Dentro il patto di collaborazione e sostegno tra SSR e editori privati

«I media sono sotto pressione». Parte da qui, il comunicato congiunto di SSR e Schweizer Medien (VSM), pubblicato poco prima dell’apertura dello Swiss Media Forum di Lucerna. E da questa considerazione, dopo diversi mesi di trattative, è nata un’alleanza tra pubblico e privato, manifestata attraverso una serie di misure comuni «per una piazza mediatica svizzera forte». L’obiettivo dichiarato è di «rafforzare la fiducia della popolazione e della politica nei confronti dei media privati e quelli finanziati con fondi pubblici al fine di proteggere la pluralità dei media». La SSR e i fornitori di media privati, d’altronde, «si trovano ad affrontare sfide importanti date dalla trasformazione digitale, dalla contrazione dei mercati pubblicitari, dalla crescente concorrenza internazionale e dal cambiamento delle abitudini di fruizione».
Il fulcro riguarda l’offerta online
Questo in grandi linee. Ma concretamente? Il fulcro dell’accordo - leggiamo - riguarda l’offerta online della SSR, di importanza esistenziale per quest’ultima in quanto è l’unico modo per poter adempiere anche in futuro al suo mandato di servizio pubblico. «La SSR si concentrerà però ancora maggiormente sulle sue attività principali: la radio e la televisione. Inoltre, nella sua offerta online continuerà a rinunciare alla pubblicità e utilizzerà piattaforme straniere come YouTube e Instagram solo in casi eccezionali. In futuro la SSR limiterà i contributi testuali a 2.400 caratteri, mentre i contributi di attualità e sport saranno collegati a contenuti audio e video. I formati interattivi rimarranno un’eccezione e verranno eliminati i live ticker testuali per gli eventi sportivi trasmessi in esclusiva. La SSR integrerà poi contributi di media privati svizzeri quando opportuno dal punto di vista editoriale, rafforzando così la loro penetrazione». Lo stesso concetto varrà nell’ambito dello streaming, nel quale la nuova piattaforma «PlayNext» potrà distribuire anche contenuti mediatici privati.
«200 franchi non bastano»
Ma l’accordo non si limita a questo. Certo, c’è pure l’intenzione di creare incentivi per investire fondi pubblicitari in media svizzera, di accelerare la regolamentazione dell’IA e di esaminare - per quanto riguarda le trasmissioni sportive - cooperazioni eventuali come i consorzi d’appalto. Ma c’è altro, ovvero il dichiarato appoggio di Schweizer Medien al finanziamento della SSR tramite il canone. VSM si pronuncia infatti contro l’iniziativa «200 franchi bastano!», che mira - leggiamo sempre nella nota - «a privare ogni anno il sistema mediatico svizzero di centinaia di milioni di franchi». Tre note: il testo dell’accordo dovrà avere il via libera della COMCO; il Gruppo TX non è parte dell’accordo ma continuerà a partecipare ai colloqui congiunti; Stampa Svizzera e Médias Suisses non hanno ancora sottoscritto l’accordo.
Così il Gruppo Corriere del Ticino
In merito all’accordo, Alessandro Colombi, CEO del Gruppo Corriere del Ticino, dichiara di riconoscere e sostenere «l’importanza fondamentale del servizio pubblico radiotelevisivo quale pilastro della democrazia e della coesione sociale. In un contesto caratterizzato da profonde trasformazioni tecnologiche, sociali ed economiche, riteniamo essenziale che il servizio pubblico continui a svolgere un ruolo chiave nella promozione di una società meglio informata, consapevole e in grado di affrontare con responsabilità le sfide della società civile». Allo stesso tempo, sottolinea, «riteniamo che il mandato del servizio pubblico debba concentrarsi su ambiti editoriali e formati che non rientrano nelle possibilità operative dei media privati - siano essi regionali o nazionali - evitando quindi ogni forma di concorrenza diretta nei segmenti già coperti dal mercato». Il Gruppo Corriere del Ticino - ricorda Colombi - «non è affiliato all’associazione degli editori della Svizzera tedesca, bensì aderisce all’associazione Stampa Svizzera, che collabora regolarmente con VSM pur senza alcun vincolo giuridico o obbligo statutario. In quanto gruppo editoriale indipendente, radicato nel territorio e portatore di una tradizione giornalistica autonoma, il Gruppo Corriere del Ticino ha deciso di non sottoscrivere l’accordo proposto tra SRG e VSM. La nostra posizione non è in contrasto con il principio del servizio pubblico, che continuiamo a ritenere necessario. Tuttavia, non possiamo e non vogliamo compromettere la nostra indipendenza di giudizio, di visione editoriale e di azione. Rimaniamo aperti al confronto costruttivo con tutti gli attori del sistema mediatico svizzero, nella convinzione che solo attraverso una pluralità di voci realmente indipendenti si possa garantire una democrazia forte, inclusiva e moderna».
Pietro Supino tranciante
Mercoledì era stato Pietro Supino, editore di Tamedia e presidente del Gruppo TX, a esprimersi attraverso le sue testate. Un lungo testo, una sorta di dissertazione sullo stato del giornalismo oggi, tra compiti e sfide, dal titolo esplicito: «Appello per una politica dei media illuminata». Supino parla anche dei vantaggi del sostegno indiretto alla stampa - «escludere qualsiasi influenza sui contenuti dei giornali e non distorcere la concorrenza» -, dell’urgenza di una legge sul diritto d’autore, ma anche del canone. E la sua opinione è tranciante: «Come suggerisce il nome, la radio e la televisione sono la ragion d’essere della Società svizzera di radiotelevisione. Grazie alla crescita demografica e ai minori costi di produzione per la radio e la televisione, questi compiti della SSR sanciti dalla Costituzione federale potrebbero essere adempiuti con un canone di 200 franchi per economia domestica, ovvero circa 600 milioni di franchi nel bacino del canone. Sommato ai 200 milioni di franchi di ricavi commerciali annui, il budget supererebbe i ricavi mediatici di CH Media e Tamedia messi insieme». E poi ancora: «Non si tratta di tagliare i fondi pubblici della SSR, ma di come vengono utilizzati. La preoccupazione principale è che la SSR non impieghi le sue risorse in concorrenza con le emittenti private».