Donald Trump nomina un inviato speciale per la Groenlandia: «Ce la prenderemo»

Da qualche tempo non se ne parla più. Ma la Groenlandia, è evidente, è sempre rimasta lì, nei pensieri di Donald Trump. Dopo le tensioni maturate nei primi mesi del 2025 – quando il presidente statunitense aveva più volte affermato di volersi prendere l'isola, con le buone o con le cattive – il tema torna d'attualità con la nomina da Washington di un inviato speciale per la Groenlandia, l'attuale governatore della Louisiana Jeff Landry.
Obiettivi
L’annuncio è arrivato ieri attraverso un messaggio sui social, in cui Trump ha affermato che Landry «comprende quanto la Groenlandia sia essenziale per la nostra sicurezza nazionale» e che lavorerà per promuovere «gli interessi degli Stati Uniti per la sicurezza e la sopravvivenza dei nostri alleati, e del mondo intero». Landry, da parte sua, ha precisato che si tratta di un ruolo volontario e che non avrà ripercussioni sul suo mandato di governatore.
Non solo. Nel breve messaggio pubblicato su X, il governatore della Louisiana ha specificato che sarà «un onore» lavorare per «rendere la Groenlandia parte degli Stati Uniti».
Una dichiarazione, questa, destinata ad alimentare ulteriori tensioni diplomatiche. Oltre alla nomina di Landry, Trump ha designato Thomas Dans alla guida della Commissione artica statunitense. Organizzatore della tanto criticata vista di Donald Trump Jr. in Groenlandia, Dans è un investitore ed esperto di Russia e dovrà seguire l'implementazione della visione di una «difesa emisferica» – così la definiscono i funzionari USA –, secondo la quale Washington dovrebbe controllare ampie porzioni del continente americano (incluse, potenzialmente, Groenlandia e Canada, ma anche il Canale di Panama) per garantire la propria sicurezza.
Gli ultimi mesi
Il presidente americano, come detto, insiste da tempo sulla necessità di assumere il controllo dell’isola, abitata da circa 57.000 persone, tanto da arrivare a ipotizzarne l’acquisto o la presa con la forza: poco male se la Danimarca, che mantiene sovranità sul territorio autonomo groenlandese, è un alleato NATO. La ministra degli Esteri groenlandese, Vivian Motzfeldt, ha incontrato questo mese il nuovo ambasciatore statunitense in Danimarca, Ken Howery, affermando che le dichiarazioni di Trump hanno generato «incertezza». In un’intervista al Financial Times risalente allo scorso ottobre, Motzfeldt ha sottolineato l’importanza della cooperazione con Washington, riconoscendo il valore strategico della posizione geopolitica dell’isola per la difesa europea e americana, ma aggiungendo che «una collaborazione solida e basata sulla fiducia deve avvenire nel rispetto reciproco».
Questione di rispetto
Rispetto, già. Nei primi mesi del 2025, dalle parti di Nuuk aveva fatto discutere la campagna messa in piedi dall'amministrazione Trump per far credere al mondo che la Groenlandia non stesse aspettando altro che unirsi agli Stati Uniti. Esempio? La già citata visita di Donald Trump Jr., nel corso della quale erano stati distribuiti cappellini MAGA e pagato il pranzo ad alcuni senzatetto per creare un seguito pro-USA sull'isola.
In realtà, lo dimostra un sondaggio eseguito a inizio anno dal quotidiano danese Berlingske e dal groenlandese Sermistiaq, la Groenlandia non ne vuole sapere di una annessione statunitense, per quanto rimanga aperta a collaborazioni più strette. Ben l'85% della popolazione del territorio artico autogovernato è contraria a lasciare il regno danese per entrare a far parte degli USA. E anzi le ingerenze statunitensi erano arrivate a unire la politica locale, dalla sinistra alla destra, in una protesta comune: «Ogni minuto è importante per garantire che il sogno degli americani di annettere il nostro Paese non diventi realtà».
