L'analisi

Dollaro, le ragioni della caduta e della partita aperta negli USA

I conti pubblici, il caos dazi, il PIL rallentato hanno spinto al ribasso il biglietto verde, che è tornato ai livelli di tre anni fa – Trump vuole la moneta debole per l’export, ma la Federal Reserve sa molto bene che ciò comporta problemi su inflazione e crescita
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Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
29.06.2025 23:30

Molti ora si chiedono dove si fermerà la caduta del dollaro USA. La valuta americana ha accentuato la sua discesa dall’inizio di quest’anno. L’ultimo rimbalzo di una certa consistenza risale alla parte finale del 2024, di lì in poi c’è stata la prevalenza del segno negativo. La debolezza ribadita del biglietto verde è uno dei dati caratterizzanti sul mercato dei cambi in questi mesi. Considerando anche il fatto che si tratta ancora della maggior valuta come riserva e come mezzo di pagamento, vale la pena di vedere le cifre della caduta e le possibili ragioni di questa.

I numeri

US Dollar Index è un indice a cui molti operatori guardano e che mostra il valore del dollaro USA in relazione a un paniere costituito da sei valute selezionate. Queste monete sono, in ordine di peso nel paniere: euro, yen giapponese, sterlina britannica, dollaro canadese, corona svedese, franco svizzero. L’indice era poco sopra i 97 punti quest’ultimo venerdì, in arretramento dell’8% rispetto a un anno prima. Una variazione del genere sul mercato valutario non è di poco conto. Ciò che impressiona una parte degli investitori è anche che sia stata rotta al ribasso quota 100, ritenuta da molti un punto cruciale. Il dollaro USA è tornato ai livelli di oltre tre anni fa, cioè di febbraio-marzo 2022.

La discesa del biglietto verde è poi ancor più consistente se si guarda direttamente ai cambi con l’euro, seconda moneta mondiale, e con il franco svizzero, valuta particolarmente forte. Quest’ultimo venerdì per 1 euro ci volevano 1,17 dollari, dunque la valuta americana rispetto a un anno prima era in ribasso del 9% sulla moneta europea. Per 1 dollaro ci volevano 0,79 franchi, quindi il biglietto verde era in ribasso del 10% sulla valuta elvetica rispetto a dodici mesi prima.

I motivi

Se questa è la situazione, è utile andare a vedere le più probabili ragioni della caduta, che non sono poche. Il debito pubblico americano da tempo sale in modo eccessivo e l’attuale Amministrazione USA pare non avere intenzione di fermare l’aumento, tanto che le previsioni prevalenti indicano un peggioramento; ciò ora si sta ripercuotendo sia sui titoli di Stato USA, che sono un po’ meno richiesti rispetto al passato, sia e soprattutto sul dollaro

Il caos legato ai dazi voluti dal presidente Trump sta facendo rallentare gli scambi e la crescita a livello mondiale, senza aver fatto sin qui diminuire il deficit commerciale USA. A ciò bisogna aggiungere che nel primo trimestre di quest’anno il PIL americano ha avuto il segno negativo e che le maggiori istituzioni economiche internazionali prevedono per quest’anno e per il prossimo una crescita economica americana nettamente inferiore a quella del 2024. Il quadro attuale dell’economia USA pure pesa sul dollaro.

Le tensioni geopolitiche, i conflitti bellici, le incertezze economiche hanno spinto molti investitori verso i beni rifugio e in particolare verso l’oro, che è molto salito. Lo spostamento verso il metallo giallo è avvenuto almeno in parte a scapito del dollaro. Bisogna inoltre considerare che una serie di banche centrali, soprattutto di Paesi emergenti, hanno ampliato gli acquisti di oro, sia per rendere più solide le loro riserve sia per ridimensionare la sempre esistente leadership del dollaro. Non si tratta di una dedollarizzazione, ma di una parziale diminuzione del predominio della valuta USA, questo sì.

Tutto ciò avviene mentre i tassi di interesse di riferimento sul dollaro sono alti nel raffronto internazionale. Trump attacca il numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, perché vuole che la banca centrale tagli i tassi, sia come supporto all’economia americana sia come mossa per indebolire ancor più il dollaro, a favore dell’export USA. Ma Powell si basa sui fatti: l’inflazione americana non è bassa come la si vorrebbe e i dazi di Trump rischiano di far salire i prezzi e di alimentarla; il dollaro è già debole, ma l’export più di quel tanto non aumenta, mentre l’import è più caro e frena la crescita. Per tutto questo la Fed ora cerca di non fare o di limitare i tagli ai tassi. Se e quando li farà, ci saranno altri tasselli per l’indebolimento del dollaro.

Le prospettive

Le variabili sono talmente numerose da rendere al momento ancor più difficili le previsioni sul livello del dollaro nei prossimi mesi. Comunque, una risalita rapida della valuta USA al momento sembra improbabile e una sua ulteriore forte caduta pure pare improbabile, considerando anche che è già molto scesa. L’impressione prevalente tra gli analisti e gli operatori è dunque che il dollaro USA nei prossimi mesi resterà sempre a livelli bassi, ma non lontani dagli attuali. Se così sarà, la realtà della valuta debole troverà conferma.