Dal romanzo alla scena: Mendrisio si fa teatro

Adattare un romanzo al teatro non significa semplicemente trasporre le parole in voci — che pure vanno rielaborate e ridistribuite — perché l’esperienza della lettura è radicalmente diversa da quella della scena. Bisogna piuttosto tradurre la densità narrativa della pagina in atmosfere concrete, restituire quella materia silenziosa che sulla pagina vive nell’immaginazione del lettore.
Questo dialogo tra letteratura, teatro e territorio ha preso forma negli appuntamenti con la «Passeggiata teatrale sulle tracce de Il ladro di ragazze», rivisitazione del romanzo di Carlo Silini (Gabriele Capelli Editore) ambientato nel Mendrisiotto seicentesco. Giunta alla seconda edizione, l’iniziativa ha condotto i partecipanti lungo le strade di Mendrisio insieme ad attori in costume che, tappa dopo tappa, hanno ridato voce ai protagonisti. Vie e piazze si sono trasformate in palcoscenico, restituendo atmosfere che riecheggiano le tensioni del XVII secolo.
La principale sfida risiede nella consapevolezza che il testo letterario e quello teatrale sono sistemi diversi di produzione di senso. La narrativa scritta evoca mondi assenti e lascia al lettore la libertà di riempire gli spazi con la propria immaginazione. Il teatro, al contrario, è un linguaggio sincretico: combina voce, gesto, corpo, luce, spazio e suono. L’immaginazione privata viene sostituita da una ricezione condivisa, immediata e sensoriale.
Un lavoro complesso, spiega Marco Della Bruna, autore dei testi teatrali: «Bisogna considerare che i testi della rappresentazione sono stati “estrapolati” da un libro di quasi 500 pagine. Questo ha significato concentrare in pochi dialoghi l’intera narrazione proposta nel romanzo».
Il lavoro non si è limitato a una sintesi. «Le scene sono state scritte ex novo» prosegue Della Bruna, «facendo riferimento ad alcuni passaggi chiave del libro, per permettere al pubblico di scoprire emozioni e personalità dei personaggi. Ho quindi affidato alle parole dei protagonisti — con dialoghi, gesti ed espressioni — il compito di raccontare la storia de Il ladro di ragazze».
Un altro elemento decisivo riguarda il rapporto con la città: «È stato necessario creare un percorso che spiegasse quanto raccontato dall’autore in maniera esaustiva» sottolinea Della Bruna. «Mendrisio non fa da sfondo, ma da palcoscenico: ogni strada, piazza o chiostro diventa parte dello spettacolo».
Integrare la città significa anche confrontarsi con limiti concreti: l’acustica di un vicolo, la visibilità in una piazza, il passaggio dei residenti. Per questo, osserva ancora Della Bruna, «abbiamo scelto con attenzione i luoghi che più risuonavano con la storia, cercando un equilibrio tra fedeltà storica e funzionalità teatrale».
A rendere unico il progetto è anche il paesaggio del Mendrisiotto, che dialoga con la narrazione in modi inattesi. Camminare tra i vicoli significa confrontarsi con due dimensioni: da un lato le tracce del Seicento — chiese, corti — dall’altro un territorio trasformato dalla modernità.
Il 14 settembre si terrà l’ultimo appuntamento di questa edizione: un’occasione per ritrovare l’intreccio tra romanzo e scena, con la presenza congiunta di Carlo Silini e Marco Della Bruna, simbolo del passaggio dalla pagina al palcoscenico. Le strade di Mendrisio si faranno ancora una volta teatro vivo, dove il tempo appare come materia che muta e insieme resiste.