Il caso

Dal Messico a Bioggio, con un annuncio su Facebook, per «imparare il mestiere»

La Carlisle Interconnect Technologies, con sede negli USA, ha deciso di delocalizzare l'attività svolta dalla Tri-Star Electronics SA – L'accordo per il piano sociale include la formazione dei nuovi lavoratori messicani
© Google Maps
Jenny Covelli
22.03.2023 13:32

Delocalizzare. Un termine che piace alle grandi aziende, soprattutto quelle americane. Un'operazione che ha un unico scopo: tagliare i costi. È così che la Carlisle Interconnect Technologies, con sede negli Stati Uniti e i cui clienti principali sono Airbus e Boeing, ha deciso in quanto casa madre di chiudere la Tri-Star Electronics SA di Bioggio. L'operazione era stata anticipata a inizio marzo dal quindicinale area ed è stata ripresa questa mattina da La Regione. Per comprendere i contorni dell'operazione, abbiamo interpellato Vincenzo Cicero, responsabile del settore Industria UNIA Ticino e Moesa.

Nogales, la «striscia di Gaza» degli USA

La Tri-Star Electronics SA si occupa della produzione di piccoli contatti elettrici necessari all'industria aeronautica civile. E lavora ad ampio regime. «Hanno un sacco di lavoro – ci spiega Cicero –. Con la pandemia hanno sofferto un po', perché ovviamente gli aerei erano a terra. Ma dopo, complice la ripresa e la guerra (la Carlisle Interconnect Technologies rifornisce anche l'aereonautica militare), hanno addirittura aumentato i dividendi». Insomma, la filiale di Bioggio va a gonfie vele. Tanto che hanno dovuto frenare gli ordini, perché «al completo» fino a novembre. E l'attività in Ticino cesserà a fine anno. L'unico obiettivo della manovra della casa madre è quindi quello di risparmiare. La produzione sarà infatti spostata a Nogales, città messicana dello stato di Sonora a ridosso del confine con gli Stati Uniti. «Io la definisco come la "striscia di Gaza" dove si stanno insediando un sacco di fabbriche americane che sfruttano la manodopera messicana», continua il sindacalista di UNIA.

Una «proposta alternativa» impossibile

Il progetto americano prevede di aumentare i margini di profitto ed essere più competitivi. Se in Ticino lo stipendio medio (tolti i nuovi assunti) è di 4.500 franchi, i messicani vengono pagati 350 dollari ogni due settimane. «Portiamo tutto là», hanno quindi deciso i vertici. Che quando hanno raggiunto il Ticino hanno dato due settimane di tempo alle parti sociali per avanzare «proposte alternative». Che, a livello di cifre, non sono ovviamente sostenibili. UNIA si è quindi adoperata, dati alla mano, per dimostrare che un'operazione simile non avrebbe avuto alcun senso. «Esperienze precedenti hanno dimostrato che il know-how in Svizzera nella meccanica di precisione non può essere riprodotto altrove, da zero». Un caso «vicino» è quello della TE Connectivity di Bioggio, che ha avuto lo stesso destino a fine 2021, delocalizzando in Portogallo. «Andate a vedere che fine hanno fatto... Qui si parla di competenze specifiche, di décolletage, lavorazione tipica dell'industria orologiera, la cui unica scuola al mondo è in Svizzera».

I messicani in Ticino grazie a Facebook

Come far fronte al problema? Gli americani hanno trovato una soluzione: un piano sociale in cambio della formazione dei nuovi operai. Messicani. Che in nove mesi dovranno imparare un mestiere che qui viene svolto da oltre 30 anni. «Scioperi e occupazioni, con la casa madre dall'altra parte del mondo, non avrebbero avuto l'effetto desiderato. Quindi abbiamo cercato di ottenere il miglior piano sociale possibile per le circa 70 persone che perderanno il lavoro» (di cui una decina residenti in Ticino, ndr.), spiega ancora Cicero.

I futuri operai di Nogales (almeno in parte) sono stati reclutati su Facebook. Con un annuncio che prometteva loro una formazione in Svizzera, di 5 settimane, con vitto e alloggio pagati all'Hotel de la Paix di Lugano. Formazione e futuro impiego garantito. Molti si sono conosciuti in aeroporto, prima di imbarcarsi sull'aereo che li avrebbe portati qui. Dove gli attuali operai dovranno formarli. Tutto in regola? UNIA, in quanto parte degli organi di sorveglianza, ha chiesto che ciò venisse verificato. E questa mattina – riferisce la RSI – polizia cantonale e Ispettorato del lavoro sono intervenuti alla Tri-Star di Bioggio per controllare proprio la situazione dei venti cittadini messicani venuti per imparare il mestiere. Intervento confermato dalla polizia cantonale che, da noi contattata, al momento non rilascia ulteriori dichiarazioni. Le verifiche sono ancora in corso.

«Una sconfitta»

Per UNIA il piano sociale ottenuto è soddisfacente. «Ma l'intera questione rappresenta una sconfitta del sistema. I clienti principali sono Airbus e Boeing. Il lavoro c'è, i profitti anche. Qui si tratta solo di gonfiarli ancora di più, a scapito di tutto». Un passo indietro da parte di Carlisle Interconnect Technologies, però, al momento non è prevedibile. L'attività, a Bioggio, cesserà a fine anno. Da gennaio a maggio la produzione, macchinari compresi, si sposterà in Messico. E nei primi mesi del 2024 una decina di operai del Ticino, quelli con più esperienza, voleranno a Nogales dove affiancheranno i messicani per completarne la formazione. Cosa succederà se un macchinario si rompesse o necessitasse di manutenzione? Tutto si fermerà in attesa dei pezzi dalla Svizzera. Ma questa è un'altra storia.