Il caso

Dovremmo tutti disinstallare TikTok?

Commissione e Consiglio dell’Unione Europea hanno chiesto al personale UE di rimuovere l’app cinese, seguendo l’esempio degli Stati Uniti – L’Italia ci sta pensando – Fra sospetti e minacce di ingerenze del Partito Comunista, ecco che cosa sta succedendo
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Marcello Pelizzari
26.02.2023 11:45

TikTok è sulla bocca di tutti. Il motivo? Sta scomparendo dai cellulari di molti. Sembra un paradosso. In realtà, è l’effetto della richiesta arrivata da Commissione e Consiglio dell’Unione Europea: via l’app cinese entro il 15 marzo. Nell’e-mail inviata al personale UE, la richiesta era motivata da un’esigenza particolare: «proteggere i dati della Commissione e aumentare la sua sicurezza informatica». Gli Stati Uniti si erano già mossi in questo senso, l’Italia ci sta seriamente pensando. Perché? È «colpa» della provenienza di TikTok, ovvero la Cina?

A livello italiano, in questi giorni ne ha parlato il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, specificando che un blocco dell’app sugli smartphone dei dipendenti pubblici è sul tavolo. Se ne sta occupando il COPASIR, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

Prima gli Stati Uniti

La decisione dell’Unione Europea è stata preceduta, dicevamo, dai blocchi adottati negli Stati Uniti. Prima con una mossa del Senato, quindi con un ordine generale di cancellare l’app da tutti i cellulari dei dipendenti governativi. La stessa piattaforma si è detta sorpresa della situazione venutasi a creare all’interno dell’UE, ritenendo che la richiesta formulata ai dipendenti sia fondata su pregiudizi. In termine di raccolta dei dati, TikTok non è diversa rispetto ai social occidentali, in primis quelli di Meta. Il dubbio, semmai, è chi può accedere a questi dati: ad esempio, il Partito Comunista cinese.

L’FBI, a novembre, tramite il suo direttore Chris Wrai aveva definito TikTok un rischio per la sicurezza nazionale. Proprio perché il governo cinese potrebbe avere un controllo sullo sviluppatore, ByteDance.

Un «cavallo di Troia»

Un altro, forte sospetto su TikTok è che l’app sia una sorta di «cavallo di Troia» (trojan), un software che nasconde un altro software, di spionaggio nel caso della piattaforma cinese. In questo modo, il governo cinese potrebbe recuperare facilmente informazioni per le sue strategie politiche. Non esistono prove, ad oggi, che esista un trojan all’interno di TikTok. Il solo sospetto, tuttavia, ha spinto diverse autorità occidentali a chiedere ai propri dipendenti di rimuovere l’app.

Il COPASIR, a gennaio, aveva avviato un’indagine in merito. Per capire potenziali pericoli, possibili infiltrazioni e minacce. Anche ai tempi del Conte-bis era stato aperto un procedimento, per stabilire – citiamo – «l’uso che il governo della Cina fa dei dati sensibili degli utenti italiani iscritti su TikTok».

Sospensioni e indagini

Il social network cinese vanta un miliardo di iscritti in tutto il mondo, in Europa è adoperato stabilmente da circa 125 milioni di utenti, con numeri in crescita negli ultimi mesi. Finora, nel continente, solo i Paesi Bassi hanno sospeso l’uso dell’app da parte di tutte le autorità pubbliche olandesi mentre i partiti della coalizione al governo hanno chiesto ai servizi di intelligence di valutare se TikTok rappresenti un rischio se installata sui telefoni governativi.

Parallelamente, TikTok è oggetto di un’indagine dell’Autorità per la protezione dei dati in Irlanda. E questo perché vi sarebbe stato un trasferimento potenziale di dati di cittadini europei in Cina. Illegale si sensi del regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dell’UE. E sappiamo quanto l’Europa, a differenza di altre parti del mondo, Stati Uniti in testa, sia sensibile a questo tema.

Accesso ai dati

Il social network cinese, in effetti, ha ammesso all'inizio di novembre che alcuni dei suoi dipendenti con sede in Cina potrebbero accedere ai dati degli utenti europei. Apriti cielo. Nel tentativo e nella speranza di placare gli animi, TikTok la scorsa settimana ha detto di voler tenere le informazioni riguardanti gli utenti europei esclusivamente dentro tre data center in Europa. Parallelamente, la responsabile europea per la privacy in seno al social cinese, Elaine Fox, ha chiarito questo aspetto: «Sulla base di una comprovata necessità di svolgere il proprio lavoro, nel rispetto di una serie di solidi controlli di sicurezza e protocolli di approvazione, e attraverso metodi riconosciuti dal GDPR, consentiamo ad alcuni dipendenti del nostro gruppo aziendale situati in Brasile, Canada, Cina, Israele, Giappone, Malesia, Filippine, Singapore, Corea del Sud e Stati Uniti, l’accesso remoto ai dati degli utenti europei di TikTok».

Nuovi obblighi

Detto della privacy e del rischio di ingerenze governative cinesi, TikTok sta «combattendo» anche sul fronte dei nuovi obblighi previsti dal Digital Services Act e dal Digital Markets Act dell’UE: il primo chiede la rimozione dalle piattaforme di contenuti tossici, come contenuti d’odio e fake news;  il secondo limita, e di molto, il potere dei colossi Tech in Europa. Di sicuro, la fiducia nell’app – dopo la richiesta ufficiale promossa da Conmissione e Consiglio dell’Unione Europea – è andata in calando. E sebbene la rimozione sia richiesta solo ai dipendenti dell’UE, la possibilità che anche singoli cittadini se ne liberino è alta. Se non altissima.

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