È morta Hind Rajab, la bimba che telefonò per chiedere aiuto
Hind Rajab è morta. Il corpo senza vita della bambina palestinese diventata uno dei simboli della guerra è stato ritrovato a Gaza City. Lo ha riferito Hamas, precisando che la bimba è stata rinvenuta assieme ai familiari.
Perché proprio Hind? La sua voce, registrata in una drammatica telefonata alla Mezzaluna Rossa palestinese (PRCS), ha fatto il giro del mondo. Dodici giorni fa, la bimba aveva chiesto aiuto quando l'auto sulla quale si trovava in compagnia dello zio Bashar Hamadah, la moglie e i loro tre figli, era stata bersagliata da un tank israeliano a Gaza. La PRCS aveva mandato due soccorritori sul posto, Yousef Zaino e Ahmad Al Madhoon. «Ho tanta paura, per favore vieni. Per favore, chiama qualcuno che venga a prendermi», aveva detto la bimba tra le lacrime. Una telefonata durata tre ore, scrive Al Jazeera.
A confermare la morte della bambina di 6 anni è stata l'agenzia di stampa statale palestinese Wafa, che cita fonti mediche, secondo cui il corpo della piccola è stato trovato insieme a quello dei cinque suoi familiari vicino a una rotonda nel sobborgo di Tal al-Hawa, a sud-ovest di Gaza City.
La Mezzaluna Rossa palestinese ha accusato gli israeliani di avere «preso di mira l'ambulanza al suo arrivo sul posto, a pochi metri dal veicolo con dentro la bimba Hind intrappolata». E questo, «nonostante il preventivo coordinamento per consentire all'ambulanza di raggiungere il luogo per soccorrere la bambina».
La telefonata di Hind Rajab e le sue foto, circolate sui social, erano diventate come tante altre simbolo della richiesta di aiuto dei bambini che ogni giorno muoiono in guerra, in mezzo al fuoco incrociato dei soldati d'Israele e le milizie di Hamas.
«Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco umanitario immediato»
Il ministero della Sanità della Striscia di Gaza, gestito da Hamas, ha affermato che almeno 28.064 persone sono state uccise nell'enclave dall'inizio della guerra tra Israele e i miliziani palestinesi. 67.611 persone sono state ferite dallo scoppio del conflitto, il 7 ottobre.
Ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dato istruzione alle sue forze armate di preparare un «piano di evacuazione della popolazione» a Rafah. Nel frattempo, bombardamenti aerei hanno già fatto almeno 28 morti. Il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia «chiede urgentemente alle parti di astenersi da un'escalation militare nel Governatorato di Rafah a Gaza dove oltre 600.000 bambini e le loro famiglie sono sfollati, molti dei quali più di una volta». Un'escalation dei combattimenti a Rafah, che è già in difficoltà per il numero straordinario di persone sfollate da altre parti di Gaza, sarà un'altra fase devastante in una guerra, precisa l'UNICEF in una nota. «Abbiamo bisogno che gli ultimi ospedali, rifugi, mercati e sistemi idrici rimanenti a Gaza continuino a funzionare. Senza di essi, la fame e le malattie saliranno alle stelle, portando via altre vite di bambini – ha dichiarato la direttrice generale Catherine Russell –. Faccio appello a tutte le parti in conflitto affinché rispettino gli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco umanitario immediato a Gaza e di un rilascio sicuro e immediato di tutti gli ostaggi - soprattutto dei bambini - che hanno sofferto così tanto».
Anche il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha espresso timore per i piani di Israele di un'offensiva a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. «La Svizzera è preoccupata dei pericoli per i civili in caso di estensione dei combattimenti», si legge in un post su X.