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Domus, isola felice dove si tramanda l’ideale di comunità

Vi portiamo a conoscere i tre palazzi di via Lucchini a Chiasso che dal 1950 sono un valido esempio di come si possa costruire e vivere mantenendo al centro dell’attenzione il benessere di tutti
Un inquilino dei Domus – ex custode del Riva IV, lo stadio di Chiasso – si dedica alla preparazione primaverile del suo orto con due dei tre palazzi quale sfondo. © CdT/Chiara Zocchetti
Nicola Bottani
Nicola BottanieGiuseppe Valli
15.05.2021 06:00

Sono stato davvero fortunato: sono nato negli anni Cinquanta in piena crescita economica a Chiasso ma soprattutto sono cresciuto in un posto speciale grazie alla cooperativa di costruzione Domus che realizzò un progetto residenziale temerario e avveniristico: tre palazzi in via Lucchini.

In una cittadina con stazione internazionale, banche e attività economiche che generavano benessere a piene mani, nessuno di noi sapeva che vivevamo in un quartiere progettato da uno dei maestri dell’architettura ticinese del Novecento. Allora non vi erano archistar, nessuno li conosceva. C’erano le case, punto a capo.

I tre palazzi fatti costruire dalla cooperativa d’abitazione Domus in via Lucchini a Chiasso.© CdT/Chiara Zocchetti
I tre palazzi fatti costruire dalla cooperativa d’abitazione Domus in via Lucchini a Chiasso.© CdT/Chiara Zocchetti

Case davvero speciali
Le nostre tre erano davvero speciali, quasi a formare un’isola all’estremità della Chiasso di allora. Forse per questo non vi furono abbastanza famiglie di funzionari federali, cui erano destinate, per riempirle. Fu certamente per questa felice coincidenza che mio padre, spedizioniere alla Gondrand e per giunta italiano, riuscì a ottenere un appartamento dopo il matrimonio con Noemi, che arrivava da Malo e che mai perse la parlata vicentina offrendo così un esotismo linguistico che tutti identificavano prontamente.

Ci si stava benissimo rispetto agli standard dell’epoca e pure a quelli odierni. Ogni locale aveva accesso a un balcone, ciò che garantiva una luminosità fantastica e superfici supplementari da gustare dalla primavera all’inizio dell’autunno. Finestre in abbondanza senza alcuna economia, bagno addirittura con vista panoramica sulla collina di Sagno così apprezzata perché inondata di sole nei mesi invernali, nelle camere pavimenti in legno che a rifarli costerebbero un patrimonio.

Oggi entrerebbero di diritto nella categoria appartamenti di lusso, eppure gli affitti erano più che modici: la gestione collettiva delle case attraverso la cooperativa con regolari cariche statutarie e assemblea annuale lo permetteva. Per decenni non ho visto traslochi: perché cambiare casa? Impossibile stare meglio. Mio padre ha lottato con tutte le sue forze per stare lì fino all’ultimo e sottrarre giorni alla casa anziani. In fondo, si andava via semplicemente per esaurimento naturale della vita. Certo, c’erano i rumori dei treni in manovra davanti a casa ma li si sopportava, quasi come una colonna sonora che caratterizzava la via. Ben poca cosa rispetto ai benefici.

Jolanda Moser è l’attuale presidente della Cooperativa di costruzione Domus. © CdT/Chiara Zocchettti
Jolanda Moser è l’attuale presidente della Cooperativa di costruzione Domus. © CdT/Chiara Zocchettti

La ginnastica dell’orto
Tanti spazi verdi comuni senza recinzioni: più che un giardino, un parco. E soprattutto gli orti. Gli orti amati. E qui il pensiero corre a mia mamma Noemi, orgogliosa del suo ortisin, come lo chiamava con declinazione veneta. Forse i momenti migliori della sua vita li ha passati lì. Ricordo un rabarbaro rigoglioso che produceva gambi in quantità industriale che si trasformavano in marmellata deliziosa che non ho mai più assaporato. E poi cicorietta per l’insalata quotidiana, zucchine generose e pomodori che mai hanno tradito le aspettative. È una gioia constatare che tutte le parcelle sono coltivate ancora oggi con amore e passione. Fossi rettore dell’Accademia di architettura inserirei un corso di orticoltura per far capire ai futuri architetti quanto arricchente possa essere un orto cui dedicarsi: ci si incontra, ci si conosce, si vanga, si rastrella, si innaffia. E poi si raccoglie. Una ginnastica dolce e benefica per cuore e umore.

Qui è ritratto Giuseppe Valli che ci racconta dei Domus, dove è cresciuto da bambino. © CdT/Chiara Zocchetti
Qui è ritratto Giuseppe Valli che ci racconta dei Domus, dove è cresciuto da bambino. © CdT/Chiara Zocchetti

Quanto si giocava...
Si giocava alla grande. Niente di clamoroso, il massimo era nascondino. L’operazione più audace prendeva di mira la villetta bianca che confinava con i nostri giardini. Lì vi era un ciliegio che, al calar delle tenebre, veniva alleggerito con discrezione per non dare troppo nell’occhio. Furono comunque scorpacciate memorabili. Si stava sempre tra di noi e ricordo che fantasticavo immaginando dove fosse Personico, di cui mi parlava Luca, e Cugnasco che aveva una squadra di calcio fantastica, il Riarena, che Giorgio magnificava sempre. Al di là della strada la fattoria del Giuvanin che aveva un cavallo stanco per trainare un carretto, l’osteria Stand dove nelle occasioni importanti ci potevamo concedere il Cono d’Oro Alemagna o il Fortunello che costava la metà. E per noi maschietti il calcio, che è stato collante meraviglioso anche se sull’asfalto dei piazzali ferroviari.

Dopo aver consegnato le chiavi dell’appartamento al secondo piano dove i miei genitori hanno passato una parte così importante della loro vita, non sono più passato da via Lucchini. Troppo forti i ricordi di quegli anni beati, troppe le persone care con cui ho incrociato la mia vita di cui aleggia lo spirito in quella via. Nessuno ha lasciato quegli appartamenti: impensabile trovare un alloggio migliore. Semplicemente, appunto, si partiva per esaurimento della vita.

Oggi come allora: nelle mani di Jolanda Moser una foto d’epoca con l’entrata di uno dei tre Domus.© CdT/Chiara Zocchetti
Oggi come allora: nelle mani di Jolanda Moser una foto d’epoca con l’entrata di uno dei tre Domus.© CdT/Chiara Zocchetti

Frammenti preziosi di storia
Solo da poco ho superato questa cesura e mi piace ritrovare i cari Domus, tanto più che li vedo in gran forma, malgrado l’età non più tenera. Mi piace accompagnare persone amiche per un tour in cui faccio da cicerone. Recentemente sono tornato con Laura e Mario, entrambi incantati. Percorso classico: giardino, orti, cantina, lavanderia, ascensore per vista dall’alto. Dettaglio bizzarro: Mario mi ha fatto notare la particolarità delle persiane alle finestre. Mai lo avevo notato.

Ma l’emozione vera è stata per un altro, non trascurabile dettaglio: solo pochi mesi prima avevo scoperto che il progettista dei Domus era stato Augusto Jäggli. E Mario, lì con me in quel momento, conosciuto quando era presidente dell’ACSI, l’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana, è figlio di Augusto, l’architetto che ha fatto vivere giorni felici a tutti noi. Mario aveva 7 anni all’epoca, non ricordava questo edificio del papà. Ha ritrovato anche lui un frammento prezioso di storia familiare. Meravigliosa e irripetibile composizione la musica del caso ci ha donato!

«Un beneficio per le relazioni interpersonali»

Qual è il bello delle cooperative d’abitazione come quella dei Domus? La domanda in sé è semplice ma in sede di risposta si apre un ampio ventaglio di considerazioni che lasciamo a Martino Pedrozzi, docente all’Accademia di architettura di Mendrisio e specializzato in «social housing», ossia in edilizia abitativa sociale.

In Ticino sono un’eccezione
«In Ticino – spiega l’architetto Pedrozzi – la costituzione di cooperative d’abitazione storicamente è un’eccezione, al contrario di quanto è avvenuto al di là del San Gottardo e in particolare nella Svizzera tedesca, in contesti come quello di Zurigo, per esempio. Il modello del costruire e abitare in cooperazione, in Svizzera ma non solo, è infatti tipico dei grandi centri urbanizzati. E Zurigo, rimanendo a questo esempio, era già una città nel vero significato del termine quando in Ticino, invece, ancora non si andava oltre la dimensione dei borghi, cosa che valeva anche per centri come Lugano, Bellinzona oppure Locarno. Non è quindi un caso che l’Associazione svizzera delle cooperative d’abitazione sia stata fondata oltre cent’anni fa, nel 1919 a Olten».

Martino Pedrozzi è docente all’Accademia di architettura di Mendrisio.  © CdT/Chiara Zocchetti
Martino Pedrozzi è docente all’Accademia di architettura di Mendrisio. © CdT/Chiara Zocchetti

Vantaggi a 360 gradi
«Le cooperative hanno innanzitutto il vantaggio di permettere ai loro soci di costruire abitazioni a un prezzo concorrenziale e vantaggioso, senza che ci sia qualcuno che si assicuri un guadagno finanziario a spese di un altro, come legittimamente accade invece nel mercato immobiliare che tutti noi conosciamo. Inoltre, costruire e soprattutto vivere in cooperazione implica una grande e positiva interazione fra le persone coinvolte nel progetto. I benefici sul piano dei rapporti interpersonali sono innegabili, anche perché il voto di ogni socio vale uno quando si devono prendere decisioni su progetti, modifiche, migliorie o ammodernamenti. Cosa che invece non accade con le cosiddette proprietà per piani, dove a contare e a prevalere sono anche i millesimi e quindi coloro che sono in possesso delle quote di proprietà maggiori. Non per niente le liti di condominio sono diventate proverbiali».

Dettagli dei tre palazzi chiassessi che sono stati firmati dal celebre architetto ticinese Augusto Jäggli.© CdT/Chiara Zocchetti
Dettagli dei tre palazzi chiassessi che sono stati firmati dal celebre architetto ticinese Augusto Jäggli.© CdT/Chiara Zocchetti

Senso per il bene comune
«Al di là dei vantaggi materiali primari, ossia quelli legati ai costi di costruzione e agli affitti moderati, i soci delle cooperative d’abitazione, essendo guidati da uno spiccato senso del bene comune, sono portati a condividere con gli altri la propria esistenza o una parte significante di essa. Questa impostazione mentale, questo modo di pensare teso al benessere della comunità, si riverbera sui famigliari e a trarne beneficio alla fine è tutta la comunità nel suo insieme e non solo la persona in quanto individuo».

© CdT/Chiara Zocchetti
© CdT/Chiara Zocchetti

La rete si può allargare
«I membri di una cooperativa d’abitazione hanno libertà di decisione su come utilizzare gli spazi a disposizione. Ad esempio per favorirne in misura maggiore oppure minore la condivisione, decidendo magari che la cucina e i locali dove prendere i pasti o leggere e rilassarsi siano messi in comune con tutti e non riservati all’intimità come le stanze da letto. Insomma, possono scegliere di costruire la rete relazionale che più gli aggrada. Lo spirito che anima le cooperative può inoltre tornare utile agli enti pubblici, a coloro che governano città e centri abitati, i quali possono collaborare per integrare negli edifici costruiti dalle stesse cooperative servizi come un asilo per i bambini più piccoli o un negozio di generi di prima necessità aperti anche altri abitanti del quartiere. Ecco quindi che la rete delle relazioni si allarga, con benefici ancora più ampi per i cittadini».

Perla architettonica per famiglie con figli

L’architetto dei Domus
Augusto Jäggli (1911-1999) è uno dei più importanti architetti ticinesi del Novecento. Studi a Zurigo, forte l’influenza del Bauhaus. Tra le sue opere più celebri, l’ospedale San Giovanni a Bellinzona (1940), lo studio radio RTSI a Besso in collaborazione con Rino Tami e Alberto Camenzind (1962), gli studi televisivi di Comano (1976). Al progetto Domus collabora l’architetto Cino Chiesa, figlio di Francesco, celebre scrittore.

In totale 36 appartamenti
I Domus sono tre stabili identici, costruiti da tre imprese diverse. Sei piani di altezza, appartamento a sinistra di 3 locali, a destra di 4, concepiti espressamente per ospitare famiglie con figli (in tutto 36 appartamenti). Le prime famiglie entrano nel novembre 1950 anche se tutt’attorno è ancora cantiere e la strada non è asfaltata. Tra Chiasso e Mendrisio circola il tram, il famoso Dolceverde. La cooperativa di costruzione viene sussidiata dal Dipartimento federale delle finanze. Sull’esperienza Domus si sta allestendo una pubblicazione.

Gli specialisti del tema
Gli interessati al tema del costruire e vivere con la formula della cooperativa possono consultare www.cassi.ch. È il portale internet della sezione della Svizzera italiana delle Cooperative d’abitazione Svizzera che offre sia informazioni sia consulenze.