«Due mani sinistre, ma molto abili: trasformano il legno in arte»

La maglietta verde e i pantaloncini corti, i piedi scalzi, un grande sorriso e due mani da falegname. Si presenta così Matthias Bichofen, artigiano ticinese di orgini svizzero tedesche che nel suo laboratorio di Lamone porta avanti un mestiere un po’ particolare: il tornitore del legno.
Pensando al tornio, infatti, la nostra mente corre subito alla lavorazione del ‘‘freddo’’ metallo. E non certo a un tronco di legno, oppure a una ciotola ricavata da un platano. Matthias Bichofen, artigiano nato Winterthur, in Ticino dal 1990, nel suo laboratorio di Lamone ci fa invece immergere in un mondo nuovo, diverso, fatto di trucioli, enormi scalpelli, e soprattutto tanta manualità e precisione.
Prima di visitare il laboratorio di Matthias, però, facciamo un salto nel coloratissimo «showroom», dove sono esposti i suoi lavori più recenti, ma anche alcuni «pezzi da collezione». Articoli d’artigianato (come ciotole, vasi, ma anche penne, oppure oggetti decorativi e artistici) provenienti da tutto il mondo e che, ci confida Matthias, non venderebbe per niente al mondo. «Quando vado in vacanza con mia moglie ne approfitto sempre per cercare qualche artigiano che come me lavora il legno al tornio. In Thailandia e Vietnam, ad esempio, ho scoperto (e poi portato a casa) dei pezzi straordinari», ci dice con entusiasmo, mostrandoci la sua collezione.
Ma come si diventa tornitore del legno? chiediamo a Matthias, con un po’ di ingenuità. «Io ci sono arrivato dopo un po’... Prima ho fatto un apprendistato nel settore del Commercio. Ma in poco tempo mi sono accorto che non era la mia strada. E allora mi son chiesto: ‘‘Faro questo mestiere per altri 45 anni?’’ Certo che no!». Ed è così che Matthias ha cambiato completamente percorso. «Da bambino abitavo vicino al bosco. E il legno, come materiale, mi ha sempre affascinato. Così ho contattato alcune aziende e ho iniziato l’apprendistato, ottenendo il diploma federale di tornitore del legno». Un percorso, quello scelto da Matthias, non scontato viste alcune curiose premesse: «Da bambino – ci racconta ridendo – mi dicevano sempre: ‘‘Hai due mani sinistre!’’. Ma con l’esperienza e con il passare degli anni si impara tutto...».
Un mondo «troppo» rotondo
Nello «showroom» troviamo oggetti di ogni tipo. Ma soprattutto - ed è un aspetto curioso visto l’utilizzo del tornio - di ogni possibile forma. «La tornitura del legno ha un problema», confessa Matthias: «È sempre rotonda!». Un problema che a volte porta con sé un po’ di frustrazione. «E quindi ho deciso, con delle tecniche particolari (e a volte un po’ pericolose, ci racconta ridendo), di cercare il più possibile di produrre forme particolari». Troviamo, ad esempio, oggetti artistici a forma di sigaro e alti quasi un metro, oppure a forma di «disco volante», con intagli di ogni tipo. Insomma, i prodotti di Matthias sono sì rotondi, ma non troppo.
Ma a contraddistinguere i suoi lavori non sono ‘‘solo’’ le forme particolari. A colpire, sin da subito, è anche l’utilizzo dei colori sgargianti. «Sì, sono conosciuto un po’ in tutto il mondo per questo motivo», ci racconta. Con delle tecniche particolari di carteggiatura, una mano di vernice alla volta (fino a dieci volte), «i colori permettono di dare una profondità visiva all’oggetto che altrimenti non avrebbero».
Un calcio nel sedere
Ci spostiamo finalmente nel laboratorio, situato a fianco del piccolo ufficio e dello «showroom» e vi troviamo di tutto: scalpelli, sgorbie (una sorta di enorme scalpello per lavorare il legno al tornio), trucioli ovunque, vernici, pennelli, e soprattutto diversi torni. C’è quello «antico», che Matthias utilizza sin da quando era apprendista. E poi altri cinque o sei più «moderni» che vengono utilizzati dagli studenti che si affidano a Matthias per imparare questa tecnica. Studenti che oggi arrivano anche dalla Germania o dall’Italia. Ma anche studenti che lo seguono tramite i corsi offerti su Internet.
«La pandemia mi ha dato un bel calcio nel sedere da questo punto di vista. Mi ha fatto bene», ci dice ridendo e raccontandoci come ha vissuto questi ultimi tre anni. «Proporre i corsi online era qualcosa che mi balenava in testa da un po’. Ma prima della pandemia le priorità erano altre. Quando poi è arrivato il virus, mi sono venute a mancare le due principali fonti di reddito: i corsi (in presenza) e i mercati, dove posso vendere i miei prodotti». E così, «con tanto tempo a disposizione», si è preparato una postazione mobile, da porre di fronte al tornio principale, per trasmettere online i suoi corsi: ci sono diverse telecamere che inquadrano il lavoro da più angolature, uno schermo e un microfono. Tutto quello che occorre per fare invidia a un moderno «youtuber». E oggi, ad esempio, ogni sabato propone una «live» proprio su YouTube, dove spiega a sconosciuti e conosciuti di tutto il mondo come tornire il legno. «Sì, mi ha permesso di farmi conoscere fuori dalla Svizzera. Prima i miei studenti erano quasi unicamente ticinesi. Oggi offro corsi in tedesco, italiano e pure inglese».
Cinquemila anni fa...
Prima di salutarci, Matthias ci fa omaggio di una ciotola fabbricata sul posto, nel giro di una mezz’ora. «È di pino cembro, una qualità molto presente nei Grigioni. E che io apprezzo molto per il suo particolare odore. Non va mai via...».
Già, in tutto questo discorso, non va dimenticata quella che in fondo è la materia prima del suo lavoro: il legno.
Legno che Matthias conosce in ogni suo particolare, in ogni dettaglio. Come la provenienza: «Questo platano era davanti al Municipio di Cadempino», ci racconta mostrando alcuni tronchi fuori dal laboratorio. E anche degli articoli esposti nello «showroom» conosce vita, morte e miracoli: «Più il legno è regolare e meno mi interessa. Sono sempre alla ricerca di pezzi unici». Unici come le penne che, tempo fa, ha prodotto per il Cantone: «Il legno proveniva dalla zona del Valegion, a Preonzo. Il tronco di rovere è emerso durante i lavori di correzione del fiume. E quindi hanno fatto le analisi per la datazione al radiocarbonio per stabilire con precisione la sua età: 5.750 anni». Mica male, per essere un tronco.