Difendono lo stesso partito, ma hanno idee diverse

BELLINZONA - Difendono gli stessi colori, condividendo ideali e credo politici. Ma gli aspiranti consiglieri di Stato che corrono sulla medesima lista sono veramente così in sintonia? Hanno priorità convergenti o magari dissentono fra di loro anche su temi nevralgici per il nostro cantone? Abbiamo spulciato i questionari smartvote – la piattaforma online gestita dall’associazione a scopo non lucrativo Politools – compilati dai candidati dei partiti di Governo (Lega-UDC, PLR, PPD e PS) con l’obiettivo di promuovere e spiegare il proprio profilo ai cittadini. E la fotografia che ne è emersa, su determinanti dossier, è stata sorprendente. A poco più di una settimana dall’appuntamento con le urne, ecco dunque un’ulteriore bussola per gli elettori, chiamati ad orientarsi fra le molteplici sfaccettature della campagna. Precisiamo che quelli selezionati sono temi puntuali nel quadro di 45 domande.
Aiuti allo studio, salario minimo e semafori: Gobbi, Marchesi e Soldati poco compatti

Della lista Lega-UDC solo tre candidati su cinque hanno compilato il questionario allestito da smartvote. Si tratta del leghista Norman Gobbi e dei democentristi Roberta Soldati e Piero Marchesi. E il terzetto non si è mostrato compatto su tutti i temi, anzi. A rispondere diversamente dai colleghi è sovente l’unica donna in corsa. Soldati, con un chiaro no, si smarca da Gobbi e Marchesi (favorevoli ma a precise condizioni) sull’innalzamento dell’età di pensionamento per donne e uomini a 67 anni. Ma Soldati è pure la sola a bocciare l’assegno parentale di 3.000 franchi per ogni neonato, condiviso invece in modo più o meno marcato da Gobbi e Marchesi. Stesso discorso, ma a posizioni rovesciate, in merito all’innalzamento da 16.000 a 20.000 franchi dell’importo massimo previsto per gli aiuti allo studio: dalla candidata giunge un sì convinto, non da Gobbi (secca bocciatura) e Marchesi («piuttosto no»). Anche Gobbi e Marchesi ad ogni modo si trovano in minoranza su altri dossier. Partiamo dal consigliere di Stato uscente, che è l’unico a dirsi tendenzialmente favorevole a un aumento dell’IVA per sostenere la previdenza vecchiaia. Dei tre candidati Gobbi è pure il solo ad aprire all’introduzione del salario minimo d’obbligatorietà generale, mentre Marchesi nel dire «piuttosto no» precisa che senza la preferenza indigena questo strumento «non serve a nulla». Sono per contro due gli ambiti che vedono il democentrista Marchesi, distanziarsi dai colleghi di lista. «Per evitare lo spopolamento delle valli, lo Stato dovrebbe offrire incentivi a chi vice in zone di montagna?» si legge sotto la categoria «Politica fiscale». Chiaro il no di Marchesi, a fronte della posizione piuttosto favorevole di Gobbi e Soldati. Sempre Marchesi è il solo ad affossare il progetto di semaforizzazione sul Piano di Magadino, visto di buon occhio dai colleghi.
Ridurre le imposte non è una priorità per tutti i candidati PLR

Tra i candidati al Governo del PLR le sfumature interessano più ambiti: dalla fiscalità alla mobilità, passando per la famiglia e l’economia. Pronti via e il solo uscente Christian Vitta – da fautore per altro della riforma fisco-sociale – si schiera a favore dell’assegno parentale di 3.000 franchi per ogni neonato. Alex Farinelli e Sebastiano Gaffuri (con un «piuttosto no») bocciano una delle misure del pacchetto accolto anche dal Parlamento, mentre un no secco giunge da Cristina Maderni e Alessandro Speziali. Quest’ultimo su più temi si smarca dai colleghi: è l’unico candidato a opporsi a una liberalizzazione completa degli orari d’apertura dei negozi, a dirsi favorevole a un inasprimento delle condizioni per la naturalizzazione o a ritenere la limitazione dell’immigrazione più importante degli Accordi bilaterali con l’Unione europea. I cinque si spaccano per contro sulla politica fiscale: la riduzione delle imposte a livello cantonale è ritenuta una priorità da Vitta («piuttosto sì»), Maderni e Speziali («sì»), ma non da Farinelli («piuttosto no» ma con sgravi mirati agli alti redditi) e Gaffuri (piuttosto no). Sempre in quest’ambito Gaffuri è l’unico a non condividere eventuali agevolazioni fiscali per le imprese che s’impegnano a rispettare la preferenza indigena. Veniamo infine a un doppio 3 contro 2. Da un lato Vitta e Speziali – al contrario di Farinelli, Maderni e Gaffuri – vedono di buon occhio il ripristino di una regia federale per la Posta. Dall’altro i soli Vitta e Farinelli auspicano l’ampliamento dell’A2 a sei corsie tra Bellinzona e Chiasso (per il secondo supportata dal completamento di AlpTransit), a fronte del no di Gaffuri, Speziali e Maderni.
Aborto nelle prime 12 settimane e pensione a 67 anni: la lista PPD si spacca

Dici PPD e l’attenzione si sposta subito sull’ambito sociale e legato alla famiglia. Tutti d’accordo su questi temi? Non proprio. All’innalzamento dell’età pensionabile per donne e uomini a 67 anni si dicono tendenzialmente favorevoli Paolo Beltraminelli e Michele Rossi, ma non Raffaele De Rosa, Elia Frapolli e Alessandra Zumthor. Altro 3 contro 2 alla domanda «Il Ticino dovrebbe impegnarsi per la creazione di una cassa malati pubblica intercantonale (in concorrenza con quelle private)?». Qui la risposta «piuttosto sì» è crociata da De Rosa e Frapolli, a fronte della contrarietà Beltraminelli, Rossi (entrambi con un no secco) e Zumthor («piuttosto no»). Anche alla categoria «società ed etica» i cinque si dividono. Rossi (condivisione piena), Frapolli e De Rosa («piuttosto sì») ritengono giusto che l’interruzione di gravidanza sia legale nelle prime dodici settimane della gestazione. Di diverso avviso Beltraminelli e Zumthor, tendenzialmente contrari. In vista della prossima legislatura a ritenere piuttosto prioritaria la riduzione delle imposte in Ticino sono Beltraminelli, Rossi e Zumthor, non De Rosa e Frapolli. Anche il passaggio dal sistema proporzionale a quello maggioritario per il Governo non mette d’accordo i candidati PPD: tre i «piuttosto sì» (Beltraminelli, Frapolli e Rossi), due i «piuttosto no» (De Rosa e Zumthor). Vi sono infine questioni per le quali è solo uno dei cinque a smarcarsi. L’unico a dirsi tendenzialmente favorevole ai semafori sul Piano di Magadino è De Rosa. Quest’ultimo è pure il solo a condividere un’eventuale disdetta dell’accordo di Schengen da parte della Svizzera. E se ad aprire alla concessione del diritto di voto a livello comunale per gli stranieri che vivono in Svizzera da 10 anni è Zumthor, Rossi si distanzia dai colleghi e boccia delle eventuali agevolazioni fiscali per le aziende attente alla preferenza indigena.
Aggravi fiscali per i contribuenti facoltosi? Vitta e Mirante dicono di no

In casa PS è il capitolo «Politica fiscale» a presentare sfumature forse inattese. Alla domanda «secondo lei le aliquote fiscali delle persone fisiche che guadagnano di più andrebbero aumentate?» i candidati al Consiglio di Stato si spaccano. Spesso indicati come profili differenti, Manuele Bertoli e Amalia Mirante rispondono a braccetto con un chiaro no. Sul fronte opposto si posizionano invece Laura Riget, Fabrizio Sirica (la risposta è «sì») e Danilo Forini («piuttosto sì»). Sempre in ambito fiscale si registra un altro 3 contro 2, ma con schieramenti diversi. In merito a dei possibili premi fiscali da destinare alle aziende che s’impegnano a rispettare la preferenza indigena si dicono contrari in modo più o meno deciso Bertoli, Sirica e Riget, mentre l’opzione è valutata positivamente sia da Mirante e sia da Forini. Ma i cinque candidati socialisti si dividono anche su un eventuale passaggio al sistema maggioritario per l’elezione del Governo. A spezzare una lancia in tal senso sono in tre: la più decisa è Mirante, mentre Riget e Sirica rispondono «piuttosto sì». A dire no e «piuttosto no» sono rispettivamente Forini e Bertoli, con quest’ultimo che si definisce «proporzionalista» pur riconoscendo la difficoltà nel far comprendere il voto di lista. A trovarsi in minoranza su diversi temi è Mirante. Tutti, tranne la candidata socialista si dicono ad esempio favorevoli o piuttosto favorevoli alla legalizzazione del consumo e del possesso per uso proprio della cannabis. E allo stesso modo unicamente Mirante risponde «piuttosto no» quando si chiede di concedere il diritto di voto a livello comunale per gli stranieri che vivono in Svizzera da almeno 10 anni. Rovesciando il discorso, la stessa Mirante è la sola a schierarsi di principio a favore della posa dei semafori sul Piano di Magadino.