Svizzera

Dentro all'Uni-Mail di Ginevra, nel cuore della protesta

Che cosa dice la comunità universitaria ginevrina dell'occupazione pro-Gaza? Abbiamo cercato di scoprirlo parlando direttamente con gli studenti
© KEYSTONE / MARTIAL TREZZINI
Sara Zehnder
10.05.2024 08:30

A partire da martedì 7 maggio, circa un centinaio di studenti ha occupato la hall dell’edificio Uni-Mail dell’Università di Ginevra. Mostrando solidarietà con le occupazioni studentesche di altre Università svizzere e straniere, i membri dell’Associazione per la Palestina (CEP-UniGe) rivendicano, attraverso questa protesta, una posizione chiara dell’ateneo sulla necessità di un cessate il fuoco immediato a Gaza e la fine di tutte le collaborazioni dell’Università di Ginevra con le università israeliane. 

Durante questi giorni di occupazione numerosi discorsi di studenti e di professori hanno animato l’edificio di Uni-Mail mentre l’Associazione ha organizzato vari atelier e assemblee generali per sensibilizzare sul tema e tenere aggiornati gli studenti sull’evoluzione del dialogo con l’Università. Oltre alla permanenza diurna e notturna nell’edificio, bandiere palestinesi e slogan che denunciano la situazione umanitaria catastrofica di Gaza sono apparsi un po’ ovunque a Uni-Mail (il più emblematico? «UNIGE complice, il vostro silenzio uccide»). In più, in tutte le aule di corso sono stati distribuiti volantini che spiegano gli obiettivi che l’associazione è determinata a ottenere attraverso la protesta.

Che cosa dice la comunità universitaria?

Chi contro e chi pro, questa occupazione ha suscitato opinioni contrastanti in seno al corpo insegnanti e alla comunità studentesca. Da una parte, c’è chi difende la libertà di espressione e di associazione, considerata come un pilastro dell’istruzione accademica, e mostra quindi chiara solidarietà agli occupanti. Dall'altra, non mancano le lamentele di chi pensa invece che sia meglio concentrarsi sui corsi e, soprattutto, sugli imminenti esami. Senza dubbio, però, la portata di questa mobilitazione, soprattutto in questa fase dell’anno accademico, riflette un forte bisogno da parte dei giovani universitari di ricevere ascolto e di promuovere il ruolo dell’accademia nell'ambito dei conflitti internazionali. Parlando con gli studenti dell’ateneo, emerge soprattutto il fatto che questa protesta, in quanto pacifica, non dà fastidio a nessuno. Di più, anche se molti preferiscono non prenderne parte attiva, sono d’accordo con l'obiettivo dei manifestanti e riconoscono la necessità di un cessate il fuoco immediato a Gaza. Inoltre, molti ritengono che il silenzio dell’Università verso la situazione in Medio Oriente sia in netto contrasto con la mobilitazione politica e accademica a favore dell’Ucraina. Infatti, se per gli studenti e professori ucraini l’Università ha sostenuto una politica attiva di accoglienza e di sostegno, lo stesso non è stato fatto per le istituzioni accademiche palestinesi.

Tensione crescente

Nonostante gli studenti del collettivo si siano dimostrati fin dall’inizio disponibili al dialogo, nelle ultime ore il clima è diventato più teso: dopo una lunga negoziazione avvenuta nel pomeriggio di giovedì, infatti, i protestanti hanno affermato di non aver ottenuto niente di concreto dalla Commissione incaricata di gestire la comunicazione. Come ricordato durante l’assemblea generale del collettivo, avvenuta ieri pomeriggio, la Commissione non ha potere decisionale e quindi non può garantire che il rettorato aderisca alle rivendicazioni studentesche. Nonostante il divieto di occupare un’altra notte l’edificio, gli studenti hanno affermato di non voler abbandonare le loro rivendicazioni e di voler continuare a mobilitarsi anche nei prossimi giorni. Per ottenere dei risultati concreti da parte del rettorato dell’Università.

Il rettorato dell'Università, intanto ha deciso di istituire un comitato scientifico incaricato di analizzare le relazioni accademiche tra UNIGE e atenei israeliani. Il comitato è composto da dieci persone, di cui tre membri appartenenti al movimento che ha occupato Uni-Mail.