Il caso

Dei migranti a Fornasette non c’è traccia

Dopo le polemiche all’ex caserma tutto tace – Il sindaco di Luino: «Per la mia posizione favorevole ho ricevuto minacce» – Piero Marchesi, sindaco di Tresa: «I lavori non sembrano mai iniziati»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
25.06.2025 06:00

«Speriamo che sia realmente tutto fermo, anche se prima o poi credo che arriveranno comunque…». La dogana che separa la Svizzera dall’Italia è a un metro di distanza dall’Osteria di Monteggio, dove i clienti, solo a sentire parlare del centro di accoglienza straordinaria (CAS) per richiedenti l’asilo dall’altra parte del confine, in località Fornasette a poco più di 4 chilometri dall’abitato di Luino e 300 metri dalla frontiera con la Svizzera, scuotono la testa e fanno ampi gesti di disapprovazione. L’ex caserma dei Carabinieri è in effetti ancora chiusa e il cartello dei lavori in corso è ancora appiccicato al cancello d’entrata. Da fuori è impossibile capire dunque se i lavori si sono conclusi entro fine maggio così come annunciato a fine marzo dalla Prefettura di Varese.

Anche perché, sempre la Prefettura a fine marzo, aveva indicato che la struttura sarebbe stata aperta solo se fossero aumentati i flussi degli sbarchi dei migranti in Italia. Solo allora, era stato precisato, si sarebbe proceduto ad assegnare l’immobile a due nuclei familiari. Altrettanto sicura, in quelle settimane, era stata la preoccupazione del Comune di Tresa e di una parte di abitanti e commercianti al di qua e al di là del confine, preoccupati per l’arrivo dei migranti. Da qui la convocazione, quasi seduta stante, di una serie di riunioni e gruppi di lavoro misti con l’idea di calmare gli animi e fare il punto della situazione.

Tra sbarchi e lavori

«All’inizio c’era un via vai continuo di operai e muratori, poi all’improvviso sono scomparsi», annota un altro cliente dell’Osteria. «Da quanto ne so, per loro è tutto pronto», dice invece un terzo cliente, senza sottacere che da quel che gli risulta non tutto è stato invece eseguito a regola d’arte. Sarà. Quel che è certo è che il cancello dell’ex caserma è legato con un lucchetto e l’immobile si presenta come è sempre stato. Nulla sembra insomma far presagire un’apertura imminente. Anche se, va detto, gli sbarchi irregolari in Italia da gennaio a oggi non sono diminuiti; sono stati 30mila da inizio anno, 6mila in più sul 2024.

Contattato dal CdT per una presa di posizione, il prefetto Salvatore Pasquariello ha rimandato una risposta a lunedì a causa dei tanti impegni già presi questa settimana.

La reazione della politica

«Non ho informazioni sul centro migranti - sottolinea dal canto suo il sindaco di Tresa, Piero Marchesi -. Il prefetto di Varese aveva detto che sarebbero stati necessari mesi per terminare i lavori. Sembra però che non li abbiano mai davvero iniziati e per noi va bene così». Sulla stessa lunghezza d’onda si esprime Andrea Pellicini, deputato al Parlamento italiano e consigliere comunale di Luino, da sempre contrario all’idea di destinare l’ex caserma ai richiedenti l’asilo. «Dopo gli incontri della scorsa primavera non abbiamo avuta più novità - spiega -. Già durante quegli incontri era stato specificato che l’ex caserma sarebbe stata aperta solo in caso di emergenza e sinceramente spero che l’idea rimanga tale. Io ero e resto contrario a questa soluzione».

«È tutto fermo. I lavori? Non so se sono iniziati o se sono terminati». Anche Enrico Bianchi, sindaco di Luino, non ha più avuto novità. «Ma preferisco non chiedere nulla alla Prefettura», aggiunge senza fare mistero di aver subìto anche minacce per la sua posizione favorevole al centro. «In parte le ragioni dei contrari erano comprensibili perché concrete e questo non l’ho mai nascosto. Io però non sono ostile ai migranti, a patto che siano rispettate tutte le cautele e le regole del caso».

L’ex caserma, del resto, non è di proprietà del Comune di Luino, ma dello Stato. «E la Prefettura ha agito seguendo quelle che sono le indicazioni del Ministero dell’interno: ovvero trovare dei luoghi in provincia di Varese che potessero essere trasformati in CAS».

Gli altri CAS

L’obiettivo sembra essere stato portato a termine. Se è vero come è vero che oggi i CAS gestiti dalla Prefettura di Varese – il punto è stato fatto a fine maggio - ospitano 1.248 richiedenti asilo (1.104 uomini e 119 donne). Trenta sono invece i Comuni coinvolti e 97 sono i CAS operativi sul territorio provinciale, di cui 47 si trovano nel solo comune di Varese.

A Fornasette dopo tanto clamore, sembra invece che tutto sia rimasto come prima. A congelare (o a rallentare) l’operazione sono forse state le levate di scudi sorte spontaneamente al di qua e al di là del confine? Nessuno può dirlo. Quel che è certo è che l’immobile, dall’esterno, non sembra ancora pronto per lo scopo che gli hanno immaginato.

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