Gran Consiglio

«Dobbiamo lavorare insieme, no ai litigi»

Passaggio di consegne in Parlamento: Michele Guerra lascia la presidenza a Fabio Schnellmann - Daria Lepori e Giovanni Berardi saranno i vicepresidenti - Il leghista: «Non lasciamo spegnere la torcia» – Il liberale radicale esorta l’aula: «Mettiamo al primo posto i cittadini»
©Pablo Gianinazzi
Giona Carcano
19.05.2025 20:26

Dalla metafora della torcia che si tramanda di mano in mano a un semplice quanto efficace «forza Ticino». Due stili diversi di interpretare il ruolo, certo, ma che ben rappresentano le differenti anime che contraddistinguono il Parlamento. Oggi, al termine di una cerimonia a tratti solenne, a tratti giocosa, il Gran Consiglio ha eletto il nuovo presidente. Da Michele Guerra – il cui anno come primo cittadino è stato contraddistinto dal rigore e dal rispetto delle procedure – a Fabio Schnellmann, eletto dal plenum con 76 voti. Il liberale radicale, uno dei politici più longevi all’interno del Parlamento, sarà accompagnato dalla prima vicepresidente Daria Lepori (PS, 70 voti) e da Giovanni Berardi (Centro, 69 voti).

La luce della democrazia

Prima del discorso del nuovo presidente e degli intermezzi musicali del musicista e compositore luganese Marzio Mazzoleni, è toccato a Guerra congedarsi dalla funzione. «Chiudo con la stessa parola con cui ho aperto 12 mesi fa: grazie», ha cominciato il deputato leghista. «Un grazie rinnovato da un anno di cammino comune». L’ormai ex presidente ha spiegato di lasciare con «profonda serenità e soddisfazione: perché la grandezza delle istituzioni risiede proprio nel loro trascenderci, e valorizzare le caratteristiche di ognuno». Insomma, ha ribadito ancora Guerra, «con ogni passaggio di consegne, celebriamo quella luce lontana che ci connette ai valori di libertà, uguaglianza e fratellanza, nello spirito «dell’‘‘uno per tutti e tutti per uno’’, di una terra molto contesa, e divenuta Repubblica e Cantone. Ma pure alle conquiste sociali ottenute nei secoli, e ancor prima, a quelle pietre d’angolo che danno forza a questo lembo di terra, da ben prima del 1803. E oggi, come allora, quella luce è incastonata in una torcia che arde dal 1803, e che tutti noi, insieme, abbiamo il dovere di non lasciar spegnere, specialmente in un mondo, che sembra dimenticare questi valori». Guerra ha infine ricordato i risultati istituzionali del suo anno di presidenza: maggiore dialogo con gli altri Cantoni, con Berna, la prima visita di un Consigliere federale al Legislativo ticinese e la lettera d’intenti sul completamento di AlpTransit sottoscritta da Ticino, Lombardia, Piemonte e Liguria e inviata al Governo federale. Lungo l’applauso che il plenum ha tributato a Guerra.

Le necessità della popolazione

Dopo il tradizionale scambio della campanella presidenziale, la parola è passata a Schnellmann. Un discorso, il suo, incentrato sul bene comune e sul servizio ai cittadini. «Con grande onore e profondo senso di responsabilità, e tanta umiltà, assumo la presidenza del nostro Parlamento». Il liberale radicale ha quindi ringraziato i colleghi per la fiducia, così come la famiglia per il supporto. «Questo incarico rappresenta per me non solo un traguardo personale ma soprattutto l’impegno verso le istituzioni, la democrazia e tutti i cittadini del nostro cantone. Il Parlamento è la casa del dialogo, del confronto, delle idee, ma soprattutto è il rappresentante del popolo». Poi, un auspicio rivolto all’aula: «Vorrei che tutti, indipendentemente dall’appartenenza politica, mettessimo al primo posto le esigenze e le necessità dei ticinesi, senza lungaggini o liti. Il mio impegno sarà quello di garantire un dibattito rispettoso e costruttivo, ma anche decisionale». Schnellmann ha in seguito lanciato uno sguardo ai prossimi mesi e al peso delle prossime decisioni parlamentari. In particolare per quanto riguarda il tema delle casse malati. «Abbiamo tre o quattro atti parlamentari in corso» su questo dossier. «Un vero problema per tante famiglie». Fra le priorità del nuovo presidente sono state citate anche la qualità dei sevizi pubblici e la tutela dell’ambiente. Ma anche i conti del Cantone: «Il preventivo 2026 non potrà più permettersi grossi disavanzi, anzi, è aupicabile quanto prima un pareggio di bilancio per non lasciare alle prossime generazioni uno Stato eccessivamente indebitato». Tutte sfide che per Schnellmann richiedono «visione e concretezza», ma soprattutto «unità d’intenti nei momenti decisivi». Un chiaro messaggio indirizzato ancora al Parlamento. «Lavoriamo con spirito di servizio, consapevoli che il bene comune è più grande e importante delle singole appartenenze. Solo unendo le forze possiamo costruire un futuro giusto e prospero per il nostro cantone. Il dibattito è sano quando è rispettoso, il dissenso è legittimo quando è costruttivo».

Il momento, come ha più volte sottolineato Schnellmann, è complesso, finanche difficile. «Lo Stato fa fatica, tantissime famiglie pure». E allora, «mai come oggi abbiamo bisogno di istituzioni credibili e capaci di dialogare con la cittadinanza. Mi impegnerò affinché il Parlamento sia vicino alle persone, trasparente nel suo operato e attento ai bisogni reali della popolazione». Quindi, Schnellmann ha proposto al plenum un accordo. Che questo Gran Consiglio «rimanga la casa della parola e del rispetto, che la politica non diventi mai cinismo ma resti servizio». E che si lavori «per l’impiegato che vive l’instabilità del suo settore, per l’infermiera che cura di notte, per lo studente che sogna il domani e per l’anziano che ha dato tutto». E, infine, lo slogan: «Forza Ticino». Dopo le parole, la festa: prima, appunto, in aula grazie ad alcuni brani eseguiti al pianoforte, quindi a Cadro per le celebrazioni con autorità e popolazione.