Cevio

Due no a Comune e Patriziato su scuole e terreno ai privati

Con il 71,5% degli aventi diritto che s’è espresso nei referendum, prevalgono di misura (17 voti) i contrari alla realizzazione delle nuove elementari a Bignasco - Più ampia l’opposizione alla vendita di un sedime pubblico ad un’impresa immobiliare
Mauro Giacometti
27.11.2022 16:49

Alla fine ha avuto ragione chi diceva no. Prima raccogliendo le firme e poi chiamando i cittadini di Cevio ad esprimersi direttamente su due decisioni avallate dal Consiglio comunale. Oggi le urne hanno dato il loro verdetto: no alla convenzione con il Patriziato per realizzare la nuova scuola elementare a Bignasco e no alla vendita per trattativa diretta di un terreno di proprietà comunale per realizzare un progetto immobiliare. A Cevio circa il 72% degli aventi diritto di voto (819 in tutto) s’è dunque espresso, bocciando le risoluzioni adottate dal Consiglio comunale lo scorso 20 giugno e che riguardavano appunto la realizzazione di una nuova sede scolastica da parte del Patriziato di Bignasco, che avrebbe poi affittato lo stabile al Comune, e l’alienazione di un sedime edificabile di circa 3.000 mq di proprietà comunale.

Per il primo tema, decisamente il più dibattuto durante la campagna che ha preceduto la chiamata alle urne, su 571 schede conteggiate come valide, sono state 294 quelle che hanno respinto la convenzione con il Patriziato, mentre i favorevoli, Municipio in testa, hanno raccolto 277 consensi. «Accettiamo la volontà popolare, anche se è una maggioranza risicata che s’è espressa contro la convenzione con il Patriziato. Ci rimetteremo al lavoro per trovare una soluzione per le future scuole comunali che Cevio aspetta da diversi anni, considerando che l’attuale sede di Cavergno è inadatta alle moderne esigenze edilizie e anche pedagogiche», ci dice la sindaca Moira Medici raggiunta al telefono appena dopo aver conosciuto l’esito della votazione. «Siamo ovviamente soddisfatti del risultato, ma ancor di più del fatto che per un tema così importante come la nuova sede scolastica si siano potuti esprimere direttamente i cittadini di Cevio. Oltre alla contrarietà di una convenzione tra Patriziato e Comune, che non stava in piedi per diversi motivi, alcuni anche di principio, era importante che per un tema così strategico si esprimesse la popolazione», è il commento di Marco Bonetti, principale promotore del referendum.

Si riguarda a Cavergno?

Con il no a Bignasco, il progetto di adeguamento dell’attuale sede scolastica di Cavergno - dove c’è anche la nuova palestra completamente ristrutturata nel 2012 - potrebbe dunque tornare di attualità, come d’altra parte suggerito dai referendisti. «Valuteremo tutte le opzioni possibili», dice la sindaca.

Quelle villette fermate al palo

In maniera più decisa rispetto alle scuole (136 voti contrari) anche la vendita ai privati di un terreno di proprietà comunale è stata respinta dalla maggioranza dei cittadini di Cevio. Un sedime di 3.000 mq, in zona Piano, che il Comune di Cevio, pur destinandolo a scopi di interesse pubblico di edilizia residenziale, non è riuscito a vendere da anni, ma che recentemente era al centro di un progetto immobiliare che prevedeva la costruzione di sei/sette villette monofamiliari con giardino. «Probabilmente il progetto immobiliare non era molto chiaro», si limita a commentare Moira Medici per spiegare il no dei suoi concittadini alla vendita ai privati. «Anche se era veramente un’opportunità da cogliere per favorire nuovi insediamenti familiari in valle», ci dice.

Lo scorso 20 giugno il Consiglio comunale di Cevio aveva dato via libera alla vendita, con trattativa privata, del terreno pubblico (classificato R3) per circa 750.000 franchi, affidando alla Assofide di Locarno la trattativa con un gruppo immobiliare per costruire le villette. Era la terza volta che il relativo messaggio arrivava in Consiglio comunale, che alla fine diede via libera alla vendita. Gli oppositori, però, che hanno raccolto le firme per arrivare al referendum di oggi, hanno sempre parlato di «pura speculazione edilizia e inutile alienazione di un bene patrimoniale».