Il caso

Donald Trump e lo spettro dei dazi spaventano (anche) Air Canada

La compagnia di bandiera canadese, nell'attesa di capire se Ottawa e Washington troveranno un accordo commerciale definitivo, ha annunciato una capacità ridotta dei voli verso gli Stati Uniti
© Shutterstock
Marcello Pelizzari
17.02.2025 18:00

Alcune settimane fa, il Canada ha evitato i famosi (e famigerati) dazi annunciati da Donald Trump all’ultimo momento utile. Grazie, in particolare, a una telefonata fra il primo ministro uscente canadese, Justin Trudeau, e il presidente statunitense. Oddio, in realtà Ottawa ha «solo» ottenuto una sospensione temporanea della misura. Così, il 3 febbraio, proprio Trudeau: «Ho appena avuto una buona chiamata con il presidente Trump. Il Canada sta implementando il nostro piano di confine da 1,3 miliardi di dollari, rafforzando la frontiera con nuovi elicotteri, tecnologia e personale, un coordinamento migliorato con i nostri partner americani e maggiori risorse per fermare il flusso di Fentanyl. Circa 10 mila persone in prima linea stanno lavorando e lavoreranno per proteggere il confine. Inoltre, il Canada sta prendendo nuovi impegni per nominare uno zar del Fentanyl, definiremo i cartelli come terroristi, garantiremo occhi 24 ore su 24, 7 giorni su 7 sul confine, lanceremo una forza d’attacco congiunta Canada-USA per combattere la criminalità organizzata, il Fentanyl e il riciclaggio di denaro. Ho anche firmato una nuova direttiva di intelligence sulla criminalità organizzata e il Fentanyl e la sosterremo con 200 milioni di dollari».

Resta da capire, ora, se i due Paesi troveranno un accordo economico «definitivo» che possa scongiurare, appunto, l’introduzione della misura al termine della citata sospensione temporanea. Nell’attesa, Air Canada sta cercando di capire le prossime mosse in termini di pianificazione dei voli. Mark Galardo, responsabile della rete in seno alla compagnia di bandiera canadese, ha affermato che in un prossimo futuro Air Canada rivedrà al ribasso l’offerta da e per gli Stati Uniti. Nello specifico, a partire da marzo la capacità verso alcune destinazioni turistiche negli Stati Uniti verranno ridotte. Il motivo? Il vettore ritiene che la domanda dei viaggiatori canadesi cambierà, o potrebbe cambiare, alla luce delle parole e delle posizioni di Trump. In realtà, al momento non sono stati segnalati rallentamenti nella domanda di voli verso gli Stati Uniti. Ma i responsabili di Air Canada preferiscono giocare d’anticipo. «Abbiamo l’opportunità di spostarci verso altre destinazioni che sono pure molto richieste» ha affermato Galardo.

Se Air Canada non lamenta, al momento, cali significativi, una portavoce dell’agenzia di viaggi Flight Centre Travel Group, come riferisce il portale aeroTELEGRAPH citando un articolo del National Post, ha spiegato che il numero di canadesi in viaggio verso gli Stati Uniti sarebbe in discesa. L’azienda, leggiamo, ha aiutato non pochi clienti a modificare i propri piani di viaggio in queste ultime settimane. Non solo, un sondaggio condotto fra i viaggiatori d’affari da YouGov ha rilevato che l’85% delle piccole e medie impresi canadesi ridurrà i viaggi d’affari transfrontalieri in caso di dazi o restrizioni commerciali.