Dagli esordi in politica a Palazzo federale

Le origini
Nato il 18 ottobre del 1939, Flavio Cotti era originario di Prato Sornico. Dopo il ginnasio al Collegio Papio di Ascona e il liceo al Collegio dei benedettini di Sarnen, ha proseguito gli studi a Friburgo dove ha ottenuto la licenza in diritto nel 1964. Avvocato dal 1965, è stato titolare di uno studio legale e notarile fino al 1975.
Nel Movimento giovanile del PPD
Entrato in politica giovanissimo, è stato dapprima redattore del quindicinale del Movimento giovanile del PPD. Fra il1962 e il 1967 ha presieduto il movimento e, in questa veste, è stato anche presidente del Comitato d’azione per il suffragio femminile. Fra il 1964 e il 1975 è stato consigliere comunale a Locarno.
In Gran Consiglio
È stato eletto nel Parlamento cantonale nel 1967, rimanendovi fino al 1975. Più volte portavoce del partito, ha fatto parte della Commissione della legislazione e di numerosi commissioni speciali fra cui quella Tributaria e quella per la Scuola media.
L’elezione in Consiglio di Stato

Nel 1975 è stato eletto per la prima volta in Governo (la seconda nel 1979), dove ha diretto i dipartimenti dell’Interno, Economia pubblica, Militare e Giustizia. Ha presieduto l’Esecutivo in due occasioni, nel 1977 e 1981. Fra il 1981 e il 1987 è stato anche presidente del Partito popolare democratico. Ha ricevuto il testimone da Alberto Stefani e al momento dell’elezione in Consiglio federale lo ha consegnato a Luigi Pedrazzini.
L’arrivo a Berna
Nel 1983 non si è ricandidato per il terzo mandato. In autunno è stato eletto in Consiglio nazionale. Nell’anno successivo è pure stato chiamato a presiedere il partito nazionale. Alla Camera del popolo è rimasto fino al termine del 1986 quando è stato eletto consigliere federale al posto di Alphons Egli. Cotti è stato il settimo ticinese a far parte dell’Esecutivo federale. Ha dapprima assunto la direzione del Dipartimento federale dell’interno. Nel 1991, anno del settimo centenario della Confederazione, è diventato presidente, carica che poi ha ricoperto una seconda volta nel 1998, anno del 150. dello Stato federale. Nel 1992 ha pubblicato «La Svizzera nell’ora della verità» (ed Armando Dadò, che raccoglie discorsi e una lunga intervista curata da Moreno Bernasconi).
Agli Esteri
Nel 1993, con le dimissioni di René Felber e l’entratadi Ruth Dreifuss, ha assunto la direzione del Dipartimento degli affari esteri. Nel 1996 è stato chiamato a presiedere l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). Nel mese di agosto del 1997 è stato fatto segno di un violento attacco da parte della NZZ, con un articolo dal titolo «Notizie dalla corte del Gran Kahn», nel quale veniva descritto come un despota che avrebbe trasformato il DFAE in una corte orientale.
Partenza e riconoscimenti
Ha annunciato le dimissioni il 13 gennaio del 1999 con effetto al 30 aprile. Nello stesso anno è diventato presidente dell’International Advisory Board del Credit Suisse Group. Nel 1999 è stato insignito del «Premio Nanny e Eirch Fischhof» della Fondazione contro il razzismo e l’antisemitismo per il suo impegno a favore del riesame del ruolo della Svizzera durante la Seconda guerra mondiale.
Cassis: «Un caro amico»
«Apprendo con grande tristezza della morte di Flavio Cotti», ha scritto in tedesco su Twitter Ignazio Cassis. «Ho un bel ricordo del nostro incontro ai festeggiamenti per l’elezione in Consiglio federale a Bellinzona. Il suo spirito politico aleggerà sempre nel Dipartimento affari esteri. Le mie sincere condoglianze alla famiglia del caro amico Flavio».
Sommaruga: «Ha lasciato un’impronta importante»
Mi ha colpito la perdita di un caro collega. Flavio Cotti ha lasciato un’impronta importante guidando il Dipartimento federale dell’interno e poi quello degli affari esteri. Esprimo le più sentite condoglianze alla famiglia.