati ai playoff. I Tori non ancora matematicamente, ma è solo una formalità. In fondo alla classifica Rapperswil e Kloten si daranno battaglia fino all’ultimo per evitare lo spareggio con il già condannato Ajoie. E poi? Beh, poi ci sono ben otto squadre – dal Losanna quarto al Langnau undicesimo – in piena lotta tra il sogno di accedere direttamente ai giochi per il titolo o la speranza di centrare l’obiettivo play-in. Un ginepraio dal quale è difficilissimo districars. Per cercare di capirne un po’ di più, andiamo ad analizzare il cammino delle otto formazioni coinvolte da Natale ad oggi, fermo restando che il trend può fornire solo indicazioni parziali. Lo sprint finale si annuncia insomma appassionante.

Volano Bienne e Davos

Tra Natale e Carnevale le formazioni che fanno parte del mucchio selvaggio hanno disputato tre le 10 (Davos) e le 13 partite (Langnau). Il Lugano è pure sceso in pista 13 volte, l’Ambrì Piotta 12. A cambiare marcia in questo periodo – e a complicare di riflesso il cammino di bianconeri e biancoblù – sono stati soprattutto Bienne (1,9 punti a partita) e Davos (1,7). Il Losanna ha mantenuto un passo deciso (1,60 punti a partita), seguito da Berna (1,5), da un Langnau che non molla mai (1,46) e dal Ginevra (1,46). Ed allora le due squadre che hanno raccolto di meno nell’ultimo mese sono state proprio il Lugano e l’Ambrì Piotta. I bianconeri hanno totalizzato una media di 1,38 punti a partita, i leventinesi di 1 punto a incontro. Benvenuta la pausa, allora, per cercare di riordinare le idee e di invertire la tendenza. Perché nonostante tutto – ed è questo l’aspetto positivo – sia la squadra di Luca Gianinazzi sia quella di Luca Cereda sono ancora in piena corsa per raggiungere i rispettivi obiettivi stagionali.

Un lazzaretto bianconero

In questo inizio di 2024 i bianconeri hanno evidenziato qualche alto e basso di troppo. Hanno iniziato male l’anno – con tre sconfitte – prima di inanellare un filotto di quattro successi consecutivi. La serata maledetta contro il Ginevra – con gli infortuni di Niklas Schlegel e Giovanni Morini – ha riaperto un periodo complicato, caratterizzato da quattro battute d’arresto a fronte di due soli successi. Sia chiaro: l’attuale sesto posto è un mezzo miracolo, considerando che il Lugano, ormai da mesi, deve fare i conti con l’assenza di sette – otto giocatori titolari. La posizione in classifica testimonia allora della solidità raggiunta dal gruppo sia a livello tattico sia sul piano mentale. Nelle ultime due uscite contro Davos e Ajoie il Lugano è apparso in calo di lucidità ed allora la sosta non potrà che rivelarsi proficua, anche – magari – per recuperare un paio di assenti di lungo corso.

Un disastro di power-play

I bianconeri hanno poco da invidiare alle migliori formazioni del campionato nelle situazioni in cinque contro cinque. Per quel che riguarda gli special teams, invece, i margini di miglioramento sono enormi. Le ultime uscite hanno evidenziato progressi in box-play (il 9. della Lega), mentre il power-play (10.) è sempre più disastroso, tanto che è diventare un tarlo nella mente dei giocatori.

Difficilmente il Lugano potrà ambire ad una delle prime sei posizioni della classifica se non sistemerà – almeno in parte – il suo rendimento in superiorità numerica. L’assenza di un elemento come Granlund si fa terribilmente sentire e Carr non è ancora il giustiziere ammirato prima dell’infortunio. Manca però soprattutto un organizzatore, in grado di dare il la alla manovra in uscita dal settore difensivo e di gestire poi il disco nel terzo avversario. Un ruolo che avrebbe dovuto essere ricoperto da Joey LaLeggia, che in questo senso ha però evidenziato limiti imbarazzanti.

Il top, la sorpresa e il flop

Luca Gianinazzi sa insomma in quali settori del gioco deve intervenire per permettere alla sua squadra di effettuare il definitivo salto di qualità in vista degli ultimi impegni di campionato. A livello di gruppo il Lugano c’è, sempre trascinato da un Calvin Thürkauf in formato super. È il capitano, l’elemento faro della formazione bianconera. La sorpresa – positiva, si intende – ha invece il volto di Mark Arcobello. L’americano si è calato alla perfezione in un ruolo più defilato, con meno responsabilità offensive e un occhio di riguardo alla fase di copertura. È diventato un elemento indispensabile nel box-play e davanti – senza troppo clamore – ha già realizzato 12 reti e fornito 21 assist in 44 partite.

Detto dei limiti di LaLeggia, la vera delusione di questo campionato bianconero – almeno per ora – si chiama Arttu Ruotsalainen. Doveva essere il trascinatore dell’attacco del Lugano ed invece fin qui la sua regular season sta scivolando via nell’anonimato più completo: solo 5 reti realizzate (l’ultima dieci partite fa, con l’ininfluente 5-0 nel derby con l’Ambrì Piotta), 7 assist di cui 3 «in seconda», un bilancio personale di -8 e troppe partite in versione “Chi l’ha visto?”. Tanto che Hnat Domenichelli ha dichiarato al nostro giornale di «monitorare la situazione del finlandese», che ha un contratto valido anche per la prossima stagione. Quenneville e Kempe non hanno di certo fatto stravedere, ma nonostante tutto il loro impatto sul gioco del Lugano è superiore a quello di Ruotsalainen. Ed è tutto dire.

L’altalena biancoblù

Anche i biancoblù hanno vissuto una prima fase di 2024 sull’altalena. Dopo la Coppa Spengler i leventinesi si sono rituffati nel campionato subendo quattro sconfitte filate. E dopo il successo sul Kloten, ne sono arrivate altre due con il Bienne. La formazione di Cereda ha però avuto il merito – al contrario di quanto accaduto in passato – di vincere gli scontri diretti con Ajoie e Langnau. Ed ora, nonostante la battuta d’arresto di Zurigo, l’obiettivo dei play-in è davvero vicino. I bianconblù hanno solo due punti di vantaggio sul Langnau, ma hanno pure giocato due partite in meno dei tigrotti.

Il vecchio Spacek

Rispetto alla prima parte della stagione, quella che ha permesso di mettere importantissimo fieno in cascina, l’Ambrì Piotta ha perso un po’ di smalto in un power-play che rimane comunque il quarto della Lega. Più preoccupante, invece, è il rendimento in inferiorità numerica: i leventinesi sono al 12. posto di questa speciale classifica, solo Kloten e Langnau hanno fatto peggio. In generale, però, l’Ambrì Piotta ha assorbito bene la partenza di Alex Formenton, tornato in Canada per l’ormai nota vicenda che lo vede coinvolto. Sembra addirittura che, senza il canadese, gli attaccanti stranieri siano tornati ad assumersi maggiori responsabilità. Michael Spacek su tutti: il ceco è di nuovo quello dei giorni belli, ha ritrovato il sorriso e nelle ultime cinque partite ha messo a referto altrettante reti e tre assist. Ed è ben supportato, nella sua linea, da Inti Pestoni e da un Laurent Dauphin più incisivo rispetto al recente passato. Certo, dietro i biancoblù si affidano soprattutto alla classe di Juvonen, Heed e Virtanen, ma anche il reparto arretrato non dà particolari segni di cedimento. Anzi.

Il top, la sorpresa e il flop

Se la solidità del gruppo rimane la principale arma dei biancoblù, i citati Spacek, Heed e Virtanen (insieme a Juvonen) costituiscono la spina dorsale sulla quale si appoggia il resto della formazione leventinese. E non è un caso se il difensore finlandese e quello svedese siano al secondo e al terzo posto nella classifica dei giocatori più utilizzati a partita dietro al bernese Untersander: 23’52’’ per Virtanen, 23’44’’ per Heed. A livello di sorpresa positiva è impossibile non citare Tommaso De Luca: a 19 anni l’attaccante italiano ha già totalizzato 13 punti in 33 partite, ma soprattutto ha evidenziato un talento e una personalità impressionanti. Stenta invece a ritrovare il suo livello André Heim. Il centro bernese sta forse ancora pagando a livello mentale il repentino ritorno dal Nordamerica e ancora non riesce ad incidere sul gioco biancoblù come nelle precedenti stagioni. La speranza è che l’esperienza con la nazionale rossocrociata possa aiutarlo a ritrovare le migliori sensazioni.

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