È morto Elliott Erwitt, il grande fotografo aveva 95 anni

Addio ad uno dei più grandi fotografi del panorama contemporaneo. È morto ieri a New York Elliott Erwitt, aveva 95 anni. Lo riferisce il New York Times. Famoso per le sue foto in bianco e nero di situazioni ironiche e assurde all'interno di ambienti quotidiani, e ancora più famoso per scatti diventati iconici come quelli di Marylin Monroe, di Che Guevara e di Richard Nixon.
Sua anche la foto simbolo delle tensioni Usa-Urss durante la Guerra Fredda. Era il 24 luglio del 1959, durante l'apertura dell'American National Exhibition al Gorky Park di Mosca, quando Erwitt riuscì ad immortalare l'allora vicepresidente Usa Richard Nixon e il leader sovietico Nikita Krushiov mentre discutevamo pubblicamente i meriti dei rispettivi sistemi economici, capitalismo ed economia pianificata, in un improvvisato confronto passato alla storia come «dibattito in cucina», perché ebbe luogo principalmente nella cucina di una casa prefabbricata americana presentata all'esposizione.
Al secolo Elio Romano Erwitz, nato a Parigi il 26 luglio del 1929 da genitori ebrei di origini russe, visse in Italia fino al 1938 grazie all'amore del padre per il Belpaese. L'anno successivo la famiglia emigrò verso gli Stati Uniti a causa delle leggi razziali fasciste. «Grazie a Mussolini sono americano», scrisse nella sua autobiografia.
Agli inizi degli anni '40 studiò fotografia a Los Angeles ed in seguito cinema alla New School for Social Research di New York. Le prime esperienze da fotografo furono al seguito dell'esercito americano in Francia e in Germania nei primi anni '50.
Tolta l'uniforme, furono fondamentali gli incontri con fotografi importanti come Edward Steichen, Robert Capa e Roy Stryker. Dopo aver lavorato un periodo con Stryker, allora direttore del dipartimento di fotografia della Farm Security Administration, l'agenzia creata nel 1937 per combattere la povertà della zone rurali durante la Grande Depressione, Erwitt divenne fotografo free lance e iniziò a collaborare con riviste come Collier's, Look, Life e Holiday. Nel 1953 entrò a far parte della prestigiosa agenzia Magnum Photos, che gli consentì di intraprendere progetti fotografici in tutto il mondo.
Tra i suoi soggetti preferiti anche i cani, ne fotografò tanti al punto da riempire quattro libri, Son of Bitch (1974), Dog Dogs (1998), Woof (2005) e Elliott Erwitt's Dogs (2008). «Mi capiscono», dichiarò. Ed ancora, «I cani non ti chiedono di mandargli la foto e non devi fargli firmare la liberatoria». Aveva una preferenza per quelli francesi, a detta sua con più personalità rispetto a quelli americani.