La trattativa di Ginevra

Dall’UE un contropiano in 24 punti per mettere fine alla guerra in Ucraina

Le delegazioni di Washington, Bruxelles e Kiev riunite per trovare una possibile intesa sulla difficilissima strada verso la pace - Ursula von der Leyen ribadisce la necessità di mantenere l’integrità territoriale del Paese invaso - Non più escluso l’ingresso nella NATO
Il tavolo della trattativa sul piano di pace aperto ieri a Ginevra nella sede della delegazione USA all’ONU. ©Martial Trezzini
Dario Campione
23.11.2025 21:45

È una trattativa difficilissima, quella che l’Ucraina - con il sostegno dell’Unione Europea - ha intrapreso per smussare i troppi spigoli del piano in 28 punti di Donald Trump. Una trattativa anomala, nella quale la controparte sembra talvolta essere più l’alleato che il nemico. D’altronde, la diplomazia trumpiana si muove ormai costantemente nel segno della forza e degli affari. Il presidente USA, da quando è tornato alla Casa Bianca, ha impostato ogni suo negoziato su uno schema semplice: mettere davanti a ogni altra cosa gli interessi americani. Interessi politici e, soprattutto, interessi economici.

Anche nel caso ucraino, al centro del piano di Trump ci sono 50 miliardi di euro che Washington vorrebbe incamerare dagli asset finanziari russi attualmente bloccati in Europa. Il punto 14, in questo senso, è chiarissimo: «100 miliardi di dollari dei fondi russi congelati saranno investiti in uno sforzo guidato dagli Stati Uniti per ricostruire e investire in Ucraina. Gli Stati Uniti riceveranno il 50% dei profitti da questa impresa».

E poco importa se la cessione di territori al Paese invasore somigli a una vera e propria capitolazione. Quello che conta è il business. Questo pomeriggio, forse infastidito per lo stop imposto da Bruxelles e Kiev al suo progetto di pace - se così può davvero chiamarsi - Donald Trump ha lanciato qualche ulteriore avvertimento con un post sul suo social, Truth, non dimenticando di addossare responsabilità e colpe sulle spalle del predecessore. «La “leadership” ucraina non ha espresso alcuna gratitudine per i nostri sforzi, e la UE continua a comprare petrolio dalla Russia - ha scritto Trump - Gli USA continuano a vendere enormi quantità di armi alla NATO che poi li gira all’Ucraina (il corrotto Joe - Biden, ndr - ha dato tutto, gratis, gratis, gratis, compresa una “grande quantità” di soldi!). La guerra tra Russia e Ucraina - ha aggiunto il tycoon - è violenta e terribile e, con una forte e adeguata leadership statunitense e ucraina, non sarebbe mai avvenuta. È iniziata molto prima che io assumessi l’incarico per un secondo mandato, durante l’amministrazione di Sleepy Joe Biden, ed è solo peggiorata. Se le elezioni presidenziali del 2020 non fossero state truccate e rubate, l’unica cosa in cui i democratici della sinistra radicale sono bravi, non ci sarebbe alcuna guerra Ucraina-Russia, così come non c’era, nemmeno menzionata, durante il mio primo mandato. Putin - ha proseguito - non avrebbe mai attaccato! È stato solo quando ha visto Sleepy Joe in azione che ha detto: “Questa è la mia occasione!” Il resto è storia, e così continua. Ho ereditato una guerra che non sarebbe mai dovuta accadere, una guerra che è una perdita per tutti, specialmente per i milioni di persone che sono morte inutilmente».

Come sempre, il presidente degli Stati Uniti è ricorso ad argomenti falsi nel tentativo di rendere più solide le proprie affermazioni. Le elezioni del 2020 non sono state truccate, ma vinte con enorme margine da Biden. E Putin aveva cominciato la guerra in Ucraina nel 2014, invadendo la Crimea, quando alla Casa Bianca c’era Barack Obama.

Approcci differenti

Ciò detto per restituire un po’ di verità alla storia, è forse complicato ricevere «gratitudine» dall’Ucraina quando si propone una resa. Anche per questo, oggi  a Ginevra, nella sede della delegazione statunitense all’ONU, gli emissari di USA, UE e Ucraina sono tornati a sedersi attorno a un tavolo per riformulare il piano proposto l’altro giorno da Trump. E se l’approccio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato molto soft, quello della presidente della commissione UE, Ursula von der Leyen, non è sembrato altrettanto conciliante.

Su Telegram, Zelensky ha scritto: ««L’Ucraina è grata agli Stati Uniti, a ogni cuore americano e in particolare al presidente Trump per l’aiuto che, a partire dai (missili) Javelin salva vite ucraine. Stiamo lavorando attentamente su ogni punto, su ogni passo necessario a porre fine a questa guerra e a prevenire che la stessa si ripresenti».

Molto più netta von der Leyen, che in una dichiarazione ha spiegato come «L’Ucraina debba avere la libertà e il diritto sovrano di scegliere il proprio destino. Un destino europeo. Questo inizia con la ricostruzione del Paese, la sua integrazione nel nostro mercato unico e nella nostra base industriale di difesa e, infine, l’adesione all’Unione. Per una pace giusta e duratura e per la sovranità dell’Ucraina i confini non possono essere modificati con la forza. In quanto nazione sovrana, non possono esserci limitazioni alle forze armate che renderebbero il Paese vulnerabile a futuri attacchi, compromettendo così anche la sicurezza europea».

Bruxelles ha quindi avanzato un contropiano in 24 punti, di segno molto diverso da quello americano. La proposta UE, ad esempio, prevede l’ombrello dell’articolo 5 della NATO per Kiev (punto 10) e l’adesione dell’Ucraina al Patto atlantico non esclusa, ma subordinata al «consenso all’interno dell’Alleanza» (punto 13). Sui numeri della riduzione delle forze armate ucraine, i due piani divergono sensibilmente. Trump ha proposto che da 900 mila si passi a 600 mila, gli europei chiedono di non scendere sotto 800 mila uomini, numero tra l’altro segnalato dall’Ucraina come necessario.

Sostanziali differenze ci sono pure sul destino dei territori. Oltre alla cessione delle aree già occupate da Mosca, il piano di Trump prevede il ritiro degli ucraini dalle zone del Donbass non ancora sotto il controllo delle forze del Cremlino. Un’opzione negata dal piano UE (punto 17). Infine, l’utilizzo degli asset russi. Secondo Bruxelles, i beni congelati dovrebbero essere destinati alla ricostruzione e al risarcimento dell’Ucraina, e non come «ricompensa» per la mediazione (punto 22). Una posizione condivisa anche dal Canada e dal Giappone.

La situazione resta complessa. E le incognite enormi. Se è vero, come ha detto l’autorevole opinionista di politica estera del Washington Post David Ignatius, che «i colloqui di Ginevra saranno una negoziazione flessibile, e non un ordine diretto a Kiev», è altrettanto vero - lo ha rivelato Le Monde - che Donald Trump ha nuovamente minacciato di interrompere la condivisione di informazioni militari con Kiev e le consegne di armi se l’Ucraina non accetterà il suo piano in 28 punti. Di positivo ci sono le parole del segretario di Stato USA Marco Rubio ai microfoni di Sky News, questa sera a Ginevra: «Queste riunioni sono state le più produttive e significative finora in tutto questo processo. Abbiamo fatto buoni progressi e lavoriamo su alcuni dei suggerimenti che ci sono stati offerti».