Parlamento

Difesa, ok ai 4 miliardi in più, ma sulla NATO c'è una frenata

La Commissione delle finanze dà il via libera all'aumento del tetto di spesa dell'esercito 2025-2028 – Intanto il Nazionale limita la cooperazione con l'Alleanza atlantica: la Svizzera non potrà partecipare a certe esercitazioni
© KEYSTONE/Urs Flueeler
Giovanni Galli
13.06.2024 23:45

Nel periodo 2025-2028 l’esercito deve poter contare su un tetto di spesa di 29,8 miliardi di franchi. La Commissione delle finanze del Nazionale, con 15 voti contro 4, ha dato luce verde alla richiesta degli Stati di alzare l’asticella di 4 miliardi di franchi rispetto ai piani originali. L’obiettivo è di aumentare entro il 2030 le spese militari all’1% del PIL (ora è lo 0,7%). Questo obiettivo, sostenuto dalla maggioranza borghese, dovrebbe essere raggiunto con quattro misure: riducendo gli impegni nella cooperazione internazionale; tagliando i costi del personale in tutti i dipartimenti; aumentando l’efficienza nel settore della Difesa per 500 milioni di franchi (le spese operative dovranno essere ridotte a vantaggio di quelle per gli armamenti); e intervenendo sulla quota cantonale dell’imposta federale diretta (questa via non era stata considerata dai «senatori»). Questo significa che i Cantoni riceverebbero meno soldi dalla Confederazione.

Gli Stati avevano proposto l’aumento delle spese militari dopo aver respinto l’accordo di 15 miliardi fra Centro e sinistra per finanziare l’esercito e gli aiuti all’Ucraina aggirando il freno all’indebitamento. Il dossier sarà esaminato dalla Camera del popolo in settembre.

No a più collaborazione

Poco prima, il Nazionale ha approvato una mozione della sua Commissione della politica di sicurezza per limitare la cooperazione con l’Alleanza atlantica. La Svizzera non dovrà partecipare alle esercitazioni di reciproca difesa della NATO, vale a dire quelle relative all’articolo 5 del Trattato, secondo cui un attacco contro un membro è un attacco contro tutti. La proposta è stata accolta con 118 voti favorevoli (UDC, Verdi e grosso del PS), 69 favorevoli (Centro, PLR e Verdi liberali) e 5 astensioni. Dal 1996, la Svizzera partecipa alle esercitazioni con la NATO nell’ambito del programma «Partnership per la pace». In un rapporto recente il Consiglio federale aveva scritto che «la partecipazione alle esercitazioni dovrebbe essere ulteriormente ampliata, ipotizzando in futuro la partecipazione alle esercitazioni della NATO per l’intera gamma delle capacità: inizialmente con formazioni di militari di professione, ma a lungo termine anche con formazioni di milizia». Il Governo aveva anche detto che ampliare la gamma di esercitazioni era il modo migliore per l’esercito di testare e migliorare le proprie capacità. Ma al tempo stesso aveva precisato che non era prevista la partecipazione alle esercitazioni dell’alleanza di difesa ai confini esterni della NATO. Ma alla commissione queste rassicurazioni non sono bastate. Di qui la richiestadi tracciare una linea rossa. La «ministra» della difesa Viola Amherd, contraria alla mozione, ha ribadito in aula che il Consiglio federale esamina la partecipazione alle esercitazioni caso per caso e non ne approverebbe nessuna che metta a rischio la neutralità. Invece, secondo il socialista Fabian Molina (ZH), appoggiato per l’occasione da Jean-Luc Addor (UDC/VS), l’avvicinamento alla NATO ha implicazioni di politica estera e di neutralità e non ha senso «simulare una situazione di difesa militare al confine orientale». Ora la mozione va agli Stati.  

Accordo in cantiere

Intanto, a Palazzo si sta costruendo una nuova intesa per iniettare più risorse nel settore della Difesa. Fautori di questo accordo sono «senatori» del Centro (in testa il sangallese Benedikt Würth, contrario al piano ormai defunto di 15 miliardi), del PLR e il socialista Daniel Jositsch. L’intenzione è di aumentare l’IVA di 1 punto percentuale (dall’attuale 8,1 al 9,1%) per cinque anni, a partire dal 2026. In totale, questo aggravio fiscale dovrebbe portare nelle casse della Confederazione 18 miliardi di franchi. A beneficiarne in maggior misura, comunque, non sarebbe l’esercito, ma l’AVS, alla quale andrebe il 60% del gettito supplementare. Alla Difesa sarebbe destinato il rimanente 40%. Non sono più previsti aiuti all’Ucraina.

Le risorse destinate al primo pilastro sarebbero inferiori a quelle previste recentemente dal Consiglio federale tramite i prelievi sui salari e dovrebbero coprire solo in parte i costi della 13.AVS. Questo significa che si metterebbero in conto deficit temporanei fintanto che non sarà raggiunto un accordo per stabilizzare l’AVS dal 2030. Würth, che è all’origine del piano, riferendosi all’aumento dell’IVA parla di «percento di sicurezza». Perché rompere il tabù dell’aumento delle imposte? Perché a fronte di deficit strutturali nelle finanze federali di 3-4 miliardi, ha dichiarato Würth alla NZZ, «è del tutto irrealistico finanziare le maggiori spese per l’AVS e l’esercito senza entrate aggiuntive». Secondo il quotidiano zurighese, questo piano ha più possibilità di essere accettato di quello precedente, anche perché stavolta ci sono esponenti del PLR. Inoltre, rispetta il freno all’indebitamento (non sono quindi previste spese straordinarie) e non collega i due oggetti. Per aumentare l’IVA il voto popolare è obbligatorio. Gli elettori, tuttavia, non sarebbero costretti ad approvare o a respingere la proposta in blocco. AVS ed esercito potranno essere affrontati separatamente. Il limite temporale di cinque anni potrebbe essere ancorato nella Costituzione. Per prorogarlo sarebbe necessaria una nuova votazione popolare. Anche all’esercito le nuove risorse provenienti dall’IVA non basterebbero. Se venisse confermata la decisione di aumentare le spese all’1% del PIL entro il 2030, mancherebbero due dei quattro miliardi di franchi necessari. Questo significa che bisognerà continuare a operare sul fronte dei risparmi.

Niente soldi, acquisti rinviati

Intanto, la SRF ha riferito che i problemi finanziari dell’esercito stanno avendo conseguenze concrete: solo l’anno prossimo mancherà un miliardo di franchi per l’acquisto di materiale militare. L’esercito è costretto a rinviare di anni alcuni acquisti o addirittura ad annullarli. Contratti già pronti non saranno firmati per mancanza di soldi. L’emittente ha avuto accesso a nota di Armasuisse dalla quale risulta che soltanto l’anno prossimo non sarà possibile finanziare acquisti urgenti per un valore di 971 milioni di franchi.