L'intervista

Da portiere a bomber: «Felice della scelta»

Alessio Penta, oggi, segna in Quarta Lega con la maglia del Gorduno – «Non mi manca la vecchia vita; e in Coppa Ticino...»
Riccardo Vassalli
18.11.2025 06:00

Il primo pensiero, un tempo, era evitare il gol. Oggi, invece, la priorità si è ribaltata: segnare è diventata la nuova sfida di Alessio Penta, ex portiere classe 1997 e da questa estate attaccante del Gorduno in Quarta Lega. Con i guanti alle mani ha difeso le porte di Giubiasco, Gordola, Carassesi, Gambarogno, Bellinzona e Team Ticino. Nel 2022 è stato insignito del premio quale miglior portiere del calcio ticinese, a coronamento di una carriera costruita con l’unico obiettivo di negare la gioia del gol agli avversari. Ora, sono gli ex «colleghi» a tentare di toglierla a lui.

I primi mesi da bomber possono dirsi soddisfacenti: quattro reti in campionato, una in Coppa Ticino «e qualcuna in più in allenamento», scherza l’attaccante del Gorduno. «Ho realizzato anche una tripletta qualche settimana fa, ma poi la partita è stata interrotta per pioggia e quindi non è stata calcolata». Un dettaglio puramente statistico, perché la nuova vita calcistica di Penta ha riacceso entusiasmo e passione.

«Giocare in porta, in tutta onestà, non mi manca. Sì, qualche ricordo ogni tanto riaffiora, ma sono contento della scelta fatta e non tornerei indietro. Ero arrivato a un punto in cui avevo la testa piena. Il ruolo del portiere è logorante, soprattutto a livello mentale. Sei da solo e i complimenti arrivano di rado. Adesso finisco l’allenamento stanco, ma diciamo che quando mi allenavo in porta avevo qualche dolorino in più il giorno dopo (sorride, ndr)».

Il rapporto tra Penta e il gol era iniziato già nella prima adolescenza. «Tra i pali ci sono finito un po’ per caso. Fino ai 12 anni ho sempre giocato fuori. Poi, durante un torneo, sono finito in porta e parai tre rigori. Da lì non mi sono più mosso e quando si è trattato di scegliere nelle selezioni del Bellinzonese ho optato per il ruolo di portiere, anche perché si correva di meno».

Il desiderio di tornare a divertirsi in attacco è rimasto a lungo. «Ho sempre avuto questo pallino di scendere di categoria per giocare davanti, e a Gorduno ho trovato un gruppo sano, che sta bene insieme dentro e fuori dal campo. È un aspetto importante. Che tipo di attaccante sono? Debole (ride). Non sai quanti gol facili sbaglio. Scherzi a parte, mi sacrifico: quando non ci arrivo con i piedi, ci devo arrivare con la corsa. Mi basta divertirmi, anche se…».

Il pensiero va inevitabilmente alla Coppa Ticino, dove il Gorduno, da outsider, ha raggiunto gli ottavi di finale. «Abbiamo sempre pescato squadre della nostra categoria. Per scherzo ho sempre detto ai compagni che quest’anno vinciamo la Coppa. Più che altro è un sogno, ma arrivati a questo punto proveremo a giocarci le nostre carte. Nel cassetto dei sogni c’è anche la voglia di festeggiare una promozione: quella sì che mi manca».

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