Sotto la lente

Dinamica, aperta e inclusiva: «Così è cresciuta la Bibliomedia»

Orazio Dotta, dopo quarant’anni di attività, lascia il ruolo di direttore del centro culturale di Biasca e racconta il percorso fatto: «Abbiamo saputo adattarci ai cambiamenti e ai bisogni, rinnovando la nostra missione»
© CdT/Gabriele Putzu
Irene Solari
10.12.2025 06:00

Quarant’anni di vita passati tra i libri della Bibliomedia di Biasca. Un mondo tutt’altro che statico, ma in movimento e in continua trasformazione. È il traguardo raggiunto da Orazio Dotta, direttore dal 1989 dell’istituzione attiva nel Borgo e collaboratore dal 1986, che tra poche settimane lascerà il ruolo per andare in pensione. A raccogliere il testimone sarà Valeria Lucentini che assumerà l’incarico da inizio gennaio, come annunciato negli scorsi mesi. «La Bibliomedia ha rappresentato per me la grande opportunità di lavorare con creatività a favore della comunità, instaurando contatti e relazioni non solo locali ma anche nazionali e internazionali», ci racconta il suo direttore. Incontri che resteranno come ricordi di questo lungo percorso: «Nel corso degli anni ho conosciuto tante persone provenienti da contesti diversi e con le quali ho collaborato creando anche dei legami di amicizia e stima reciproca».

Partito da lontano

Ma torniamo all’inizio del racconto, a quella passione per i libri che Orazio Dotta ha sempre avuto e che è partita da lontano. «Da bambino frequentavo la Biblioteca comunale di Bellinzona e la figura della bibliotecaria mi ha subito affascinato, lasciandomi un forte imprinting. Terminati gli studi magistrali, e dopo qualche anno di insegnamento, si è presentata l’occasione di collaborare con la Fondazione Biblioteca per tutti, ora la Bibliomedia, e quindi ho proseguito gli studi per ottenere il diploma di bibliotecario, archivista e documentalista». Un percorso che ha poi portato Dotta ad assumere il ruolo di direttore dell’istituzione, accompagnandola attraverso anni di grandi cambiamenti. «Ho iniziato a lavorare in un contesto molto diverso da quello attuale», spiega. «La sfida principale è stata costruire una rete di biblioteche pubbliche capace di durare nel tempo e, contemporaneamente, sostenere lo sviluppo delle biblioteche scolastiche. La società stava cambiando rapidamente e questi luoghi, un tempo focalizzati quasi solo sul prestito, sulla conservazione e sulla formazione culturale, hanno dovuto ripensare il proprio ruolo».

Reti di collaborazioni

A giocare una parte importante, naturalmente, la rivoluzione digitale e i mutamenti sociali «che hanno trasformato le biblioteche in luoghi vivi, spazi dove ci si incontra, si impara e si partecipa tra corsi, concerti e mostre». Di conseguenza, anche il ruolo del bibliotecario si è ampliato, spiega Dotta, «diventando sempre più quello di un operatore socio-culturale. Inclusione, formazione, aggiornamento del personale, rinnovamento degli spazi, lavoro in rete, comunicazione costante, dialogo intergenerazionale e servizi innovativi sono diventati aspetti centrali». Un percorso al quale il nostro interlocutore sente di aver dato un contributo «nel far crescere la consapevolezza della biblioteca come luogo di comunità, apprendimento e democrazia culturale». Tra i risultati raggiunti, la creazione di una rete di collaborazioni tra enti, associazioni e istituzioni che nel corso degli anni ha permesso la realizzazione di diverse idee. «Come lo sviluppo continuo della rete di biblioteche comunali e per ragazzi, l’informatizzazione delle piccole realtà, l’avvio e la diffusione del progetto ‘‘Nati per leggere’’ in Svizzera». Non mancano poi la formazione dei volontari, lo sviluppo della Notte del racconto, il Festival Con le ali, il concorso di scrittura Tre Valli e la fondazione di Media e ragazzi Ticino e Grigioni italiano, di cui Dotta è vicepresidente. «Infine il recente partenariato UNESCO e le numerose attività culturali che hanno reso la biblioteca di Biasca un centro dinamico, inclusivo e aperto alla società».

Come la Filanda

Un percorso non da poco se si considera che l’istituzione è nata nel 1920 «e da quel momento non ha mai smesso di evolversi». Anzi. «Ha saputo crescere, adattandosi ai bisogni di docenti, bibliotecari e di una società in continuo cambiamento, rinnovando costantemente la propria missione». Pensando al futuro, l’augurio di Dotta è che la Bibliomedia «continui con questo stesso spirito: curiosa, aperta, capace di innovare e rimanere al servizio di chi cerca conoscenza, cultura e occasioni di incontro e scambio». E questo anche alla luce del progetto di rinnovo del comprensorio scolastico di Biasca che vede la possibilità di spostare il centro culturale all’interno del nuovo comparto Bosciorina. «Sarebbe un’opportunità unica per la nostra regione», rileva Dotta. «Se il progetto dovesse andare in porto, superate le oggettive difficoltà finanziarie, così come pensato avrebbe le potenzialità per diventare un centro di riferimento per la popolazione, per le associazioni culturali, sociali e ricreative attive sul territorio. Diventerebbe una casa aperta, dinamica e ricca di opportunità sulla falsariga di ciò che è avvenuto a Mendrisio con l’apertura del centro La Filanda. Un luogo per offrire alle persone di tutte le età l’opportunità d’incontrarsi e crescere».

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