E se i dipendenti di OpenAI seguissero Sam Altman a Microsoft?
Sam Altman non è stato sempre «candido nelle sue comunicazioni» con l'organo di vigilanza, «ostacolando le sue capacità all'esercizio delle sue responsabilità. Il consiglio di amministrazione non ha fiducia nelle sua capacità di continuare a guidare OpenAI». La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno il 17 novembre. E in quattro giorni è successo di tutto. Su tutte: Microsoft – il principale investitore e partner di OpenAI – ha annunciato che assumerà Altman e il presidente dimissionario di OpenAI, Greg Brockman, per guidare un team di ricerca sull'intelligenza artificiale avanzata. «Rimaniamo impegnati nella nostra partnership con OpenAI e siamo fiduciosi nella nostra roadmap di prodotti, nella nostra capacità di continuare a innovare con tutto ciò che abbiamo annunciato al Microsoft Ignite, e nel continuare a supportare i nostri clienti e partner», ha affermato Satya Nadella, amministratore delegato di Microsoft, in un post su Linkedin.
Ma in casa OpenAI il siluramento di Altman non è stato affatto preso bene. Tanto che almeno 700 dipendenti di OpenAI (qualcuno parla di 740, pari al 95%), su un totale di 770, hanno minacciato dimissioni di massa per trasferirsi a Redmond: «Microsoft ci ha garantito che ci sono posizioni aperte per tutti i dipendenti AI in questa nuova filiale nel caso in cui volessimo accettare», hanno scritto in una lettera indirizzata al CdA. I lavoratori chiedono anche la testa dei membri del board: «Il processo attraverso il quale avete licenziato Sam Altman e rimosso Greg Brockman dal consiglio di amministrazione ha messo a repentaglio tutto il lavoro fatto e minato la nostra missione e l'azienda. La vostra condotta ha reso evidente che non avevate le competenze per supervisionare OpenAI».
Anche l’azienda di cloud computing Salesforce si sarebbe detta disponibile ad assumere i dipendenti dimissionari. Oltre a chiedere le dimissioni dell'attuale consiglio di amministrazione – attualmente composto da Ilya Sutskever, Adam D'Angelo, Helen Toner e Tasha McCauley –, la lettera chiede la nomina di due nuovi membri indipendenti del CdA, Bret Taylor e Will Hurd. Taylor è un veterano dell'industria tecnologica con stretti legami con Altman, Hurd è un politico USA che in passato ha già fatto parte del consiglio di amministrazione di OpenAI.
Dopo la pubblicazione della lettera Satya Nadella, amministratore delegato di Microsoft, si è detto disponibile ad accettare che Altman torni in OpenAI, con cui Microsoft ha in ogni caso rapporti molto stretti. Nadella ha aggiunto che la struttura dell’azienda di OpenAI dovrebbe cambiare, sia che Altman resti a Microsoft sia che torni nel suo vecchio ruolo.
Critiche alla struttura che governa l'organizzazione sono state mosse da più parti, dal personale e dagli investitori di OpenAI. Ma modificare le regole del consiglio di amministrazione non è facile: lo statuto originale attribuisce questa facoltà esclusivamente alla maggioranza del consiglio. L'ex amministratrice delegata di Yahoo, Marissa Mayer, ha analizzato la governance di OpenAI in una serie di post su X. Secondo Meyer, posti del cda che sono diventati vacanti quest'anno avrebbero dovuto essere occupati rapidamente: «La maggior parte delle aziende con le dimensioni e l'impatto di OpenAI hanno consigli di amministrazione composti da 8-15 amministratori, la maggior parte dei quali indipendenti e tutti con un'esperienza di CdA superiore a quella dei quattro consiglieri indipendenti di OpenAI – ha scritto –. L'AI è troppo importante per sbagliare».
Ma c'è stato pure qualche dietrofront di spicco. Ilya Sutskever, uno dei cofondatori di OpenAI assieme a Altman, Brockman e Elon Musk, ha scritto su X che «si pente profondamente» di avere partecipato alle scelte del consiglio e che intende impegnarsi per ripristinare l’unità dell’azienda. «Non ho mai avuto intenzione di danneggiare OpenAI. Amo tutto quello che abbiamo costruito insieme e farò tutto il possibile per ricompattare l'azienda». Firmando (anche lui) la lettera, ha praticamente chiesto le sue stesse dimissioni dal consiglio di amministrazione.
Oggi The Information ha lanciato la bomba: OpenAI avrebbe avvicinato la rivale Anthropic per una possibile fusione. Secondo alcune fonti, OpenAI avrebbe cercato anche di convincere il CEO di Anthropic, l'italo-americano Dario Amodei, ad assumere il posto di Sam Altman. Insomma, nella Silicon Valley non mancano i colpi di scena. Affaire à suivre.