Delitto di Garlasco, i dubbi sull'orario del decesso e le misteriose ricerche sul pc di Chiara

Una settimana dopo il servizio delle Iene, con la dichiarazione del «supertestimone», non si sono ancora spenti i riflettori puntati sul delitto di Garlasco. Giorno dopo giorno, sui media italiani continuano a spuntare novità e aggiornamenti sull'omicidio di Chiara Poggi, per il quale è stato condannato a 16 anni Alberto Stasi. Con le recenti indagini della Procura di Pavia, come è ormai noto, sta avendo luogo una riscrittura generale del caso. Una rilettura di tutti i sopralluoghi e le operazioni svolte dal Ris sul luogo del delitto, e anche delle sentenze che hanno già dato per certe. Motivo per cui, l'attenzione è tornata nuovamente sull'omicidio e, con il passare del tempo, si moltiplicano indiscrezioni e speculazioni, teorie e ipotesi, ma anche discussioni sul caso.
L'orario della morte mai chiarito
Le ultime novità, in tal senso, riportate dal Corriere della Sera e da altri media italiani, riguardano l'orario della morte di Chiara e due ricerche effettuate dalla ragazza nei giorni precedenti l'omicidio. Andando con ordine, le sentenze dicono che Chiara è stata uccisa tra le 9:12 – ora in cui ha disattivato l'allarme di casa – e le 9:35 del 13 agosto 2007. Un orario che, tuttavia, è legato unicamente alla versione dei fatti che vede Stasi come assassino. In quella fascia orario, infatti, è stato confermato che il fidanzato della vittima non stava lavorando alla sua tesi laurea. Ma se Stasi non fosse stato presente sulla scena del delitto, la finestra temporale si allargherebbe di 11 minuti. Ossia, fino alle 9:46: orario in cui Chiara non risponde a uno squillo ricevuto dal fidanzato.
Sull'orario del decesso, tuttavia, le discussioni non si sono mai placate. Il primo medico legale interpellato sul caso, addirittura, collocava la morte di Chiara tra le 11 e le 11:30 del mattino del 13 agosto. Un'indicazione poi scomparsa dai processi, a favore di Stasi che, in quella fascia oraria, come confermato dalle perizie informatiche sul suo computer, stava lavorando alla sua tesi.
Diverse le cose per Andrea Sempio, l'unico nuovo indagato nel caso. Se il delitto fosse avvenuto, come evidenziato dal medico legale anni fa, due ore più tardi rispetto a quando Chiara ha disattivato l'antifurto, l'amico del fratello della vittima risulterebbe senza alibi. Sempio, infatti, aveva dichiarato di essere stato a Vigevano quella mattina, pur non avendo agganci telefonici o testimonianze oculari in suo favore. Come conferma, aveva fornito uno scontrino del parcheggio: un reperto su cui, negli ultimi tempi, si è discusso parecchio. Ciononostante, alle 11:30, un messaggio sul suo telefono lo aveva agganciato, di nuovo, alla cella di via Santa Lucia a Garlasco. Comune in cui, come è noto, è stato compiuto l'omicidio.
Il mistero del bagno
A far discutere sono anche le nuove indiscrezioni su ciò che avrebbe fatto il killer dopo aver ucciso Chiara. I giudici hanno sempre sostenuto che l'assassino conoscesse bene casa Poggi e, per questo motivo, si sarebbe mosso a colpo sicuro in breve tempo. Di più, sempre secondo i giudici, Stasi – considerato colpevole – si sarebbe lavato le mani sporche di sangue nel lavandino del bagno al primo piano. A seguire, avrebbe pulito attentamente anche il lavabo e il dispenser di sapone, lasciando tuttavia l'impronta – definita «innaturale» –dei due anulari. Una tesi che i legali di Stasi avevano, invano, provato a smontare, sostenendo che non fosse sufficiente per dichiararlo colpevole, dato che non erano state trovate tracce di sangue sulla maniglia, nel lavandino e nel sifone. Dalle indagini, inoltre, sul dispenser era stato rilevato anche «dna misto» appartenente a Chiara e ai suoi familiari, oltre ad alcune incrostazioni di sapone, segno di un mancato lavaggio.
I carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, a tal proposito, stanno analizzando l'immagine scattata dai Ris, in cui è stato immortalato il lavabo e, al suo interno, quattro capelli lunghi neri. Il che rende difficile pensare che il bagno sia stato lavato accuratamente al punto tale da eliminare le tracce di emoglobina dal sifone, ma non i capelli. Capelli che, tra l'altro, non sono mai stati repertati e pertanto non è chiaro se appartenessero o meno alla vittima.
Ora, in quella che è stata definita «una visione alternativa», si ipotizza che l'aggressore sia entrato nel bagno al piano terra, ma si sarebbe fermato davanti al lavabo solo per guardarsi allo specchio.
Le ricerche sul pc di Chiara
Ma non finisce qui. Stando ai risultati delle vecchie perizie, ci sarebbero due misteriose ricerche – ora tornate alla luce – fatte da Chiara sul pc del lavoro, nelle settimane prima di essere uccisa. Una fatta in data 26 luglio 2007 alle 11:06 e un'altra il 1. agosto alle 15:41. Entrambe avevano come oggetto il Santuario della Bozzola. Un luogo misterioso, frequentato, negli anni del delitto, da schiere di giovani «Apostoli e Servi di Maria», e al centro di uno scandalo di abusi sessuali. Scandalo che Chiara Poggi potrebbe aver scoperto per il quale, secondo alcune teorie, sarebbe stata uccisa.
Si tratta, tuttavia, di ipotesi ancora da approfondire. Al momento, ciò che è certo è che la vittima aveva prima visionato e poi scaricato un'immagine del santuario, dove qualche mese prima, nelle vacanze pasquali, aveva anche fatto una gita in bici proprio con il fidanzato, Alberto Stasi.